Ci sono intere saghe fantasy basate su qualche tipo di mitologia antica, sia essa greca, norrena o di altri popoli ancora. La domanda è: che ruolo ha la mitologia nel fantasy? È sempre necessario averla, per ottenere il successo?
In questo articolo parlerò di come i miei gusti personali mi spingano a dare una risposta negativa a quest’ultima domanda. Dopo cinque anni di liceo classico e due aggiuntivi a studiare latino all’università, c’è ben poco che non sappia del mito greco e latino e dei processi mentali e storici che hanno portato alla sua configurazione. Insomma, mi riporta a memorie scolastiche non sempre felici. Certo, esistono mitologie di altri popoli, ma in buona parte sono piuttosto conosciute (quella norrena è nota a grandi linee già dai tempi di Wagner, per tacere della Marvel e dei recenti film supereroistici).
Nessuno impedisce a uno scrittore di realizzare storie ambientate nei tempi e luoghi in cui i miti erano considerati realtà, in un imprecisato e cupo evo oscuro, oppure in mondi alternativi, ma non riesco a liberarmi dell’impressione che la mitologia sia una facile scorciatoia per chi scrive.
Rifarsi al mito consente di avere già del materiale di partenza per cui non esistono diritti d’autore e su cui potrà basarsi il merchandising, il tutto senza offendere nessuno (solitamente). Lo scrittore è libero di tagliare e cucire il mito su misura per la sua storia; in questo modo ottenere saghe buone e coinvolgenti è tutt’altro che impossibile e non intendo negarlo.
Il punto è che i miti non parlano all’uomo di oggi con la stessa pregnanza che avevano nei tempi antichi. Pensiamo diversamente rispetto ai nostri antenati e l’uso massiccio di mitologie già esistenti mi lascia in bocca il sapore di qualcuno che balla intorno a questioni importanti senza mai veramente affrontarle. Magari ballerà bene, la storia sarà uno spettacolo ben costruito (è sensato che un popolo avrà il proprio modo di pensare espresso tramite la mitologia) ma avrà un forte retrogusto di superficialità, per me.
La mitologia consente di immergere meglio il lettore nel mondo immaginato dallo scrittore, ma non è sempre strettamente necessaria. Un buono scrittore potrà combinare mitologie esistenti, oppure, meglio ancora, crearle come Tolkien. L’importante è che la storia, ove ambientata in altri mondi, abbia un background consistente; non è obbligatorio che la mentalità e le leggende del luogo si esprimano sempre come mitologia.
Un altro punto debole della mitologia è la prevedibilità: l’eroe dovrà affrontare un lungo viaggio in terre più e meno conosciute ed entrare in contatto con altre razze fantastiche, spesso dovrà raccattare i pezzi di un artefatto per sconfiggere l’oscuro signore del Male di turno o inchinarsi a/combattere divinità che alla fin fine non sono altro che esseri umani molto potenziati… quante volte abbiamo visto questo copione? Non è impossibile crearci sopra buone storie, ma il pensiero umano è capace di molto meglio, può attingere a verità molto più profonde e vicine a noi che quelle mitiche.
La sfida è esprimerle al meglio.
L’ultima e forse più profonda ragione per cui non amo le storie basate su di essa è la mancanza di speranza. Nel mito, spesso la gioia più grande per l’uomo è morire il prima possibile in modo eroico e doloroso e le divinità non si curano di lui. Non abbiamo già abbastanza motivi per stare giù? Nelle storie cerco personalmente speranza, non altre ragioni per piangere.
E voi, invece? Cosa cercate nelle storie? Amate le saghe fantasy basate sul mito o preferite altre storie fantastiche? Se sì quali? Scrivetele qua sotto e continuate a seguirmi!
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