Mentori e aiutanti sono presenti in un larghissimo numero di storie di generi diversi, ma non sempre riescono bene.
Barba lunga, saggezza centenaria e una voglia irresistibile di aiutare quel nuovo studente/giovane/prescelto/a all’inizio del suo viaggio. Questo è uno degli identikit più ricorrenti del mentore, soprattutto nei fantasy, ma i maestri non sono infrequenti anche in terre più realistiche: insegnanti, parenti, autori famosi che hanno ispirato il/la protagonista abbondano e sono citati frequentemente anche nelle biografie. Qual è il problema, allora? Ne esiste uno? Non uno, ma tantissimi.
Uno dei casi più frequenti è quando il mentore svolge il suo ruolo e basta: nessuna personalità, nessun passato, soltanto spiegoni di lunghezza variabile, assistenza al protagonista, puoi muore. Viene poi compianto dal/dalla protagonista e altri e poi amen. Esaurita la sua funzione, tanti saluti.
Può anche succedere che sia debole (e allora buonanotte se il maestro è più fiacco dei suoi stessi allievi), o inaffidabile (molti mentori, soprattutto dei cartoni animati lo sono, al rischio di diventare ciarlatani fastidiosi completamente inutili) ma personalmente trovo che il peggio avvenga quando il mentore sa qualcosa di importante e non vuole dirlo al/la protagonista e ai suoi amici. Il lettore, assieme a lui/lei è frustrato e molto spesso il motivo del suo tacere è sciocco, poco credibile, ma anche nella migliore delle situazioni risulta inutile, perché il/la protagonista e i suoi amici lo scopriranno ugualmente la cosa che gli viene nascosta mettendo in pericolo più volte le loro vite. Voglio dire, sai che un ragazzino ha grandi poteri, il mantello dell’invisibilità o altri oggetti magici a portata di mano, la spiccatissima tendenza a trasgredire le regole ma sei sicuro al cento per cento che se gli dici di non indagare su un argomento che lo tocca da vicino ti darà retta e starà alla larga dai guai. Certo. Che cosa mai potrebbe andare storto?
Tua figlia si è unita a un gruppo di giovani avventurieri in un’impresa che, nonostante tutti gli indizi e tutta l’evidenza del pianeta puntino a credere il contrario, porterà alla distruzione del mondo? Mi raccomando, non dirle la verità, limitati ad affrontarla ad armi in pugno, rinchiuderla nella sua stanza dove c’è un passaggio segreto che lei userà per disobbedirti e ricominciare daccapo senza scucire le labbra. Non ho dimenticato, Bravely Default.
Trovo che sia molto più interessante quando il mentore ha un passato, magari costellato da errori e le sue personali ragioni per aiutare l’eroe/eroina. Forse lo/la sta sfruttando per i propri fini e lo/la tradirà, gli/le sta nascondendo qualcosa senza farglielo capire o in gioventù ha militato per la parte sbagliata e se ne vergogna (o non può farlo sapere in giro perché rischierebbe il posto e la vita). Oppure, segretamente, ha opinioni invise ai suoi stessi superiori e alla cultura di appartenenza, è molto più forte di quanto sembri… le possibilità sono infinite e la stessa cosa vale per un’altra figura bistrattata da un mucchio di storie: l’aiutante.
Di spalle comiche fastidiose che invece di aiutare ostacolano l’eroe/eroina e il procedere della trama è sfortunatamente pieno il cinema, mentre nei libri il rischio è che l’aiutante faccia la stessa fine del mentore: svolge la sua funzione e poi puf, sparisce, muore o non ricompare finché non ce n’è bisogno. Oppure, se rimane accanto al/alla protagonista, è privo di personalità e tutto quella fa è essere la spalla su cui piange l’eroe/eroina. D’accordo, se è suo amico/a non ce niente di strano, ma anche gli amici hanno pregi, difetti, gusti e tic personali… forse lo/la mal consiglia ed è indegno di fiducia o nutre sentimenti per lui/lei…
Uno dei motivi per cui mi sono immersa nelle light novel è che lì, generalmente, gli aiutanti dell’eroe/eroina sono ben sviluppati: hanno una storia che mostra perché abbiano deciso di aiutarlo/a ed accompagnarlo/a, una personalità, qualcosa che li rende unici e memorabili. Il rischio è che dopo aver brillato in una parte più o meno consistente della serie, smettano di evolvere pur continuando a compare e aiutare il/la protagonista in modo determinante. Può non piacere, ma personalmente lo preferisco a uno sviluppo del tutto assente.
E voi? Cosa pensate di mentori e aiutanti? Concordate con la mia analisi? Quali sono quelli meglio e peggio riusciti, secondo voi? Fatemelo sapere nei commenti e continuate a seguirmi!
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