Sospensione di incredulità: un difficile incantesimo che avvince il lettore nelle spire di una storia fantastica. Ma è davvero così?
Il mondo reale è tanto presente nella nostra mente che per trasportare il lettore/spettatore/videogiocatore in un altro di natura fantastica, è necessaria un’operazione che ne sospenda temporaneamente il giudizio su ciò che è possibile o impossibile. Suddetta operazione sarebbe difficile e delicatissima, costantemente a rischio di finire in pezzi al minimo accenno di troppo a magia o cose inesistenti; così starebbero le cose secondo i manuali di scrittura.
Questi discorsi mi ricordano quelli del Cinquecento, quando la sola menzione di una pièce teatrale che non fosse ambientata interamente nello stesso posto e avesse cesure temporali causava un colpo di cuore agli intellettuali: “lo spettatore medio è troppo stupido!” Dicevano, parafrasando. “Non potrebbe mai capire una storia senza l’unità perfetta di tempo e spazio! E soprattutto non ci crederebbe! Se non l’ha specificato Aristotele è così per forza!” (Frattanto nei romanzi cortesi e nei classici se ne combinava di ogni, tra draghi, maghi e gente che si trasformava in piante per volere degli dei pagani, ma evidentemente, secondo loro, lo spettatore del teatro era meno intelligente del lettore medio).
È vero, non è facile immergere il lettore in una storia, sia essa ambientata in un mondo fantastico, fantascientifico o realistico (non esiste una ricreazione perfetta della Terra nei libri, solo l’opinione dei vari autori più o meno suffragata da ricerche). Detto ciò, sono convinta che il problema non sia tanto una supposta “stolidità” del lettore che non crede alla fantasia e va per forza preso per mano ricordandogli a ogni riga che la storia non è ambientata sul nostro pianeta, bensì una questione di coerenza narrativa.
E gusti personali. Se qualcuno non apprezza le storie fantastiche e preferisce tenere i piedi per terra è liberissimo di farlo e, tendenzialmente, non prenderà in mano la vostra storia. Semplice.
Se una storia stabilisce fin da subito di essere ambientata in un altro mondo dove esiste la magia o in un futuro fantascientifico o altrove, il lettore non avrà alcun problema ad accettare quell’informazione come vera e proseguire con la lettura aspettandosi che le informazioni date all’inizio siano vere. L’immersione nella storia finisce in pezzi non per colpa dell’ambientazione fantastica, bensì se la storia non segue le regole che si è data.
Ho avuto questo problema con 86, una light novel ambientata in un mondo fittizio iper tecnologico dove una nazione corrotta si difende da un’altra mandando in guerra tute robotiche pilotate da umani contro un esercito di droni. Fin qui, tutto bene, ho divorato le informazioni presenti, l’infarinatura di geopolitica e il fanta-abc sulla loro tecnologia avanzata. Poi poco dopo la metà del romanzo si scopre che le macchine di distruzione nemiche, per auto ripararsi l’IA, prelevano dai soldati caduti parti di cervello umano e se le installano, intrappolando in sé stesse frammenti delle anime dei morti. Questi frammenti gridano ossessivamente l’ultima cosa che hanno detto prima di morire, uno dei protagonisti ha la sfortuna di sentirli e per liberarli deve distruggere le macchine in questione.
Vi lascio un secondo per metabolizzarlo.
Per farmelo accettare, 86 avrebbe dovuto stabilire fin dall’inizio che c’erano elementi di soprannaturale! Quando sono arrivata a quel punto mi sono cascate la braccia e l’immersione se n’è andata a quel paese senza fare più ritorno.
Delle regole che deve/dovrebbe seguire uno scrittore, la coerenza narrativa è la più importante. Questo non significa che la trama non può andare avanti e i personaggi non possano evolversi in bene o in peggio, ma che i cambiamenti, fossero anche pazzeschi colpi di scena, vanno preparati o presentati in modo che non suonino totalmente assurdi.
Nel cartone animato Avatar la leggenda di Aang vediamo fin dall’inizio persone che controllano gli elementi naturali: acqua, aria, terra e fuoco. In seguito, quando scopriamo che alcuni dominatori dell’acqua possono controllare il sangue – in determinate condizioni – l’immersione non è rotta: il sangue è composto anche da acqua e l’esistenza di questa tecnica non suona irragionevole o impossibile. Non rompe le regole del mondo.
Iniziare una storia di qualsiasi tipo è come cominciare una partita a carte: le regole devono essere chiare e valere per tutti (i personaggi e le situazioni), altrimenti si chiama barare e nessuno si diverte a giocare con un baro che manovra per far andare la partita come vuole.
E voi? Anche voi siete convinti che la sospensione di incredulità sia un falso problema? Qual è l’ultima storia che ha infranto così clamorosamente la sua coerenza interna da spingervi a mollarla? Scrivetelo nei commenti e continuate a seguirmi!
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