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Il mio colossale wrap-up di marzo parte 2 di 3

 

 

Il wrap-up di marzo continua, tra soprese (soprattutto) buone e imprevisti

 

The retired demon lord of the maxed-out village è ambientato in un punto dove le storie normalmente finiscono; la guerra tra varie razze fantastiche si è conclusa anni fa, il mondo vive in pace e senza discriminazioni di razza o sesso, e il re dei demoni intento a distruggere il genere umano è ormai defunto da secoli. Gli eroi di varie razze sopravvissuti a questi eventi, e degli umani che hanno raggiunti livelli che non si credevano possibili in varie arti, vivono serenamente in un piccolo villaggio dimenticato da tutti. La loro quiete viene interrotta dall’arrivo di una principessa guerriera, convinta – erroneamente – che i demoni che vivono lì abbiano pessime intenzioni. La sconfiggono, le fanno capire che non è così e inizia per lei un lento processo di maturazione personale. Non mancano scene d’azione e un complotto da sventare.

È una storia che mi è piaciuta molto per l’atmosfera, i personaggi, i dialoghi e i mille piccoli tocchi che dipingono il mondo. La pecca più grossa (legata al mio gusto personale) è che avrei voluto si trovasse un modo per salvare la vita a un personaggio così secondario da non entrare nemmeno in scena. Se hanno nel villaggio un demone fortissimo, la strega più potente ed esperta del pianeta e consimili figure, un accidente di rimedio potevano anche tirarlo fuori. Il bardo causa del 78% dei problemi se l’è cavata con troppo poco e i vaneggiamenti sulle spade magiche hanno finito per annoiarmi. Nessuno di questi difetti è stato sufficiente a indurmi a mollare la serie di cui ho già letto il secondo volume, ma ve ne parlerò nel wrap-up di aprile.

 

Mi sono poi rimessa in pari col manga in italiano di Spy x family leggendomi il tredicesimo e quattordicesimo volume. L’alternanza di momenti pucciosi e strazianti continua a essere uno dei punti di forza della serie, un equilibrio mirabile capace di evitare sia l’annegamento nella melassa, sia il cinismo estremo. I colleghi di Lloyd continuano a essere uno spasso, soprattutto Nightfall con la sua cotta e i suoi modi bruschi – il suo discorso sul fatto che la vera forza sia sapersi aprire, confrontare e collaborare con gli altri anziché fare i lupi solitari mi è piaciuto un sacco. È profondo, peccato che Lloyd non l’abbia sentito e inizi a dubitare di sé stesso e i sentimenti che prova per la sua famiglia. L’introduzione dei nonni è adorabile e la situazione della collega di Yor è trattata bene. Un’ottima lettura.

La storia dell’insegnante, svelata nel quattordicesimo volume è straziante. Ho apprezzato la scelta registica di non mostrare il suo pestaggio; basta mostrarlo ribellarsi apertamente alla corruzione dei militari, vedere che lo prendono a forza e poi lui in cella, con un occhio nero e qualche livido. È sufficiente a dare l’idea, ancora una volta, dei disastri della guerra e della corruzione che porta con sé.

Anya continua a essere uno spasso: come continuerà la relazione con Damyan? Capiranno mai di amarsi a vicenda? Quando Anya gli rivela la verità sui suoi poteri telepatici non è creduta ed è un peccato, ma è aperta la speranza che lui un giorno possa ricredersi. È un punto dolce e divertente, rovinato solo dalla loro immaturità – sono bambini, del resto.

Lloyd mi fa pena. “Date una vacanza a quest’uomo” è un pensiero che mi è stato impossibile non formulare più volte.

 

È seguita una delle mie migliori decisioni di lettura di sempre: riprendere la lettura del manga di Legend of Zelda twilight princess. Anni fa mi avevano regalato per Natale i primi cinque volumi; li avevo adorati, ma erano gli unici. Recentemente, avevo letto la notizia che le due autrici del manga l’avevano finalmente terminato, così ho deciso di finire la serie.

È stato uno spettacolo: il disegno è una gioia per gli occhi, meraviglioso nelle scene d’azione e più semplice e diretto nei momenti umoristici. La storia è accessibile anche a chi non ha mai giocato alla serie videoludica. Il tema del doppio, i danni dell’orgoglio, il lutto, il rialzarsi dopo le sconfitte, il dover essere e diventare un eroe e cosa significhi … è tutto trattato in maniera eccelsa, profonda e agile al tempo stesso e scusate se è poco. Questo per quanto riguarda il sesto e settimo volume.

Nell’ottavo, ho apprezzato ancora di più lo stile visivo, cosa che non credevo possibile. La faccia di Midna in un punto in cui l’eroe Link appare bello (e sudato) dopo una battaglia vinta in modo impeccabile mi ha fatto morire. È stato bello vedere Link risollevarsi e aiutare un amico con ambizioni letterarie; ci sono scrittori e storici che darebbero la vita, pur di essere al suo posto. È l’equivalente di cercare Atlantide, e viene fuori che il tuo amico sempre in giro sa come accedervi e fare di voi l’archeologo più famoso e ricco di sempre. Nel caso specifico trovano una città nel cielo, però c’è un drago colossale da sconfiggere, quindi non è tutto oro quel che luccica.

Dopodiché ho letto d’un fiato gli ultimi tre volumi, dove finalmente si arriva alla battaglia contro Zant, nemico giurato di Midna e causa della maledizione di Link. La backstory extra sulla città scomparsa e vari personaggi è molto toccante e ben fatta, idem per la riunione di Link con gli amici che credeva morti.

Nell’undicesimo volume, cominciano le mazzate contro Ganon, il famigerato boss finale della serie. Ho apprezzato che più o meno tutti i personaggi tornino brevemente in scena. L’unica cosa ad avermi scontentata è che Link, dopo aver vinto, si metta a viaggiare a caso senza manco salutare nessuno. È comunque una serie che ho adorato con un artwork a dir poco straordinario.

 

Il Duomo di Vienna di Luca Crippa è una guida del genere che preferisco, capace di farti entrare nella Storia e nello spirito con cui un edificio è stato costruito e modificato, anziché asfissiare con date e dati. È stato uno splendido modo per imparare qualcosa di più su un luogo che avevo visitato l’anno scorso, anche se di fretta. È un volumetto agile e arricchente che vi stra-consiglio anche se non siete ferrati in storia dell’arte.

 

A seguire, un cedimento. Adoro la serie Kuma kuma kuma bear, che seguo nella traduzione inglese dei romanzi originali giapponesi; ne ero soddisfatta e non provavo alcun desiderio di provarne l’adattamento manga. Poi l’ho trovato in italiano, cosa che non credevo possibile e ho ceduto alla tentazione di comprarlo e divorarlo. Lo stile di disegno non è nulla di particolarmente notevole, ma è adatto al tipo di storia e le gag visive sono molto spassose. È una gioia vedere un protagonista con un design così carino in ogni vignetta. Ho apprezzato molto anche il mini-racconto finale, non incluso nei romanzi, in cui viene chiarita appieno la situazione familiare di Yuna e il suo rapporto col nonno, menzionato solo due volte. Una lettura piuttosto godibile che consiglio a chiunque cerchi una storia tranquilla con qualche tocco di azione e amicizie.

 

La seconda parte del wrap-up è conclusa, ma anche nella prossima ci sono ottime decisioni di lettura di cui non vedo l’ora di parlarvi!

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