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5 REGOLE DELLO STORYTELLING VISTE CON TOM E JERRY

Lo storytelling è l’arte di raccontare storie che innumerevoli manuali hanno codificato in una serie di regole. Seguite a volte in maniera fin troppo rigida da film makers e romanzieri, queste norme sono più universali e versatili di quanto non sembri e lo dimostrerò con alcune ben rispettate da… Tom e Jerry!

Prima regola: tifare per il protagonista. Eroe o antieroe che sia, il/la protagonista deve avere qualcosa in sé che ci induca a tifare per lui/lei e quando vediamo un piccolo topino lottare per salvarsi da un gatto grande, grosso e borioso, siamo istintivamente portati a tifare per il primo.

Seconda regola: gli obbiettivi di protagonista e antagonista devono essere chiari ed escludersi a vicenda. Tom vorrebbe uccidere Jerry, mentre quest’ultimo vorrebbe vivere; più chiaro di così…

Terza regola: il conflitto tra questi personaggi che perseguono obbiettivi inconciliabili è l’ossatura che regge la trama in modo organico. Il conflitto muove la trama, dev’essere espresso in maniera coerente con il tipo di storia (ad esempio il conflitto in una commedia rosa avrà una forma diversa rispetto a un conflitto in una storia d’azione o di guerra) e, soprattutto, deve intrattenere. Per i cartoni animati è persino più semplice che per i romanzi: in Tom e Jerry gli interi episodi sono costituiti dalle loro schermaglie!

Quarta regola: escalation. Ogni scontro è al rialzo, più grave e clamoroso del precedente fino ad arrivare al finale. In Tom e Jerry le schermaglie sono sempre più assurde e accese fino all’ultima, dove Jerry vince e chiude la partita (fino alla prossima).

Quinta regola: il finale deve rispondere alle domande suscitate dalla storia e concluderla in maniera coerente. Non è una regola assoluta; vi possono essere finali ambigui, ma molto dipende dal gusto dell’autore e dal genere e formato della storia in questione. Per esempio i finali ambigui sono i benvenuti nei thriller, ma sarebbero decisamente fuori posto nelle commedie. Sono invece piuttosto comuni negli episodi di una serie in modo che gli spettatori siano invogliati a seguirla. In generale, se si spende molto tempo a delineare i personaggi e le particolarità del mondo, è buona norma chiarire almeno le questioni più stringenti nel finale. Persino la cultura può incidere: un finale “ad anello” in cui le cose ritornano come all’inizio è familiare per un buddista, ma seccante per un occidentale: se il viaggio del protagonista non cambia nulla nel suo mondo, perché perdere tempo a intraprenderlo (o noi ad assistervi)? In Tom e Jerry lo scontro finale tra i due è il più scoppiettante dell’episodio e ne riprende il tema in modo soddisfacente; in Puss gets the boot, la loro prima apparizione, la governante minaccia di sbattere Tom fuori dalla porta se romperà ancora qualcosa nell’inseguire Jerry. Il finale vede quest’ultimo riuscire epicamente nell’impresa di rompere più piatti possibile e incolpare il gatto che come promesso viene messo alla porta. O, ancora, in Bowling Alley cat, Tom e Jerry si confrontano in una pista di bowling e nel finale Jerry mette a segno uno strike che butta fuori Tom e segna il punteggio.

Non è facile mettere a segno un buon finale se si tratta di storie lunghe e complesse, ma nel mio piccolo spero di esserci riuscita con questo articolo.

Volete vedere altre regole seguite da Tom e Jerry? Seguitemi nel mio blog e commentate questo articolo! Molti altri seguiranno.

Gioia

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