Il wrap-up di maggio consta di 15 libri; pronti per la maratona di recensioni?
Ho aperto il mese con il manga rosa My sister stole my fiance and now I am being courted by a beastly prince. È stato un acquisto d’impulso; se sono dell’umore giusto le storie alla Cenerentola non mi dispiacciono. La protagonista è una giovane nobile trascurata dai genitori e bullizzata dalla viziatissima sorella minore; dopo che quest’ultima le frega il terzo fidanzato, lei si ritrova corteggiata da uno dei principi del regno e finisce nel mezzo di una rete di intrighi, sentimenti e magia.
Vi giuro che l’ho fatto sembrare molto più interessante di quanto non sia. È pieno di cliché e “plot twist” telefonati a chilometri di distanza. Non c’è niente di male nell’usare formule note, ma un bravo autor, sa infonderle di vita nuova, creando l’impressione di assistere a vicende verosimili e appassionanti. Qua no. La primissima parte della storia fa empatizzare molto con la protagonista, ma la restante si perde in cliché triti e ritriti e casini così prevedibili che persino la protagonista avrebbe potuto scansarli.
La linea tra “persona intelligente rassegnata a una situazione sfavorevole” e “zerbino assoluto con zero istinto di autoconservazione” è sottile, ma mi sento di dire che la protagonista appartiene alla seconda categoria. Capisco rassegnarsi, ma buttarsi a capofitto in quelle che sono palesemente trappole no. La cattiveria della sorella (più che malizia cosciente, il risultato di decenni di pessima educazione) suona verosimile, ma la nobile che tenta di ammazzarla dopo che lei le ha salvato la faccia in pubblico, proprio no.
Ero di questo umore lievemente seccato quando sono arrivata a quella che, in teoria, doveva essere la scena madre: il principe, per salvare lei e la serva scema della nobile cattiva, è costretto a usare il potere leggendario segreto che si tramanda nella famiglia reale; trasformarsi in un magico leone.
Ora, sappiamo tutti com’è fatto un leone; è un animale ripreso e stilizzato in infiniti stili artistici, fin da prima dei greci e dei romani. Mi aspettavo qualcosa del genere, magari un leone alato stile san Marco, qualcosa dall’aspetto maestoso e magico, invece era il leone peggio disegnato che abbia mai visto in vita mia. Era uno sgorbio fatto male, come se un bambino della terza elementare avesse dato l’anima per disegnare un leone realistico; sforzo nobile, però il risultato fa ridere i polli. E vedere i personaggi umani stilizzati con occhioni ed espressioni preoccupate e ammirate accanto a questo leone fatto malissimo mi ha prima fatta ridere, poi rovinato quel poco di immersione che mi restava. Sarebbe stato assai preferibile se il disegnatore avesse usato foto shop o un’immagine già pronta.
Ho chiuso il libro senza intenzione di continuare la serie, scoprendo solo allora che il manga è l’adattamento di una light novel omonima, ma non ho affatto voglia di approfondire.
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Il diciottesimo volume di Kuma Bear riprende dove era finito il precedente: con Yuna appena sbarcata su un nuovo continente. Finisce subito invischiata nelle vicende dei locali, alle prese con l’imminente ritorno di un terribile mostro marino. Ci sono personaggi nuovi, ma anche facce già conosciute che tornano in scena grazie ai legami che Yuna si era costruita in passato (e i suoi poteri sul tempo e lo spazio). Non c’è molto altro da dire, è il ritorno di una serie a cui sono molto affezionata e considero un mio classico personale.
Se cercate una storia d’avventura senza grossi drammi con azione, momenti pucciosi e una protagonista non complessata, è un’ottima scelta.
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La casa di Hundertwasser-Krawina Vienna è il primo libro che ho iniziato a leggere della pila di libri e guide turistiche che ho comprato nel mio viaggio organizzato a Vienna. È molto breve e parla del capolavoro d’architettura del titolo, una casa popolare creata da un artista eccentrico amante della natura, una sorta di Gaudì ecologista new-age. A differenza della casa Batlò e altre create da Gaudì, è ancora abitata e non si può visitare all’interno; questo volume ne racchiude qualche foto. Tra interni colorati, muri lasciati bianchi apposta perché gli abitanti possano disegnarci sopra e dettagli del tetto, coloratissimo e pieno di piante, dà l’idea di un posto unico dove vivere. Meno uniformazione, più colori, piante e libertà senza rinunciare alla comodità. Prendete lezioni, architetti, anziché fare case tutte uguali con le facciate grige. Per favore.
Non sapevo nemmeno che esistesse, prima di imbarcarmi per il viaggio.
Il difetto più grande del libro è la brevità: 32 pagine. Se ne avessi trovato uno più lungo in una lingua a me comprensibile l’avrei preso.
Proprio lì davanti c’è un centro commerciale visitabilissimo fatto in uno stile simile.
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Vienna imperiale è un’ottima guida turistica, al punto che se ci tornerò me la porterò a dietro: è piena di mappe, foto stupende e informazioni utili, alcune delle quali non menzionate dalla mia guida in carne e ossa. La leggenda del beone che, creduto morto in tempo di peste e seppellito in una fossa comune, lì si risveglia e ne esce cantando per poi riprendere a vivere e bere come nulla fosse mi è rimasta impressa. È valso tutti gli euro spesi che non erano neanche tanti.
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Il Milione – le avventure di Marco Polo edito da Nuinui è invece il primissimo libro dalla pila di libri acquistati al Salone. Ho un’ottima opinione di Nuinui, che mi ha regalato emozioni primordiali di meraviglia e terrore con le sue altre raccolte di racconti, soprattutto quella degli Uomini del nord, così quando ho trovato questa edizione del Milione non ho saputo resistere. La prefazione avverte che alcuni episodi sono stati espunti perché completamente inventati, o spostati per rendere più agevole la lettura, ma nel complesso è stato molto gradevole. Le illustrazioni sono stupende e la parte finale del libro spiega addirittura cosa ci fosse di vero e no in quelle storie (ad esempio quella del Vecchio della montagna che si procura degli assassini col lavaggio del cervello è autentica). A tratti risulta un po’ monotono e compilativo, ma è per via dell’originale: non è mai stata una storia completa sulle vicende di un eroe o checchessia, bensì una raccolta di fatti e credenze su regioni e popoli lontani. Eppure la sete di sapere e curiosità emerge ancora perfettamente, a dispetto dei secoli che passano. Vorrà pur dire qualcosa.
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Quando l’ho letto, non ci potevo credere. Se le prime impressioni contano, Tora edizioni ha fatto un’entrata che Megamind può solo invidiare. Ha compiuto un miracolo, sfornando il primo euromanga* che non solo non mi abbia fatto schifo, ma mi sia pure piaciuto un sacco.
*Gli euromanga sono manga fatti da autori europei anziché giapponesi. Ne esistono diversi in commercio, il più famoso è Radiant, con un bello stile di disegno ma una storia piena di difetti.
Tornando al punto, Killer Queen è bellissimo. È una commedia fantasy con tocchi di rosa e fanservice che mi ha fatta morire dal ridere. I personaggi non sono pozzi di profondità, ma sono pieni di personalità e abbastanza complessi e gradevoli da rendere molto piacevole la lettura. L’idea di una regina cattiva che fallisce in modo comico a più riprese un regicidio mentre inizia a rendersi conto dei suoi sentimenti per il marito – assai ricambiati – ricorda da vicino un cartone animato nel senso migliore dell’espressione. Gli autori sono stati bravissimi a introdurre i lettori al mondo nella storia: nel giro di due pagine capiamo subito chi sia la protagonista, quale sia la sua particolare situazione, i suoi obbiettivi e il fanta-mondo il cui vive.
Quest’ultimo è appena abbozzato – un mondo fantasy con magia e razze fantastiche come elfi oscuri, come la regina – ma non è da escludere che diventi co-protagonista in futuro.
Il mistero più grande, tuttavia, resta quello espresso dalla regina in forma di domanda: come ha fatto suo marito a sconfiggere dodici calamità mitologiche nonostante la taglia extra-extra-ultralarge?
Un altro motivo per continuare a leggere e ridere.
Mentirei se dicessi che è privo di componenti trash, ma non diventa mai così presente da appesantire la lettura. Proseguirò senza dubbio.
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Dato l’enorme numero di serie televisive, telefilm, anime, letterarie, eccetera, è naturale provare un senso di sazietà e diffidenza per le nuove. Non è infrequente che alcune siano osannate dai più ma non piacciano a qualcuno per via di gusti personali. Per me è stato così con Dungeon Meshi, un manga adattato in anime che parla di un gruppo di avventurieri deciso a salvare una loro amica facendola resuscitare dopo che è stata pappata da un drago nei meandri più oscuri di un dungeon. Devono “solo” recuperare le sue ossa e scendersi un mucchio di livelli popolati di nemici, mostri e trappole.
Ho conosciuto questa serie dagli spezzoni propostimi da Youtube, ma nonostante l’entusiasmo altrui, continuavo a provare una certa diffidenza: vedevo già i segnali che sarebbe diventato un dark fantasy con elementi piuttosto disturbanti, un genere con cui non ho buonissimi rapporti.
Quali elementi? Per esempio il fatto che Laios, il fratello di colei che vogliono salvare, è un maniaco (di mostri) con qualche rotella non funzionante.
Ma alla fiera di Torino, quando l’ho trovato in italiano col titolo di Dungeon Food – se non mangi non puoi diventare forte e se non diventi forte non mangi, non ho saputo resistere alla curiosità e ho comprato il primo volume. Il tono è da commedia (per ora), il disegno non è male ed è pieno di spunti interessanti sul mondo e i mostri che lo popolano.
I miei sentimenti per la serie sono migliorati, ma sono piuttosto indecisa se continuarla – e i continui spoiler da Youtube non aiutano.
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E finalmente, dopo più di un anno, ho terminato l’ultimo libro che mi era rimasto dal Salone del libro dell’anno scorso: Storie segrete della scienza – accelerazioni, battute d’arresto e serendipità. È una raccolta di saggi di vari autori e purtroppo quelli col dono della chiarezza e piacevolezza erano in netta minoranza. C’è un lessico molto specialistico e ciò che è comprensibile oscilla tra lo scontato e il discutibile, ma mentirei se dicessi che è privo di spunti interessanti. È una raccolta di casi in cui alcuni scienziati formularono teorie veritiere sbeffeggiate dai contemporanei per via delle (false) idee dominanti all’epoca, per poi essere riscoperte dalla generazione successiva.
Resta che si è rivelato un mattone di difficile lettura. Se siete interessati al tema “gli scienziati sono schiavi di dogmi di derivazione religiosa/filosofica che cambiano a ogni tot ma non per questo sono veri”, Science Delusions è una lettura molto più completa e comprensibile. Devo ancora finirla ed è disponibile solo in inglese, ma è infinitamente più consigliabile di questo libro.
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Fascismo e democrazia è un brevissimo libretto che raccoglie alcuni saggi scritti da Orwell nel corso della seconda guerra mondiale e dopo. Alcuni passaggi sono attualissimi, e anche se lo scrittore non è onnisciente è molto più onesto e lucido di tanti pensatori di oggi. Una lettura nemmeno troppo impegnativa che va dritto al cuore dei problemi senza perdersi in paroloni, frasi fatte o supercazzole. Purtroppo non è poco. Lo consiglio.
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I fantasy che leggo più spesso sono light novel, romanzi giapponesi fantasy con mille sottogeneri interni, libri brevi e copertine molto colorate. Tantissimi sono stati tradotti in inglese (per mia fortuna, perché in caso contrario non potrei leggerli) ma soltanto pochissime serie ultra-famose vengono tradotte nella nostra lingua. Disperavo di poter leggere una light novel in italiano che non fosse Sword Art online, per cui non nutro alcun interesse, ma le cose sono cambiate quando ho incontrato Marisa Salatino alla fiera del libro di Torino.
Chi è Marisa Salatino? L’autrice di ciò che credevo impossibile trovare, una serie di light novel in italiano, Le cronache di Florens.
Al pari delle light novel giapponesi, alla narrazione scritta si intervallano alcune belle illustrazioni e persino tavole di fumetto – non oso immaginare l’incubo nel mettere tutto a stampa. Complimenti agli artisti e agli impaginatori.
Un altro punto di contatto con le light novel è il numero di libri; anziché essere una dilogia o trilogia, Le cronache di Florens ne hanno più di cinque, ancora in corso, con più archi narrativi e personaggi ricorrenti. Preferisco leggere una serie di libri brevi anziché due o tre fermaporta, e se la serie mi piace posso tranquillamente passare la ventina.
Ho comprato e letto i primi due libri delle Cronache di Florens che costituiscono l’introduzione al mondo, ai personaggi e parlano delle vicende legate a Elden, un’isola volante con una tecnologia più avanzata rispetto alla terraferma e molte cose da nascondere.
L’autrice è riuscita a tratteggiare in modo splendido il senso e la sete di avventura, la crescita, il coraggio e l’amicizia di giovani ragazzi che si ritrovano coinvolti in una vicenda molto più grande di loro. La libertà mentale è un tema capitale e ben svolto e ho ritrovato anche un sapore molto familiare: il vivere in provincia, con la voglia di uscirne mischiata a una tenera nostalgia e un senso di protezione che impediscono di odiare veramente quei luoghi, per quanto poco cool possano essere. Ho provato qualcosa di simile quando ho finito i miei studi a Milano e sono rientrata nel piccolo paese in cui vivo.
I personaggi contengono qualche cliché ma sono molto ben delineati, nessuno è privo di personalità o tale da risultare un cartongesso senz’anima, al contrario, sono molto ben esplorati.
Il basso tasso di violenza e morte è un’altra cosa che ho apprezzato molto, ed è tutto congegnato in modo tale che non risulta forzato.
Gli unici punti deboli sono due: i cattivi e la lunghezza del testo. I cattivi sono ben tratteggiati, ma restano dei punti di domanda sul loro passato e alcune loro scelte e metodi che mi hanno lasciata spiacevolmente perplessa. La lunghezza del testo è un’altra cosa che mi ha sorpresa in senso non positivo: uno dei motivi per cui amo le light novel è la loro brevità, tanto che possono leggermene un sacco di fila senza stancarmi. Invece dopo seicento pagine in due libri su Florens ho provato un discreto senso di sazietà. Tornerò sulla serie, ma non subito.
Se fossi stata più giovane sono sicura che l’avrei adorata, ma anche così non mi è affatto dispiaciuto. Continuerò a seguire Florens e la sua brillante autrice.
Un altro punto molto a favore è lo stile scorrevole, diretto e pieno di dialoghi che aiutano a comprendere meglio i personaggi e le situazioni senza ricorrere a sbrodolati monologhi interiori – usati solo raramente per tre righe al massimo.
In futuro dedicherò un articolo più dettagliato su questa serie in cui sviscererò la storia, ma per ora mi sembrava doveroso farvi una recensione senza spoiler. Lo consiglio.
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Ero l’unica a non sapere dell’esistenza del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale? Ho imparato soltanto alla fiera del libro che esisteva questo ente, il CICAP, creato per indagare casi misteriosi, smontare bufale e fare informazione. Ho trovato una loro bancarella e tra i miei acquisti lì c’è il libro di cui vi voglio parlare, 100 domande & risposte sul paranormale, l’insolito, i misteri e le pseudoscienze.
È una raccolta di domande poste dal pubblico al CICAP e le relative risposte, molto complete e quasi del tutto sgombre dal disprezzo che hanno molti scienziati nel trattare di paranormale (che o non esiste, o si sottrae fin troppo bene ai tentativi di indagarlo e controllarlo). Molti dei casi riportati come misteriosi riguardano fenomeni naturali poco conosciuti, altri sono opera di truffatori a vario titolo, o tradiscono troppa credulità, ma è stata comunque una lettura interessante.
Conoscere come funzionano nella realtà certi fenomeni rende molto più interessante scrivere libri di fiction; così si sa dove e cosa modificare per rendere il tutto relativamente più verosimile e intrigante. Per esempio un fanta-mondo dove l’ipnosi ha davvero tutte le proprietà assurde di cui si dice “perché sì” lo è molto meno di uno dove è così per ragioni ben esplorate che differenziano quel fanta-mondo dal nostro.
Una buona lettura che consiglio, molta adatta alle sessioni di lettura brevi.
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La via del grembiule – lo yakuza casalingo, è un gag manga di cui non rimpiango affatto l’acquisto del primo volume. Parla di un marito casalingo che ha un passato nella yakuza, la mafia giapponese, e instilla nella nuova vita la stessa serietà e decisione della vecchia, con risultati esilaranti (non aiuta che il suo aspetto continui a incutere timore anche quando fa cose del tutto innocue).
Ci sono tocchi di fanservice (per donne, per una volta) mai volgari o esagerati e alcune scenette sono a dir poco splendide, non mi sorprende affatto che abbia riscosso un enorme successo in patria. È molto probabile che proseguirò, ve lo consiglio.
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Pur non avendo giocato a tutti i titoli della saga, mi considero una dei tantissimi fan di Legend of Zelda, una delle saghe videoludiche più longeve e amate; quando ho trovato al salone del libro un corposo saggio sulla sua storia, non ho saputo resistere.
Zelda-dietro la leggenda svela una lunga serie di retroscena sui vari giochi della saga ed è ottimo per chi voglia scrivere un saggio su questo argomento e abbia bisogno di fonti scritte da citare.
Per il fan appassionato medio, non saprei. È ricco di curiosità che non sapevo, ma altre le sapevo già e alcuni capitoli sono pura fuffa celebrativa. Certi Youtubers non sono meno informati al riguardo e oserei dire che sulla lore sono persino più ferrati di Nintendo.
Non è stata una brutta lettura, ma ho faticato a terminarla ed esiterei a raccomandarla a tutti.
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Ho conosciuto Drizzit, l’elfo oscuro inventato da Bigio, tramite un gioco da tavolo che includeva un paio di tavole a fumetti sulle sue avventure. La curiosità di leggerne di più mi è rimasta, così, quando ne ho trovato un bel volume cartonato alla fiera di Torino, non ho potuto resistere. L’autore era presente e mi ha fatto uno sketch che ho molto apprezzato.
La parte peggiore è stata la prefazione: non vedevo l’ora di tuffarmi nel fantasy comico di cui avevo letto le prime strisce, e invece le prime pagine introducevano il contenuto con un tono ultra-serio sul “sì, perché in realtà è un capolavoro esistenzialista profondissimo, il tema del tempo che divora, l’unica umana che è una pessima persona ossessionata dalla vecchiaia e dalla morte, questo elfo coscienza perfetta e angelica più del grillo di Pinocchio…”
Prefazione a parte, il resto è stato piuttosto gradevole; non mi sorprende affatto che abbia riscosso un grande e meritato successo. Il genere è parodico ma senza la violenta decostruzione a tutti i costi che rende certe narrazioni ultra-ciniche. Ho ridacchiato più di una volta, davanti alle assurdità delle situazioni e non escludo affatto di prendere il resto dei volumi cartonati.
So che gli stessi fumetti si trovano gratis online, ma preferisco il cartaceo e non ammattire con le ricerche.
E questo conclude il mio wrap-up di maggio! Ho letto molto, ma conoscendomi lo farò ancora di più in estate. È stata dura, ma non mi spiace aver finito tutto in un colpo senza rimandarlo più avanti. Fatemi sapere se preferite le recensioni in ordine di lettura o qualità dei libri!
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