Originalità: se ne lamenta spesso la mancanza nei film, libri e franchise vari, ma abbiamo mai riflettuto sulla sua essenza?
Giocatori, spettatori, lettori hanno tutti una cosa in comune: la sensazione di giocare/vedere/leggere sempre la stessa minestra. Ma abbiamo mai pensato in cosa consista la ventata d’aria e novità che cerchiamo?
Quando arriva un autore creativo, la sensazione è che effettivamente abbia tirato fuori dal cappello qualcosa di mai visto prima, una creazione ex nihilo (cioè dal niente) ma non è proprio così. Quel particolare autore prende spunti già esistenti e li combina in modo nuovo, tale da far sembrare la sua opera qualcosa di mai visto prima, di vivo e pulsante.
La Divina Commedia parve ai contemporanei qualcosa di straordinario, ma in realtà racconti di viaggi nell’aldilà dal sapore edificante o satirico esistevano già prima che l’Alighieri prendesse la penna in mano. Ciò che distinse la Divina Commedia da quelle opere era lo spirito che lo permeava: nessuno aveva pensato a trasformare quell’idea in un romanzo compiuto, dove erano indagati Inferno, Pugatorio e Paradiso, dove nessun aspetto della società di allora era tralasciato, dove ciascuna parte aveva uno stile diverso, dove si affrontavano le questioni più ardenti sull’umanità e il suo destino ultimo, dove la lingua usata era quella parlata arricchita in modo da non avere niente a invidiare al latino…
Uno dei libri che ho letto e considero più originale è la saga di Nevermoor. Eppure tantissime cose sono ricordano Harry Potter: un protagonista giovane che si ritrova in un mondo straordinario prima sconosciuto dove esiste la magia, un cattivo temuto da tutti legato a lui/lei da un legame particolare…. ma tutto sembra diverso e nuovo perché l’autrice dota quel mondo di personaggi, regole, dettagli, storie di sua invenzione completamente differenti da Hogwarts e dallo standard.
Dover per forza rispettare delle regole può ammazzare la creatività ma non è automaticamente vero: molti dei vecchi film amatissimi dalla critica e dal pubblico sono classici che dovevano rispettare regole di censura molto severe su ciò che poteva essere mostrato, eppure riuscirono nell’impresa di raccontare storie significative che continuano a parlarci. Il vero nemico dell’originalità non è la presenza di uno standard, ma il non trovare idee/modi per muoversi creativamente in quei confini, dover finire un prodotto prima che sia possibile sistemarne i difetti, nonché il fatto che gli scrittori, fossero anche bene intenzionati e allenati, non sempre riescono a infondere un’anima nelle loro opere.
“L’anima” accomuna tutti i classici e le opere originali, è quel qualcosa in più che ci fa percepire i loro personaggi e il mondo in cui si muovono come vivi e vegeti, vibranti, plausibili e mai incontrati prima, quel qualcosa che ci induce a tornarci anche solo col pensiero, a chiederci cosa accadrà dopo, cosa c’è oltre ai confini della mappa…
Cerco sempre di dare un mio tocco personale quando scrivo, di non buttare giù un fantasy, ma un buon fantasy che dica qualcosa al lettore, lo accompagni, lo intrattenga e abbia qualcosa di unico che lo distingua da storie simili. La serie (non trilogia!) dell’Invasione del paese già a soqquadro è nata dal ricordo dei vecchi cartoni e la voglia tirarci fuori qualcosa di nuovo, dall’influsso di light novel e altri ingredienti già esistenti che ho combinato in modo nuovo e sensato (o almeno spero, l’impegno ce l’ho messo).
Siete d’accordo con questa mia definizione di originalità? Cosa significa per voi? Avete un genere letterario di comfort o vi piace spaziare in letture nuove o, come me, li intervallate? Fatemelo sapere nei commenti e continuate a seguirmi!
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