La tecnica del live-action è molto usata nei film a scapito dell’animazione, sia essa in due o tre dimensioni. I miei pensieri al riguardo.
In una breve pausa dalle mie passioni librarie vi racconterò di cosa ne penso della tendenza – rallentata ma non scomparsa – di ricreare vecchi film di animazione usando le tecnologie più moderne del live-action. Prima di iniziare, presentiamo i contendenti.
Il live-action consente di inserire nella stessa pellicola attori in carne e ossa ed esseri fantastici realizzati con effetti speciali dando l’illusione che essi interagiscano; se funziona, il tutto risulta credibile nonché una festa per gli occhi, in caso contrario la visione potrà risultare fastidiosa e/o poco credibile. I film odierni sono realizzati con moltissimi effetti speciali, ma a distinguerlo dall’animazione (dove è TUTTO realizzato da team più o meno grandi di animatori, artisti e altre figure professionali) è la presenza di attori in carne e ossa.
Manco a dirlo, le tecniche di animazione sono numerosissime e differenti tra loro, ma resta il fatto che in Occidente permane lo stigma che le associa a un target infantile, nonostante l’animazione non sia un genere bensì un medium che può essere plasmato per scopi e settori di pubblico differenti. I libri non sono per bambini in quanto libri: il libro è un medium e racconta storie per ogni genere, gusto ed età. Lo so, l’avrete già sentito dire, ma rispondete sinceramente: se vi viene detto che un famoso regista ha girato un film su un tema impegnativo, non darete forse per scontato che ritragga gente in carne e ossa? Non mancano i film e lungometraggi animati che trattano temi piuttosto seri, ma si tende a considerarli come sperimentali, un’eccezione e non la regola.
Perché questo preambolo? Perché il live-action, soprattutto se dotato di una luminosità plumbea e stentata, ha invece dalla sua parte l’estetica della maturità: l’ammontare di scene traumatiche, violente, tristi e/o sfoggianti la cattiveria/infelicità umana in ogni sfumatura è quasi parodistico, come se ogni frame dovesse avere per forza l’insegna al neon “QUESTO È PER ADULTI”. I remake della Disney che intento hanno se non questo, di ri-raccontare i loro film più amati in modo più “adulto”, profondo, vero e importante, magari espandendo su dettagli non spiegati nella versione originale? Eppure, la domanda spontanea che mi viene è questa: c’era bisogno di questi remake? Davvero una storia, per funzionare, deve essere sviscerata in ogni aspetto? Era essenziale, per La Bella e la Bestia, mostrare maggiormente il personaggio dell’incantatrice? L’originale non riusciva a reggersi senza queste aggiunte?
La risposta a tutte queste domande è negativa, ma tenete in conto che questo responso viene da una testa dura che non apprezza i film cupi e che quasi mai, vedendo la seconda versione di qualcosa, la ritiene superiore alla prima.
Non avrei problemi con il live-action se non fosse diventato un trend così pervasivo e miope: non è vero che gli adulti non apprezzano l’animazione e che i parametri nell’individuare il pubblico sono muri invalicabili e sempre accurati. Ci sono adulti che amano e apprezzano storie considerate per bambini e giovanissimi che sono affamati di storie con caratteristiche mature. Il punto di forza dei primi film della Disney era il fatto che quei film non erano per bambini, ma per TUTTI; avevano un’attrattiva capace di far presa su chiunque e gli adulti, magari con la scusa di portarsi a dietro il figlio o un nipotino, andavano a vederli e li amavano a propria volta.
Le storie per ragazzi o per bambini sono talora capaci di trattare temi importanti/per adulti con una delicatezza e una saggezza spesso assente in opere indirizzate principalmente agli adulti che magari hanno l’unico scopo di intrattenere o scioccare.
L’animazione ci consente di di essere più aperti alla fantasia: se vediamo creature immaginarie animate nello stesso stile dei protagonisti e degli altri umani, non abbiamo alcun problema ad accettarle, né alzeremo sopracciglia davanti a reazioni esagerate deformed, leggi della fisica stravolte, eventi implausibili o mondi impossibili. Sono dell’opinione che questi ultimi risultino più credibili se animati in due dimensioni piuttosto che se realizzati a computer, visto che ormai siamo abituati alla computer grafica e quest’ultima mi dà l’effetto di un baraccone ben dipinto del luna park contro un luna park animato come i protagonisti e perciò più omogeneo e credibile. C’è una maggiore omogeneità tra personaggi animati in un mondo animato che non tra un mondo quasi completamente animato al pc e attori in carne e ossa.
Ma l’animazione è ottima anche in contesti realistici o storici; per una serie storica è molto più economico ricorrere ad animatori e disegnatori che a costumisti ed eserciti di comparse. Con il giusto stile e una buona illuminazione, una scena animata può apparire reale, sembrarlo, oppure, in quanto caricaturizzata, trasmettere meglio un’emozione.
Eppure, se ho ragione, perché questi remake sbancano al botteghino? Tutti ritengono migliori le storie in live-action o, piuttosto, abbiamo una fame cocente, repressa e disperata di sincerità emotiva, lieto fine, speranza, fantasia, di ciò che era e poteva essere espresso tramite animazione?
A voi lettori, l’ardua sentenza e le mie scuse per questo articolo più lungo del solito. Cosa ne pensate dei film in live-action? Vi piacciono o li preferireste animati? In due o tre dimensioni? O secondo voi la storia è ancora più importante di questi aspetti? Fatemi sapere nei commenti e continuate a seguirmi!
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