skip to Main Content

Bellezza nella fiction: opportunità, normalità o clichè?

L’eroe bello e buono (o l’eroina con le stesse qualità) compare molto spesso come protagonista, ma è un trend che non sempre funziona o convince.

 

Siamo quasi abituati a protagonisti/e belli/e, ma alcuni lo trovano falso e limitante: chi mai è così perfetto e privo di difetti fisici? Non sarebbe meglio mostrare protagonisti o personaggi brutti più vicini alle imperfezioni della vita reale?

Ci sono storie che rispondono affermativamente, ad esempio i fumetti che fanno uso di uno stile grezzo e imperfetto per parlare delle cose orribili di cui siamo capaci e parlare di temi importanti, ma non è una regola valida od obbligatoria per ogni storia.

Le storie per cui questo non vale sono quelle fantastiche idealizzate e romanzate i cui personaggi sono volutamente e irrealmente più forti, più determinati, più esagerati in ogni senso, anche nel fascino. È il caso di One Piece: uomini, donne, buoni e cattivi sono attraenti in modi fisicamente impossibili perché quell’intero mondo è fuori misura; poter pazzeschi, mostri colossali che vagano negli oceani, sirene, giganti, gente che abita sopra le nubi, scienziati pazzi, pirati temibili e fortissimi alla guida di imperi contro un governo mondiale tirannico e corrotto… delle proporzioni e standard di bellezza rigidamente realistici sarebbero fuori posto in questa storia di pirati volutamente esagerata dove ogni cicatrice anziché deturpare rende più belli.

Ci anche storie dove la bellezza è qualcosa che il/la protagonista o altri personaggi conquistano dopo un lungo e difficile cammino, ad esempio liberandosi da dipendenze pericolose (dal fumo, da sostanze, dall’alcool, ma anche da rapporti nocivi con il mangiare) riguadagnando così in salute. Oppure storie di guarigione da malattie o di chi riparte da un trauma e raggiunge un migliore equilibrio di quello iniziale.

Non sono pochi i rosa dove la protagonista parte sfiduciata per poi acquisire sicurezza, imparare a prendersi più cura di sé stessa e diventare una persona migliore nell’anima e nell’aspetto.

Altre storie contrappongono invece la bellezza falsata e di difficile/doloroso ottenimento di antagonisti malvagi e superficiali alla bruttezza (dal grado variabile) dei buoni, portando all’attenzione i danni causati dalla ricerca spasmodica di bellezza e/o notorietà e a quanto invece sarebbe migliore limitarsi a proporre personaggi dalle proporzioni realistiche.

Quest’ultimo è un valido punto di vista, ma non è l’unico e nemmeno il più importante. La tensione alla bellezza è qualcosa a cui l’umanità tende da sempre, intendendo con questo una bellezza non soltanto fisica, ma anche dell’anima. Tutti noi conosciamo almeno una persona cara che amiamo e sui cui facciamo affidamento che ci sembra bellissima senza che sia una star o una campionessa/campione di bellezza.

Saranno i sette anni passati a studiare e ripassare i classici latini e greci, ma sono affezionata a questa idea della bellezza che abbraccia anima e corpo. È sbagliato e dannoso imporre a forza un unico ideale di bellezza anche a chi non ci si riconosce o non può arrivarci perché ha una forma del corpo diversa, ma penso che tutti quanti possiamo (e dovremmo) sforzarci di coltivare la bellezza della nostra anima e prenderci cura del nostro corpo.

E sentirci in diritto a protestare per l’ennesima opera d’arte moderna amatissima dalla critica ma non dai cittadini comuni e che non c’entra assolutamente niente con la città in cui viene installata. Scusatemi, non sono riuscita a tenermelo per me.

 

E voi? Amate i protagonisti e protagoniste belli/e o è un cliché che vi ha stufato? Fatemi sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

Questo articolo ha 0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top