Oggi la Fiera Letteraria di Montevergine mi promuoverà sul loro sito. Una buona occasione per parlare delle mie passate esperienze con fiere e concorsi letterari
La mia partecipazione a questo fiera (virtuale, dati i tempi) è per me motivo di orgoglio e di speranza. Ma sapevate che non è la prima volta che mi avventuro nell’intricato mondo degli eventi letterari?
Il primissimo a cui partecipai fu la terza edizione del premio letterario nazionale Il Trebbo, nel 2007. Arrivai terza con uno dei miei primissimi lavori – della cui qualità oggi arrossisco. Con la (im)maturità di allora mi convinsi che di lì a breve mi si sarebbe aperta la strada, solo per scontrarmi con la realtà: non solo la qualità dei miei lavori era tutt’altro che soddisfacente, ma di concorsi letterari ce n’era un’infinità. Per esordienti, per autori affermati, per storie edite, per storie inedite, per scrittori pubblicati da grandi o piccoli editori, riservati a determinati generi letterari anziché altri, storie lunghe un tale numero di battute… quale scegliere?
Un altro ostacolo si rivelò ben presto la mia personale insofferenza nei confronti delle storie brevi. Da lettrice, ma anche da scrittrice: in due o tre pagine è difficile narrare una storia significativa facendoti affezionare ai personaggi senza ricorrere a un effetto shock nelle prime righe. Perciò grandissima parte di quei concorsi venne scartata prontamente. Mi iscrissi a un paio di loro senza vincerli e l’entusiasmo mi si sgonfiò in fretta quando capii che buttarsi ciecamente in quel gran mare di proposte senza un’accurata selezione (o storie qualitativamente buone e originali) era inutile. Non giovava alla mia visibilità e per quanto fosse bello mettersi in gioco, visitare altre cittadine, ritirare i premi e godere di una celebrità passeggera, mi resi conto che in quel modo non andavo da nessuna parte.
Decisi di ritirarmi a lavorare su me stessa e le mie storie e fu così fino alla mia partecipazione alla fiera di Pordenone, di cui vi ho parlato in un vecchio video su Instangram. Poco prima avevo incontrato – e avrei continuato a incontrare in futuro – persone meravigliose come Paola Monisso e Riccardo Ferrari che oltre al sostegno, mi avrebbero dato un grosso aiuto nel settore delle pubbliche relazioni. Ne avevo bisogno: prima di allora non trovavo nemmeno il coraggio di comparire in video o in foto e non avevo idee chiare su come muovermi.
L’anno scorso tentai invano di partecipare alla fiera letteraria di Pordenone (poi annullata per le faccende che sappiamo), ma ho imparato a non dare peso alle sconfitte nei concorsi letterari; non si può sempre vincere, l’importante è migliorarsi. Sono tuttora convinta della bontà di Jitsuko e L’ultimo santo, storie tuttora inedite ideate appositamente per quel concorso e un altro in cui fallii.
Scrivere non è mai sbagliato, al massimo cancelli e riscrivi e non si sa mai che un’idea per una storia non possa essere espansa o rielaborata per diventare qualcosa di meraviglioso.
Un concorso che mi ha lasciato l’amaro in bocca e di cui non dirò il nome per non diffamare la casa editrice in questione, risale all’anno scorso e aveva messo in palio la pubblicazione per la rosa dei vincitori. Mi iscrissi e dopo mesi di silenzio mi arrivò una lettera in PDF in cui dicevano che in un atto eroico di disinteressato amore per la cultura, avevano deciso di concedere a tutti i partecipanti la pubblicazione, con tanto di editing professionale e realizzazione della copertina. Tutto ciò gratis, come fanno le case editrici affidabili e le pubblicazioni sarebbero avvenute per Natale.
Passano più di sei mesi e a novembre mi rifaccio viva per sapere a che punto sono. L’addetta casca dalle nuvole e mi dice che a maggio avevano deciso di far pagare gli autori la modica cifra di 700 euro, come contributo per via delle loro difficoltà economiche. Di questo avevano avvertito gli autori a settembre e proprio non si spiegava perché la notizia non fosse arrivata a me. Se ero interessata, dovevo pagare sull’unghia e sulla fiducia.
Li mandai elegantemente a quel paese e pubblicai La rivolta dei sogni autonomamente per Natale.
Per Montevergine, invece, fui contattata tramite Instagram da un curatore della fiera che mi invitò a partecipare e dopo un’occhiata al loro sito decidi per il sì. Hanno rispettato gli orari e i dettagli del programma e li ringrazio per la loro professionalità e la pazienza del curatore in questione che ho stressato con mille domande. Hanno curato ottimamente l’angolo che mi hanno dedicato nel loro sito – che siete invitati a visitare.
Non so se vincerò, ma una cosa è certa: continuerò a scrivere e a tenervi compagnia con i miei articoli, anche quando diventano troppo lunghi come questo.
E voi? Siete (o conoscete) autori che partecipano a concorsi letterari? O vi sembrano inutili e un buon autore/autrice dovrebbe badare innanzitutto alla qualità dei suoi scritti? Fatemelo sapere, grazie per il sostegno e continuate a seguirmi!
Questo articolo ha 0 commenti