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Vienna sul bel Danubio (non proprio) blu

Vienna (o Wien, come la chiamano gli austriaci) è stata la meta del mio primo viaggio in solitaria e oggi voglio parlarvene

 

Sono stata all’estero in più di un’occasione e sempre in compagnia di familiari, che fosse per le vacanze estive, quelle invernali o anniversari di matrimonio, ma stavolta è andata diversamente.

Solo a me interessava visitare Vienna, ma l’idea di andare da sola in un paese straniero di cui non conoscevo la lingua mi intimidiva.

Così ho deciso di tentare una nuova esperienza: un viaggio di gruppo organizzato da Boscolo.

Il primo passo è stato decidere come partire, se in pullman oppure in aereo. Non amo troppo quest’ultimo, così ho optato per il pullman. “Dopotutto” mi sono detta “se sono sopravvissuta alla mia gita scolastica a Berlino con andata e ritorno con quello stesso mezzo, quanto mai potrà essere duro il viaggio a Vienna che è molto più vicina?”

La risposta è “comunque tosto”, ma l’ho imparato solo vivendo.

 

Di primo acchito, Vienna non è parsa così speciale: palazzoni, supermercati, graffiti si sono stagliati davanti ai miei occhi senza che nulla apparisse diverso dal solito. Invece, senza che me ne accorgessi, stavo già assistendo a un miracolo: centinaia di aree verdi sempre aperte al pubblico, piste per bici e skateboard, niente rifiuti in giro, biciclette, automobili, furgoni, pedoni, autobus, tram con rotaie e metropolitana condividevano lo spazio urbano senza problemi. Niente ciclisti o pedoni che si buttavano a caso, niente concerti di clacson, abbondanza di parcheggi non a pagamento, traffico sempre scorrevole.

Non ero in un altro Stato, ero su un altro pianeta e non me n’ero neanche accorta subito.

La zona più bella e ricca di monumenti, ovviamente, è il centro, dove centinaia di musei, palazzi imperiali e di altra origine si contendono le attenzioni dei turisti con gli innumerevoli negozi – tra cui non poche cioccolaterie.

Il motivo principale per cui ho scelto questa destinazione è stata la pura e semplice curiosità: ho letto così tanti romanzi ambientati in pseudo-medioevi con matrimoni di convenienza, dimore nobiliari e famiglie reali che mi è venuta la curiosità di vedere dal vivo come fossero i luoghi che avevano ispirato questo genere di storie.

Ma quando mi si è presentata la possibilità di assaggiare la versione originale della Sacher e portarmene una a casa mi è stato impossibile resistere. Ho dovuto farmi pochi minuti di fila sotto la pioggia, ma ne è valsa assolutamente la pena, non solo per la bontà della torta, inarrivabile rispetto alle imitazioni (la spessa, squisita glassa al cioccolato è favolosa, il pan di spagna non è asciutto e si scioglie subito in bocca e la marmellata è perfetta, non troppo dolce né amara), ma anche per la bellezza e l’atmosfera del bar-ristorante dove la servono. Sembra di essere catapultati in un universo ovattato e lussuoso, in cui la pioggia e i problemi esterni a esso cessano di esistere per un po’. È stata un’esperienza magica, ma non è alla portata di tutte le tasche.

Pensavo fossero esagerazioni quei fumetti in cui le dimore dei nobili sono presentate come palazzi colossali con eserciti di servitori e vastissimi parchi usati come giardini, ma mi sbagliavo. Quegli spazi esistono tuttora e sono in parte usati dalle autorità oggi democratiche, aperti ai moltissimi turisti, oppure chiusi perché un giro di più di duemila stanze sarebbe eccessivo e piuttosto complicato da organizzare.

Alcuni abitano ancora nel Belvedere, visto che alla caduta della monarchia ebbero il tatto e buon gusto di NON cacciare né ammazzare il centinaio di servi che lì viveva e non aveva colpa di nulla. Tatto e buon gusto NON pervenuti ad altri rivoluzionari,

Persino il Belvedere, “l’umile dimora di campagna” di Eugenio di Savoia è un maniero colossale che ospita un’importante collezione d’arte, tra cui alcuni quadri di Klimt (che ho scoperto solo dal vivo contenere fogli d’oro, perché dalle foto nei libri di arte mi sembravano tempera dorata) e ha ospitato eventi storici importanti. C’erano anche alcuni quadri di Monet e di alcune artiste impressioniste ingiustamente dimenticate; Falling leaves di Olga Wisinger-Florian mi ha colpita in modo particolare per la bellezza e l’armonia dei colori.

L’aver mal calcolato la distanza tra il negozio e l’autobus mi ha persino fatto fare un leggero ritardo sotto la pioggia.

Ho visitato anche gli appartamenti di Sissi (di cui non invidio né la vita né la morte), del marito e altri membri della famiglia imperiale.

Ho visto all’interno anche il duomo di santo Stefano, la chiesa degli Agostiniani, la Hundertwasserhaus (una casa popolare tuttora usata e perciò visibile solo dall’esterno, realizzata da un architetto dallo stile simile a Gaudì), l’abbazia cistercense di Heiligenkreuz (uno stile splendido a cavallo tra il gotico e il romanico), il Parlamento (che è praticamente un templio greco antico riadattato per usi moderni) e perfino il luogo dove morì Rodolfo, il figlio di Sissi.

Anziché demolirlo, o svenderlo al primo occultista ricco di passaggio, gli Asburgo lo trasformarono in una chiesa vicina a un monastero di carmelitane scalze. È l’unica visita che avrei saltato.

Questa gita è stata un’ottima occasione per imparare qualcosa di più su una delle dinastie più potenti che regnarono in Europa. Sono tornata a casa apprezzando di più la democrazia.

Spero di poter mettere a frutto le mie nuove conoscenze scrivendo uno o più romanzi. O magari un secondo articolo più dettagliato su ciò che ho visto e penso; esito a scrivere tutto qua sia per motivi di brevità, sia perché non mi occupo di viaggi, ma di libri, e i wrap-up di aprile sarà brutale. 6 romanzi, 14 manga, 2 riviste e 2 saggi per un totale di 24 libri da recensire; sarà lunga.

Tornerò a parlare di Vienna in futuro; mi sarebbe piaciuto visitare altre chiese, il museo dei gioielli e i vari pezzi di arte liberty in giro per la città e molto altro, ma avrei dovuto prolungare la mia visita di qualche mese, se non un anno intero.

Spero di essere comunque riuscita a trasmettervi le cose che mi hanno colpita di più.

Se avete già visitato Vienna o vorreste farlo, scrivetelo nei commenti!

Nel secondo caso, vi supplico di non fare il mio errore di salire sulla ruota panoramica al Prater di sabato sera; la fila è disumana, e il primo tratto al chiuso è pesante. Suderete come bestie, se non vi siete vestiti a strati.

Il Danubio era blu ai tempi di Beethoven e degli Asburgo, ma oggi ha un aspetto grigio-verdognolo. I viennesi fingono altrimenti e hanno una grande attenzione nei confronti dell’ambiente, ma non possono farci niente se non è più blu.

I nostri politici che tolgono parcheggi, e/o ne mettono a pagamento, peggiorano il traffico e insultano chi li critica per questo dovrebbero andar là a prendere lezioni.

 

 

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