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Il buono, l’autore e il cattivo

Il buono è noioso e il cattivo affascinante nel suo chiaroscuro. È sempre così? Parliamone.

 

Circola molto l’idea che i personaggi moralmente buoni siano noiosi e i villain sempre intriganti e di maggiore aiuto per indagare la realtà e i nostri lati più oscuri, siano essi individuali o collettivi, ma sono convinta che a distinguere un buon personaggio da uno pessimo sia semplicemente la qualità con cui è scritto. È vero che esistono villain dotati di fascino oscuro e capaci di rubare la scena all’eroe (e il cuore a chi segue la storia), ma ci sono anche tantissimi esempi di personaggi moralmente buoni che non sono meno intriganti.

Buono non significa perfetto: i protagonisti migliori sono quelli a cui è concesso di sbagliare, farsi tentare dal lato oscuro e commettere errori. A distinguerli dal cattivo non è la mancanza di ostacoli o dolori (o almeno non dovrebbe esserlo), bensì il non cedere al male. Joker è convinto che basti “una brutta giornata” a rompere qualcuno in maniera irrimediabile, precipitandolo nel non-senso e facendolo diventare un mostro ghignante come lui all’assurdità dell’esistenza. Eppure anche Batman ha avuto una pessima giornata quando perse i suoi genitori, ma ha dedicato la sua vita alla lotta al crimine nel tentativo di migliorare Gotham City perché nessuno dovesse soffrire come lui. Secondo Batman la vita ha un senso, qualcosa a cui aggrapparsi, il Bene e il Male esistono e bisogna tenere conto di questo e del fatto che la linea tra i due può essere molto sottile.

Essere buoni è arduo: quanto è più facile cedere alla disperazione o alla rabbia, alla tentazione di vendicarsi o anche solo di essere maleducati, impazienti e cattivi? Vedere qualcuno che riesce a vincere le tentazioni e migliorarsi, fosse anche a fatica e non senza inciampi, è realistico e ispira al bene chi segue la storia. Cos’altro se non la speranza di una redenzione spinge tantissimi a seguire serie dove i personaggi positivi scarseggiano?

Questo per dire che non è scritto da nessuna parte che i buoni sono tali sono se ignoranti o innocenti. Per quanto anche i protagonisti buoni e ingenui non sono per forza da scartare: possono risultare divertenti, saper intrattenere e per i giovanissimi è più semplice identificarsi in loro e scoprirci il mondo assieme. Non è necessariamente un male il bianco e nero in una storia.

Mi suscitano ben maggiore perplessità quei personaggi che ne combinano di cotte e di crude ma vengono costantemente coccolati e giustificati da chi scrive, a differenza di altri che ne combinano di meno peggiori ma sono odiati e uccisi. Se è un buono “non aveva altra scelta, ammira quanto è eroico e per niente arrogante!” se è un cattivo basterebbe una back story triste o straziante per perdonarlo di qualsiasi cosa. Nessuna delle due cose è vera.

Difatti ho scoperto dai miei sondaggi su Instangram che a essere odiati di più sono appunto i protagonisti bastardi costantemente premiati e giustificati dall’autore. Seguire le avventure di qualcuno che vorresti morisse/ subisse conseguenze adeguate per le sue azioni nefande solo per vederlo trionfare costantemente e venire premiato a caso è frustrante.

 

E voi? Preferite i buoni, i cattivi o vi basta un personaggio ben scritto? Fatemelo sapere e continuate a seguirmi!

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