Il gran finale del wrap up di febbraio! Mi ci è voluto un po’, ma finalmente eccolo qua!
Reincarnated into a game as the hero’s friend: running the kingdom behind the scenes, come molte delle serie che seguo, ha un titolo stupidamente lungo che svela già svariate cose sulla trama. Il protagonista si è reincarnato nel mondo di un videogioco che conosce bene, simile a un mondo pseudo medievale, ma si rende conto che se non interviene ad aiutare l’eroe, quest’ultimo rischia di lasciarci le penne e non poter impedire l’apocalisse. Il pianeta sta per essere attaccato da un esercito di demoni e mostri, e senza l’eroe non avrebbe modo di salvarsi. Il volume del manga copre parte dei loro anni scolastici, come si sono conosciuti, e la loro prima battaglia: quella in cui il principe e innumerevoli cavalieri sono destinati a morire malissimo. Riuscirà il protagonista a sventare la strage alterando il corso degli eventi?
Lo stile di disegno è davvero particolare, e riesce a dare perfettamente l’idea di un campo di battaglia convulso pieno di mostri e orrori intenti a distruggere cavalieri numericamente inferiori. Il disegnatore ha saputo rendere con grande maestria l’idea di una Germania medievale alternativa. La debolezza sta nella storia: nonostante i punti di interesse, risulta abbastanza piatta e si conclude troppo in fretta.
Questo manga, nonostante i pregi, puzzava di adattamento di un romanzo più lungo; i miei sospetti sono stati confermati dopo la lettura, quando ho scoperto che c’è una light novel omonima, purtroppo non allora in vendita. Spinta dalla curiosità l’ho poi comprata e letta a marzo, e ve ne parlerò nel wrap up di quel mese. Ora posso solo spoilerarvi di non aver rimpianto nessuno dei due acquisti.
Il mondo del cioccolato – conoscerlo, sceglierlo, imparare a degustarlo è stata un’immersione nella storia, funzionamento e curiosità del mio dolce preferito. Il motivo per cui ci ho messo settimane e settimane a finirlo non è dovuto a una particolare lunghezza o alla complessità, bensì della mia fame di narrativa più che di saggistica. Nondimeno, non ho rimpianto il tempo perso in queste pagine: è un libro molto ben documentato e pieno di cose che non sapevo. Ad esempio che la presenza di zucchero nel cioccolato non va demonizzata, a differenza dei grassi vegetali tipo olio di palma & compagnia, quali e quante sono esattamente di lavorazione del cioccolato, come funzionano e quali varianti hanno a seconda della fantasia (e budget e avidità) del produttore. C’è anche una lunga sezione dedicata ai paesi che coltivano le piante del cacao e le specificità di queste colture. Non immaginavo che il mondo del cioccolato fosse così vasto, complesso e, purtroppo, invaso da prodotti di bassa qualità. Il cioccolato di buona qualità è facilissimo da trovare, ma bisogna sapere quali ingredienti controllare – cosa che avevo già iniziato a fare coi biscotti di supermercato, per motivi di dieta, e ora passo intere mezzore a spulciare in quella sezione.
Ci sono anche delle ricette mooolto interessanti, ma alcune sono troppo complesse per il mio livello.
Magari siete già degli esperti in materia, ma se così non è e siete golosi di cioccolato, è un libro che vi consiglio vivamente.
Nonostante non li legga spessissimo, ho un debole per i libri di interpretazione delle fiabe, così, quando ho visto in libreria Il femminile nelle fiabe non ho resistito e l’ho comprato. Come tutti i libri di questa specifica branca di psicologia va preso un po’ con le pinze, perché accanto a molti spunti interessanti e veritieri ci sono oggettive cialtronerie, osservazioni discutibili, e cose superate. È comunque una buona lettura con capitoli brevi e facili da seguire.
Vi sarà capitato almeno una volta: aprite il libro di una nuova serie, vi piace e aspettate con impazienza il prossimo, immaginando possibili scenari e mille avventure, ma quando arriva è una mezza delusione che vi fa passare la voglia di proseguire. Per me è stato così col secondo libro di Enough with this slow life! I was reincarnated as a high elf and now I am bored!. Ha gli stessi pregi e difetti del primo: un ritmo un po’ troppo lento, un mondo che si scopre poco a poco, pochissima azione, e il massimo appeal è la lentissima evoluzione del protagonista. Quest’ultimo è un umano reincarnatosi ormai da secoli un “alto elfo”, con un’aspettativa di vita di più di mille anni, nuovi valori animisti/elfici, ma anche quelli umani non sbiaditisi del tutto. Detto ciò, non è esattamente un pozzo di profondità o Mister Interessante. Va da un luogo all’altro, ci spende dieci anni e passa, poi va altrove per qualche altro decennio, e a partire dal prossimo volume inizierà a veder morire gli umani con cui ha fatto amicizia. Questo è uno dei motivi per cui non me la sento di proseguire: ho il cuore tenero e una serie con centomila lutti continui uniti a lentezza e noia non sarebbe il massimo, per me. Alcuni elementi della storia mi hanno fatto riconsiderare non in bene i personaggi principali già conosciuti. La metafora del viaggio/vita con incontri e addii non è male, ma a tratti risulta piuttosto lenta e poco credibile, visti i poteri magici tutt’altro che indifferenti del protagonista. Bella, la vita, se sei OP, con un sacco di poteri magici, un bel gruzzoletto, più di mille anni di vita e una forma garantita di eternità dopo la morte come spirito legato alla natura. Un minimo in più d’azione non avrebbe guastato.
Pass the monster meat, milady! È un manga di cui avevo letto il primo volume nel corso del mese (e ve ne ho già parlato), ma il secondo mi ha fatto lo stesso effetto di Enough with this slow life, anche se per motivi diversi. È un rosa fantasy senza alcuna pretesa di profondità; era chiaro fin dal primo volume, ma il secondo si è rivelato una torta di niente rivestita di melassa. Non c’è nulla che spicchi, né nel mondo né tra i personaggi; i misteri sono stati svelati e l’unico rimasto è quanto ci metteranno i protagonisti a dichiararsi. Le coppie troppo litigiose mi esasperano, ma se c’è così tanto zucchero da far rischiare il diabete solo a leggere, fatico comunque a reggerle. Lo stile del disegno non è brutto, ma neanche un granché. Non proseguirò.
Ci sono serie con fuffa che finiscono per piacermi, ma non è questo il caso.
Avevo comprato Garfield full course convinta che fosse una ristampa completa delle strisce a fumetti originarie, invece sono avventure a colori nuove e del tutto slegate da esse. Lo stile del disegno non è brutto ma nemmeno straordinario, comunque molto lontano dalle strip domenicali che mi aspettavo. Sulle prime ne ero stata contrariata, ma poi, leggendo, ho ritrovato l’umorismo della serie animata con cui ho conosciuto Garfield, Garfield and Friends. Era in due dimensioni e con un’animazione arcaica per gli standard di oggi, ma era piena di battute e humour che mi strappano tutt’oggi un sorriso al solo ricordo. Ho poi scoperto che uno degli autori di questo libro faceva parte del team di scrittori di Garfield and friends. È stato come ritrovare un amico assente da tempo. Non era quello che mi aspettavo, ma ho comunque passato un pomeriggio in allegria, e non escludo di prendere il secondo volume. Ve lo consiglio.
La mia avventura preferita è la parodia dei super eroi.
Ed eccoci alla fine! Per ricompensarvi della pazienza, ho deciso di includere un piccolo extra: la conta precisa dei libri belli e brutti letti a febbraio!
Libri totali: 18, di cui 1 fumetto e 7 manga
Libri bellissimi: 7 (Di Pasqua in Pasqua, Hellmode 7, Kuma bear 17, The oblivious saint, If the villainess and villain met and fell in love, il mondo del cioccolato, Garfield full course)
Libri meh, né brutti né capolavori: 6 (Canine detective Chris, Reincarnated as the hero’s friend, Only I know this world is a game 3, A livid lady’s guide, Pass the monster meat milady 1, The unimplemented overlords)
Libri brutti: 4 (Middle age sage’s diary, Three years after the dungeon appeared, Enough with this slow life, Pass the monster meat milady 2, A livid lady’s guide)
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