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Le storie d’azione

Le storie d’azione possono assumere forme molto differenti e oggi volevo parlarvene

 

Che cosa avete pensato leggendo il titolo? A scene di lotta, effetti speciali con esplosioni scoppiettanti o violente sparatorie? A una commedia, un thriller, oppure a un’alternanza di toni?

Tutte le risposte sono valide: il genere d’azione, a differenza di altri, non ha regole ricorrenti particolarmente rigide; un film crudo e realistico e uno dove le leggi della fisica vengono meno di un fico secco possono entrambi essere definiti d’azione.

La discriminante è che ci siano numerose scene di lotta in cui i personaggi, per raggiungere obbiettivi opposti, si scontrano fisicamente, che sia a suon di pugni, a bordo di macchine, con poteri speciali, armi o altro ancora. Questo genere, insomma, si situa al lato opposto di quanti mettono in scena il conflitto in modo diverso, ad esempio tramite dolorosi e complessi scavi psicologici, ragionamenti, strategie, discorsi o altro ancora – come nel mondo reale, dove la gente può arrivare a odiarsi o non sopportarsi, ma non sempre, per fortuna, si conclude con sparatorie o tragedie.

Mi ha sempre affascinato che sotto una stessa etichetta si possano trovare thriller, tesissimi racconti di sopravvivenza, fantasy e… commedie. Ci sono casi in cui le più banali leggi della fisica (spesso assieme a quelle legali e della logica) contano così poco che sembra trovarsi davanti a un cartone dei Looney Tunes con protagonisti umani; e non lo dico in senso dispregiativo, quando è voluto e ben eseguito funziona a meraviglia e può dare adito a serie di successo.

Sandokan, l’epica e infinite altre storie d’avventura si collocano a metà strada tra questo versante e quello più serio, dove i protagonisti compiono mirabolanti imprese e si rialzano da quella che per un comune mortale sarebbe morte certa, ma possono sempre essere feriti o trovarsi in difficoltà. Sta all’abilità di chi scrive giocare con il tono e creare un mondo dove tali imprese siano quanto meno plausibili.

Il rovescio della medaglia è quando gli effetti speciali sono così tanto spettacolari da essere palesemente finti e quando l’eroe è talmente fortunato/sfortunato da togliere alla storia qualsiasi credibilità se ambientata in un mondo che si vuol far credere al 100% che sia quello reale. Certe storie d’azione non sanno decidere se vogliono essere una commedia piena di battute e situazioni comiche, oppure una crisi dove si corre per salvare il mondo e si rischia di perdere la vita a ogni istante. In questi casi il risultato finale suona finto e di difficile immersione, una collezione di cliché assai noti in cui risulta arduo immettere un po’di originalità.

Certe serie d’azione come One Piece o Black Clover sono tra le mie preferite, ma altre dello stesso genere, come Dragon Ball o Jutsu Kaisen non mi prendono allo stesso modo. Le prime due – e soprattutto la prima – le amo perché non costituiscono solo una serie di lotte tra personaggi con obbiettivi, idee e personalità opposte, ma perché sanno bilanciare tanti toni differenti e costruire un mondo intrigante pieno di segreti da scoprire assieme a protagonisti e personaggi ben costruiti. Oserei dire che in queste serie le scene di lotta mi interessano fino a un certo punto e sono più attratta dalla costruzione del mondo; eppure proprio lottando i personaggi si svelano e non riesco a smettere di seguirle! Dragon Ball, pur avendo dei meriti, non brilla per spessore psicologico dei personaggi, mentre Jutsu Kaisen non mi attira per via della sua forte componente horror (genere che per gusti personali preferisco evitare).

Molte storie d’azione sono accusate di perpetuare stereotipi ingiusti e sebbene in certi casi sia vero non vale per tutte; alcune di queste presentano personaggi femminili forti che sono di ispirazione a chiunque (ad esempio Noelle di Black Clover, che partendo da un’iniziale condizione di difficoltà, tramite duro lavoro, pazienza e abnegazione, riesce a superare i suoi limiti e quando finalmente impara a controllare la sua magia ne scaturisce una delle scene più belle e memorabili di sempre) o altri che partendo da una situazione di svantaggio e discriminazione riescono a uscirne in modo positivo e produrre un cambiamento in bene in sé stessi e nel loro mondo.

Oppure possono essere anche/solo storie di evasione. Dipende.

E voi? Vi piacciono le storie d’azione? Qual è la vostra preferita? Fatemelo sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

 

 

E voi? Che tipo di protagonista preferite, attivo, reattivo o passivo? Fatemi sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

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