Vi è mai capitato di prendere in mano un libro ambientato nel nostro mondo e tempo, definito realistico dalla critica o dai recensori… per poi leggerlo e realizzare che di reale non ha nulla? Trame e personaggi mal realizzati possono indurre questa impressione, ma questo vale anche per tutti gli altri titoli: nessun libro racchiude la realtà. Ogni libro ri-crea la propria realtà in base alle convinzioni (ed eventuali ricerche) dell’autore ed è giusto tenerlo a mente.
Ho litigato con saggi e romanzi storici o contemporanei per questa ragione; in certi libri il realismo non è altro che un pretesto per dipingere realtà cupe, oscure, senza speranza popolate da manichini cinici, stereotipati e prevedibili spacciati per esseri umani.
In questo articolo parlerò invece dei punti di forza del fantastico, di ciò che mi piace leggere e scrivere.
Sebbene il fantasy sia uno dei generi che frequento più volentieri, la mia scarsa simpatia per i topos dell’epica e delle battaglie campali mi rende difficile apprezzarne alcune opere.
Il genere che amo davvero è il fantastico quando crea mondi immaginari imprevedibili e ingegnosi e riflette su temi importanti, fondendo armonicamente esigenze della trama, sviluppo dei personaggi, leggerezza e sostanza. Archetipi visti e rivisti prmai scaduti in cliché ritrovano loro freschezza e storie che sono state già raccontate tornano eccitanti e imprevedibili come le prime che avevamo ascoltato.
Le storie esistono perché la realtà non può essere riportata in maniera oggettiva nemmeno dalla fotografia. Possiamo uscirne soltanto riflettendo, ossia affrontandola in maniera indiretta come fece Perseo con Medusa. Impossibilitato a guardare direttamente il mostro, l’eroe prese la mira guardandola in uno specchio (o uno scudo lucidato a specchio). Ci sono verità che si impoveriscono tremendamente o non sono comunicabili se riportate in un contesto reale o realistico e mi sono resa conto che io stessa riesco a esprimermi meglio attraverso il fantastico che non se dovessi stendere un saggio. Per questa ragione ho adottato come mio logo lo scudo di Perseo che riflette Medusa, perché voglio offrire ai miei lettori storie come quelle che amo, che riflettono sulla realtà senza indurre alla disperazione o risolversi in storielle leggere e gradevoli prive di sostanza.
I mondi di carta hanno tutti la stessa consistenza, anche quelli che più somigliano al mondo di carne in cui viviamo. E per converso ci sono mondi fantastici popolati da umani senza dubbio più umani di quelli di tanti libri “realistici”. Paradossi della scrittura.
E voi cosa ne pensate? Preferite qualche altra branca del fantasy o siete ancora affascinati dalle fiabe? Mi direte se riesco nel mio intento? Fatemi sapere questo e altro nei commenti!
Questo articolo ha 0 commenti