I personaggi sono forse la parte più importante di un libro; oggi voglio parlarvi di alcuni che mi sono piaciuti molto, e altri a cui auguro una morte dolorosa
Di cosa parlarvi per san Valentino, considerando che questo articolo uscirà nel giorno dopo, dedicato ai single come la sottoscritta?
Nel rispondere a questa domanda, mi sono accorta di un dettaglio: quasi ogni anno dedico una top 5 ai personaggi femminili che mi sono piaciuti di più, ma non l’ho mai fatto con quelli di sesso maschile. Era tempo di rimediare, partendo dai cinque migliori, proseguendo con quelli peggiori, le coppie più riuscite e infine cinque che funzionano meglio da single.
La serie rosa The drab princess, the back cat and the satisfying break-up mi fatto conoscere ben due personaggi in questa top 5: Viol e il principe Helios. La storia parte quando la protagonista sente, non vista, il promesso sposo lamentarsi di lei; ci resta molto male, e decide di rompere quel fidanzamento senza lacrime o scandali, diventando un mago di alto rango con l’aiuto di Viol, capo degli arcimaghi.
Viol è un po’ freddo, timido, introverso, amante della magia e dei dolci. È un insegnante paziente che aiuta la protagonista Seren correggendola quando e come serve, ma senza risparmiare complimenti e commenti pieni di ammirazione per l’impegno e l’ingegnosità di lei. Pur avendo autorità e moltissime conoscenze, non se la tira mai, né con lei né nessun altro. L’amore per Seren scatta in un secondo momento, ed è da lui perseguito con estrema cautela e intelligenza, senza insistenza, né battute sconce e nel pienissimo rispetto della volontà di lei. Addirittura, alla fine, le rivela un segreto che poteva mettere a repentaglio la relazione con lei: il gatto che la andava a visitare e aiutare nello studio della magia non era il suo famiglio, bensì lui stesso in forma felina. Non era tenuto a dirglielo, ma voleva essere completamente sincero con lei – che, per inciso, la prende piuttosto bene perché è un’appassionata/ossessionata di magia non meno di lui. È un gentiluomo fatto e finito, una persona semplice – e il fatto che io sia un’introversa amante dei dolci che potendo userebbe anch’essa incantesimi per tenere la gente alla larga e non attirare l’attenzione, potrebbe aver contribuito alla sua presenza in questa top 5.
Helios è il fidanzato in questione; sulle prime non sta simpatico al lettore, ma andando avanti nella storia si rende conto di amare la protagonista, che ormai ama riamata Viol. Quando alla fine lei diventa un arcimago e rompe il fidanzamento, Helios ci resta male, ma rendendosi conto che lei è più felice così e che ha tutte le carte in regola per apportare enormi benefici al regno, la lascia libera. Invece di costringerla, o insistere con lei perché ci ripensi, la lascia andare, anche se gli fa male al cuore.
In un colpo solo fa la cosa giusta per lei e il regno, e se non è un atto di amore e contemporaneamente di buon governo, non so cosa sia. Sappiamo tutti come questo genere di atti sia nobile ed estremamente raro, sia nella realtà sia nella fiction.
Gli auguro di tutto cuore di trovare un secondo amore; donzelle interessate, intelligenti e ben sviluppate a livello narrativo non ne mancano. Lo shippo con la sorella della protagonista che è innamorata di lui, ma potrebbe volerci ancora del tempo. Spero tanto che l’autore mi regali anche questa soddisfazione.
Come coppia Viol e Seren sono molti dolci, forse troppo. Da un lato si ha la sensazione di nuotare nella melassa, dall’altro sono entrambi così appassionati di magia che il lettore non sa mai che idea assurda tireranno fuori. (Solo per dirne una: Seren impara a lottare i mostri a bordo di un carretto volante, e con l’aiuto di Viol fa volare una nave sul mare per soccorrerne i marinai).
Thane è invece il co-protagonsta di The apothecary witch turned divorce agent. Se la protagonista Charlie odia i cavalieri perché uno di loro (un corrotto poi deposto dal re) le uccise la famiglia mentre era una bambina, Thane nutre lo stesso sentimento nei confronti delle streghe, perché una di loro portò alla rovina la sua famiglia, e il padre alla morte. Thane è ovviamente un cavaliere, con una personalità perennemente seria e accigliata, ma è anche coscienzioso nel lavoro, leale e di buon cuore. A parole bisticcia continuamente con la protagonista, ma nei fatti la rispetta, la aiuta, la sostiene, e si preoccupa per lei.
Addirittura, nella loro prima interazione, pur senza conoscerla, si mosse d’istinto per salvarla – lei non era davvero in pericolo, ma se fosse stato un bastardo come lei credeva, non avrebbe agito così.
Lo consideravo un personaggio stoico scritto bene, ma la sua presenza in questa top 5 è legata (anche) a uno sviluppo narrativo per cui devo purtroppo fare uno spoiler. Dopo aver aiutato Charlie ad aiutare un’altra strega, riesce a farsi dire la verità sui nefasti eventi toccati alla famiglia, che lui ricorda in modo frammentario. Viene fuori che la colpa non era della strega in questione, bensì del padre di lui, un pessimo soggetto che sfruttò il potere di lei, allora giovane e inesperta, di vedere nel futuro per vincere al gioco d’azzardo. Arrivò a stalkerizzarla e ferirla, non lasciandole altra scelta che fuggire. Morì poi assassinato dai pessimi soggetti che aveva intorno, e la strega si presentò al funerale commentando su quanto fosse stato stupido; il rancore di Thane si basava sul ricordo di queste parole.
La reazione di Thane a tutto questo non è di rabbia, incredulità, o misoginia, bensì di gratitudine; dato l’ordinamento giuridico del regno, la strega avrebbe potuto denunciare il feritore e ottenere la condanna a morte del colpevole e dell’intera famiglia. Invece tacque sul fatto, permettendo a Thane e al fratello maggiore – allora bambini all’oscuro della stronz***ine del genitore – di continuare a vivere.
Thane le chiede perdono e le si prostra davanti per chiedere scusa, senza addurre alcuna giustificazione.
Vent’anni e una maturità che gente col triplo di quell’età può solo sognarsi. Se non gli verrà data una medaglia, o almeno un aumento alla fine della serie, protesterò con l’autore.
Thane ha una lingua che sa essere velenosa, ma non ha un grammo di misoginia addosso, e non esita a correggersi quando si accorge di essere nel torto.
Dopo il primo (pessimo) incontro con Charlie, lei l’aveva sbattuto fuori. Il giorno dopo lui si ripresenta con maggiore educazione, le chiede scusa, lei accetta le scuse e di seguirlo, e lui la porta in braccio fino al castello quando si accorge della scarsissima resistenza fisica di lei.
Sia lui che Charlie hanno un passato difficile e un orgoglio di discrete dimensioni. Vederli battibeccare è divertente, è una di quelle rare coppie con amore litigarello che riesco a sopportare. La tenerezza c’è ma è implicita (o, per meglio dire, è espressa dalle azioni invece che dalle parole o pensieri melensi riportati dal narratore), quindi il rischio di annegare nella melassa non sussiste. Vederli interagire è sempre una gioia.
Reign of the seven spellblades è una serie d’azione con momenti divertenti, ma altri molto seri. È l’unico dark fantasy tra le mie letture. È una storia corale il cui protagonista è Oliver, che a una prima occhiata è il classico bravo ragazzo: cerca di limitare gli spargimenti di sangue – assai comuni nella scuola per maghi Kimberly -, aiuta chi è in difficoltà e ha una buona parola per tutti. Il che non significa che sia incapace di lottare, o esiti a farlo quando le circostanze lo richiedono. Scoprire che lui è il figlio di una maga straordinaria tradita, torturata e uccisa dal corpo docenti della scuola, e che lui si trova lì per vendicarla e ammazzare i colpevoli uno per uno, è uno shock enorme sia per il lettore, sia per gli insegnanti che lo scoprono (prima di esserne uccisi). Accanto alla sua personalità gentile e sincera ne ha una oscura altrettanto sua con un rancore feroce che va fino e abbondantemente oltre la soglia dell’autodistruzione. Odia sé stesso non meno degli uccisori della madre, e cerca una punizione nel tipo di magia dolorosissima che utilizza per combattere contro i docenti. È stato sottoposto a dolori atroci dalla sua stessa famiglia, senza mai tirarsi indietro, ed è capace di riprodurre quelle stesse sensazioni in chi decide di usare come vittima di uno specifico incantesimo.
I suoi amici e il 99,9% della scuola sono all’oscuro della sua identità e missione.
Non amo vedere i personaggi torturati, ma devo ammettere che Oliver è senza dubbio uno di quelli meglio scritti che abbia mai letto. Anche il suo rapporto con la collega Nanao è come segnato da una maledizione: tra i due c’è una fortissima attrazione e amore reciproco, ma a questo è intrecciato il desiderio di duellare fino alla morte. Nanao lo esprime più volte, e tra le righe è evidente che anche Oliver lo ha. Gli amici provano a dividerli e invitarli a trovare modi meno letali di vivere l’amore, ma non è chiaro se e quanto il loro intervento sarà efficace.
Dubito fortemente che questa serie avrà un lieto fine. È comunque sempre bello e rincuorante vederli agire in tandem, sia come alleati nelle lotte contro altri maghi, sia come amici, sia come quel qualcosa di più che di tanto in tanto emerge. Nell’ultimo volume, Nanao lo ha baciato e implorato di sopravvivere abbastanza a lungo da duellare a morte con lei.
Auguri a tutto il cast, la Kimberly è spaventosa e il resto del loro mondo pure.
Il quinto personaggio migliore? Ho deciso di dedicare questo slot non a uno, bensì a tre personaggi della stessa opera, Legend of the galactic heroes. È una serie di romanzi guerresco – realistici da cui è stato tratto un anime. Ho letto il primo libro e tanto mi è bastato per affezionarmi a loro tre (altri dieci libri scritti come un vecchio, triste lunghissimo e lentissimo film di guerra erano troppi, per me). Reinhard von Lohengramm è il protagonista di questa storia corale, che prende le mosse appunto dalle sue manovre per conquistare l’intera galassia. Vuole vendicare la sorella – presa come concubina dall’imperatore anche se lei non lo voleva – riformare l’impero in modo da renderlo più liberale e meno soffocante, rimpiazzare il classismo e il potere dei nobili con il merito, e altri interventi assai condivisibili. Non è misogino, né abilista, né razzista, né un esaltato. Come il suo stesso rivale ebbe a dire, “il suo governo non viene dal popolo, ma è per il bene del popolo”. A renderlo affascinante è la sicurezza di sé, la determinazione e l’ego robusto sprovvisti della strafo**enza che avrebbero altri al posto suo. Al di sotto della freddezza estrema con cui si comporta si celano un umanissimo bisogno di affetto e una profonda umiltà stoica. È brillante, intelligente e un genio assoluto sui campi di battaglia spaziali. Ama le stelle al punto da desiderare di farle proprie. È questa mescolanza di tratti in parte contrastanti a renderlo un personaggio così affascinante e difficile da condannare (e il fatto che sia esteticamente bello aiuta).
È anche l’unico siscon che accetto. Il cliché giapponese del personaggio maschile che ama troppo la sorella mi fa storcere il naso, ma non qua: Reinhard è affezionatissimo alla sorella Annerose (che lo ha cresciuto al posto della madre morta), corre ad abbracciarla non appena la vede, è una delle pochissime persone con cui non è freddo, ma non ha con lei quel legame morboso ossessivo con sanguinamento al naso e attrazione fisica incestuosa che hanno altri siscon. Le vuole un gran bene e la vede quasi come una madre. Punto. Vuole che lei sia felice, e lui per parte sua non avrà problemi a conoscere, stimare e sposare un’altra donna.
Le sue ultime parole sono appunto rivolte alla moglie perché badi al loro figlio e governi la galassia come meglio crede, anche dotandola di una costituzione democratica. Nemmeno questo è escluso, si fida ciecamente di lei e ha per lei una grandissima stima.
Il secondo personaggio è il suo braccio destro nonché amico d’infanzia Sigmund Kirkeis. Oltre che migliore amico, è il suo consigliere più accorto e più fidato, nonché più brillante di lui sui campi di battaglia. Avevano giurato di conquistare insieme l’universo e solo la morte di Sigmund per proteggere Reinhard ha potuto separarli (la vera colpa è dell’autore, perché non è possibile che nessuno della sicurezza al palazzo reale galattico abbia pensato di installare un c***o di metal detector dando a uno dei nobili ribelli la possibilità di introdurre e usare un lanciarazzi). È saggio, cauto, moralmente buono e per nulla amante delle carneficine. Ha con Reinhard un bromance toccante e molto ben scritto – ovvio che l’autore l’ha ammazzato, iniziava a esserci troppa gioia in quel film di guerra. Pur essendo più vecchio di Reinhard, non si fa problemi a lasciare che sia l’amico al centro dell’attenzione, e ne condivide il desiderio di vendicare Annerose.
C’è un triangolo bellissimo tra loro due e Annerose; Reinhard vuole una galassia di bene a entrambi, Sigmund ricambia in pieno l’amicizia, ma ha con Annerose un amore ricambiato – ma entrambi sono d’accordo nel dare la precedenza all’ambizione di Reinhard. Un triangolo casto e ben costruito. Quanto sono rari, nella fiction?
Il terzo personaggio appartiene al campo avversario dell’Alleanza dei pianeti liberi: Yang Wen – Li. È uno stratega non meno brillante di Reinhard e arriva a conoscere brevemente Sigmund, ricavandone un’ottima impressione, sia dal punto di vista morale che intellettuale. Il sistema democratico in cui vive è marcio e corrotto fino al midollo; su dieci problemi, uno e mezzo sono causati dalle continue invasioni da parte dell’impero, i restanti dall’imperizia, disorganizzazione e malvagità della classe dirigente. È lucido, dotato di un considerevole aplomb e disposto a lottare fino alla morte per proteggere l’unico angolo di libertà restante. È un soldato/stratega riluttante che gira disarmato ed esita a lungo prima di compiere decisioni; preferirebbe di gran lunga non mandare nessuno a morire e una pace galattica definitiva. Sa essere sarcastico e disincantato, ma non cinico; è molto, molto critico nei confronti dell’Alleanza e della classe dirigente, al punto da chiedersi apertamente se non sia il caso di permettere a Reinhard di annetterli. Si ritrova pure a combattere in una guerra civile interna all’Alleanza e a fare da padre un orfano di guerra – che spera invano di non veder finire sotto le armi. Nutre un’immensa stima per Reinhard, ma giustamente si chiede se chiunque gli succederà al trono avrà anche solo una parte delle sue virtù. Reinhard lo considera un rivale, e ci resta piuttosto male quando Yang viene ammazzato da una setta segreta spaziale dedita al culto della Terra.
Mi sono affezionata un sacco a loro tre, e scoprire che morivano tutti male è stato un duro colpo, al punto che da più di un anno sto scrivendo una fan fiction in cui si reincarnano in un altro universo e vivono avventure assieme. Se devo creare e disfare galassie e cambiare il genere letterario per dargli un lieto fine non mi tirerò indietro.
Un’ultima coppia che merita una menzione prima di sprofondare nel baratro dei personaggi peggiori è quella Christine – Layton. Sono personaggi di contorno del libro Jeanette the genius, dove compaiono come una coppia sposata, ma prima della fine il romanzo include la loro backstory sotto forma di un racconto breve. In seguito alla firma di un trattato di pace, Christine era stata destinata in sposa (e all’harem) di un regnante vicino, e Layton l’ha aiutata a esaudire la lista di desideri che aveva prima di finirci rinchiusa, finché non scopre che i suoi sentimenti per lei sono ricambiati. A quel punto lui parte in fretta e furia verso il regno vicino con una piccola armata, stringe un patto con il regnante in modo che liberi Christine dal matrimonio in cambio della risoluzione di un loro problema interno con la forza, risolve il suddetto problema interno del paese straniero con la forza, e infine ottiene la mano di lei. Christine lo scopre all’ultimo, ma lui ci tiene comunque a dichiararsi e ottenere il suo libero e pieno consenso. Arrossisce furiosamente e Christine gli salta addosso riempiendolo di baci. Lui è conservatore, lei più liberale, ma arrivano a capire e rispettare l’uno il punto di vista dell’altra e maturare assieme.
Ci credo che a distanza di decenni sono ancora innamoratissimi l’uno dell’altra. L’unico difetto è che reggere tanto idillio per tutto il romanzo sarebbe stucchevole, indi è condivisibile la scelta dell’autore di conferirgli un ruolo secondario.
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Leggere rosa è un buon modo per evadere, ma purtroppo alcuni sogni si rivelano incubi; è stato così per me con I want to escape from princess lessons, un thriller travestito da romance. Questo capolavoro mi ha regalato incubi, angoscia e ben due personaggi per questa lista: il principe Clarke e Nadir. Il primo si innamora della protagonista Leticia quando ha sette anni, e non esita a sottoporla a dieci anni ininterrotti di torture psicologiche e trattarla come un oggetto. L’idea che lei possa aver sofferto come un cane in quei dieci anni, non essersi innamorata di lui, non volerlo sposare, e voler vivere la propria vita autonomamente non gli sfiora l’anticamera del cervello nemmeno per un secondo. Ridicolizza Leticia, non la prende mai sul serio e considera una cosa normale, romantica e salutare tenerla costantemente rinchiusa e sorvegliata manco fosse un criminale. È un maniaco del controllo nonché delle palpate e matrimoni non consensuali a cui auguro una morte lenta e straziante.
Auguro la stessa sorte anche a Nadir, il fratello di Leticia. Si rende conto che la sorella non riama Clarke e soffre in modo orribile, ma la costringe a restare in quella situazione a beneficio della propria ascesa politica. La tratta come una bambolina scema da manipolare e torturare ulteriormente finché non si piega, e prova a convincerla che l’idea di decidere del proprio futuro sia una pazzia inutile, o quantomeno un privilegio riservato agli uomini o ai popolani, e che stando con Clarke sarà fortunata e felice. Fratello dell’anno con un calcolatore al posto del cuore.
Qualcuno chiami l’autore di Legend of the galactic heroes e faccia scoppiare una guerra anche là, così ‘sti due muoiono e Leticia potrà vivere gli anni che le restano a riprendersi mentalmente. La storia mi ha fatta imbestialire al punto da scrivere una fanfic brevissima con più finali in cui Leticia riesce a scappare e punirli.
Vi ricordate la lode sperticata da fangirl appropriata ai meriti del personaggio che ho fatto a Reinhard? Del fatto che, pur essendo un conquistatore, non era un esaltato, bensì sfaccettato, tridimensionale, intelligente e con solide motivazioni?
Ecco, scordatevelo, perché Fuuga Han non è nessuna di queste cose. Viene dalla serie How a realist hero rebuilt the kingdom, dove sta correntemente svolgendo il ruolo di boss finale. Viene da una regione di steppe dove vivono tribù da lui unificate dopo secoli di scontri interni, e decide di conquistare il mondo … tenetevi forte … perché sì. Perché lui ce l’ha più grosso, è bravissimo a combattere, e siccome nessuno è più bravo, bello, fotomodello e bravo a dare mazzate di lui, se lo merita; tanto il mondo è un palcoscenico da conquistare con la sua leggenda, no?
Reinhard non è santo né infallibile, ma ha qualche solida ragione per fare quello che fa: è oggettivamente vero che l’intera galassia naviga in cattive acque e serve qualcuno che porti ordine e faccia terminare i casini. Ma Fuuga? Una volta risolto il problema delle invasioni demoniache (non da lui, ma dal protagonista Souma), tutti potrebbero vivere felici e contenti, invece no, lui vuole il mondo perché sì, perché si sente destinato a cose grandi e ce l’ha grosso. Non c’è un ideale unificante memorabile/sensato tra lui e la sua gente, soltanto l’idea che lui ce l’ha grosso e con un leader così dotato sono tutti destinati a un futuro luminoso e restare famosi nei secoli dei secoli … vero?
L’autore, il narratore e il cast vedono Fuuga come un uomo complesso, memorabile, un degno avversario, ma lui non è nessuna di queste cose. È solo un prepotente muscoloso che è intelligente meno della metà di quanto lo credono gli altri – difatti senza il suo esercito di consiglieri e gente insoddisfatta/scappata di casa non andrebbe lontano. La sua ambizione è senza né capo né coda, una sfumatura diversa da “sconfinata”. È un esaltato che si diverte come un matto ad ammazzare la gente sul campo di battaglia, buttarsi da solo nel punto più pericoloso, trovarsi imprese l’una più azzardata dell’altra e non contempla nemmeno l’idea di sottoporre la gente a processo (a differenza di Reinhard che gli scrupoli è capacissimo di farseli). Un colpo di spada alla testa e ogni problema si risolve. Non vedo proprio come il mondo potrebbe avere vita difficile, con un sovrano così illuminato e saggio.
Souma sta provando a toglierselo dalle pal sventare il suo tentativo di conquista facendo sapere a tutti che a nord c’è della terra vergine piena di mostri da conquistare senza rompere le balle al resto del mondo civilizzato, ma non è certo se la strategia funzionerà. È probabile che l’autore la tirerà in lunga con altri due volumi di battaglie e qualche morte importante. Se Fuuga tirerà le cuoia piangerò, ma di gioia.
Arc è un altro principe da incubo. È un sadico egomaniaco, uno stupido misogino che concepisce il ruolo delle donne solo come vallette che devono starsene buone e zitte. L’autore non lo dice esplicitamente, ma il modo in cui tratta Estelle è un indizio rilevante in tal senso. Come si incontrano? Estelle si prende letteralmente un proiettile in corpo pensando di salvarlo e lui reagisce accusandola del tentato omicidio. Per evitare la condanna a morte, lei è costretta svelargli il suo potere segreto che le aveva fatto intuire che c’era uno sparatore in giro. Arc decide di sfruttare quel potere facendo di Estelle il suo allarme personale e facendo credere a tutti che si è innamorato pazzamente di lei, ovviamente ricambiato. Estelle prova a opporsi, ma lui usa la sua autorità di principe per costringerla a fidanzarsi con lui e mentire a tutto il mondo.
Non partiamo benissimo.
Proseguiamo pure peggio perché Estelle viene rinchiusa, guardata a vista e controllata in ogni suo minimo movimento e pensiero da lui e dallo stuolo di domestici/collaboratori a lui fedelissimi per tutto il resto del romanzo. Estelle non riesce più né a vederle né a contattare i suoi cari senza la presenza fisica e il controllo di lui.
È una fantasia sessuale di lui fedelmente riportata dal narratore quella di controllarla sempre, chiuderla in gabbia e buttar via la chiave. Chi non vorrebbe sposarselo, uno così?
L’autore prova a farci simpatizzare con lui perché, poverino, la mamma gli è morta, la matrigna lo odia, il re suo padre lo vorrebbe come successore ma non ha le pal il coraggio di opporsi alla nuova moglie, e il fratello minore è un disastro di energia magica che cammina con zero testa sulle spalle, e ci sono tanti assassini che vogliono ammazzarlo.
Tutto ciò è fumo negli occhi perché:
- Non importa quanto sei diffidente, accusare di omicidio la persona che rischiato la sua vita per salvartela, oltre che illogico, è mostruoso, inumano e da ingrati.
- Arc gira sempre con una barriera magica invisibile e impenetrabile addosso, e l’unico modo per sfondarla e metterlo davvero in pericolo sarebbe di usare un fo***to cannone antidraghi. Conferma alla protagonista ridendole in faccia che il suo eroico sacrificio è stato vano, ma ne è valsa la pena (per lui) perché ora ha lui una fidanzata più controllabile nonché allarme personale.
- Arc ha falsificato i risultati del suo esame magico: in realtà, oltre che bello, ricco e primo in linea di successione, è anche il mago più potente del paese, più di suo fratello e chiunque altro. Ha finto altrimenti per non far incavolare nessuno e vivere una vita più tranquilla, cosa assai più facilmente ottenibile se avesse messo bene in chiaro che nessuno doveva rompergli la stessa cosa che non si deve rompere al cavaliere nero. A quel punto poteva abdicare e andarsene, se proprio non voleva la corona.
- Arc si crede intelligente; perché allora uno col suo fino cervello, conto in banca e potere magico non poteva inscenare la sua morte, scappare all’estero, o fare qualunque altra cosa che non fosse rimanere in quel paese che lui non è interessato a governare e dove tanta gente lo vuole morto?
- La motivazione per il fidanzamento con Estelle è usare il potere di lei per rendersi conto se ha vicino gente che vorrebbe ucciderlo, ma in tutto il romanzo non succede più di due volte. Per il 99% del tempo, Estelle è rinchiusa in camera, o a studiare per mettersi in pari con l’educazione, o a cucirgli i vestiti da parata. Non gli serve il potere di lei, e questa considerazione ci porta al punto seguente.
- Il potere di Estelle è solo una scusa, ciò che voleva Arc era una fidanzata malleabile e perennemente ricattabile che non fosse in condizione anche solo di pensare la parola “no”. All’inizio della storia lui è fidanzato con una donna dal grande pedigree dal temperamento sicuro di sé, ma quando viene a conoscenza della situazione di Estelle, può prendere due piccioni con una fava. Una fidanzata che potrà controllare a piacimento perché lei è orfana e di nobiltà minore, e, in più, un potere utile.
- Estelle per lui è solo un oggetto, uno sfogatoio anche sessuale. Se la porta a letto ancora prima del matrimonio e solo dopo averle fatto lavaggio del cervello a sufficienza e trascinata nell’ennesima situazione in cui lei non può negarsi. Poi arriva a provarci dei sentimenti, intinti di senso di colpa alla “ahimè, cosa ho fatto! Ma non avevo altra scelta, misero me! Povero me che sono in questa situazione! Guardatemi quanto sono infelice!”. Mi suona giusto un po’ egoistico e poco sincero.
- Estelle arriva ad amarlo e obbedirlo in tutto, ma gli indizi puntano tutti alla sindrome di Stoccolma, anziché all’amore.
- Primo appuntamento: solo dopo mesi, e solo dopo che uno dei suoi lacchè gli aveva fatto notare il pessimo stato mentale di lei. Una passeggiata alla fiera del paese. Secondo appuntamento, dopo ulteriori mesi, al mare in un piccolo cottage. La solleva in aria con la magia e si prende cura di lei che si ammala mangiando la stessa roba e in un paio di occasioni le salva la vita. È assolutamente vero amore, qualcosa che controbilancia tutto ciò che lei ha subito finora, non la cura di un marionettista per i suoi pupazzi da tenere ubbidienti e in buono stato.
- Arc non esita a usare le vite altrui a suo beneficio, come marionette. L’ha ammesso esplicitamente, ma è automaticamente scusato perché poverino.
- In un’occasione Arc aveva provocato a Estelle un dolore così forte da farla svenire, nonostante lei avesse implorato a gran voce di lasciarla andare. Ma abbiamo già visto che considerare le donne non come oggetti e rispettarne i “no” non è il forte di Arc.
- Arc è un egoista irresponsabile: potrebbe o prendere il potere, o cederlo al fratello, o inventarsi qualcos’altro per sventare la guerra civile imminente, invece no. Perché poverino.
- Arc è un sadico che sorride alla protagonista solo quando la vede in imbarazzo o in difficoltà.
- Arc non esita a mettere Estelle in situazioni per lei estremamente stressanti.
Penso che abbiate iniziato a scoprire la superficie del pianeta Motivi Per Cui Spero Che Quest’uomo Muoia In Modo Orribile E Farei Pure I Bisogni Sulla Sua Tomba, il ridente pianetino in cui mando tutte le altre splendide personcine citate in questa lista.
Spedisco su uno shuttle lì diretto anche Rockmann, di The sorcerer’s receptionist. È evidente che l’autore puntava a stabilire una coppia enemy to lovers, ma ha miseramente fallito. Può starci che due personaggi che si odiano, dopo circostanze sensate e ben costruite arrivino ad amarsi, ma le suddette circostanze vanno preparate bene. Il lettore deve capire quando almeno uno dei due inizia a pensare diversamente all’alto, che cosa fa scattare la scintilla.
Ho letto questo libro e vi assicuro che quel momento o non avviene, o è scritto coi piedi. La protagonista è Nanalie, una giovane forte e determinata decisa a diventare una commessa magica, ma a scuola di magia si scontra con Rockmann, un duca che la odia fin dal primo nano secondo. Motivo? Eeew, lei non è una nobile! E gli tocca sedersi vicino a questa popolana! Ma poverino!
Nanalie ricambia l’odio a prima vista, e da allora si azzuffano in ogni modo e occasione, bruciandosi vivi o provando a congelarsi, non si possono vedere, tra loro non volano che insulti e colpi di ogni genere.
Nanalie è forte e intelligente, ma per via del privilegio nobiliare di lui e il puro maschilismo degli insegnanti, lui continua a primeggiare su di lei e l’intera scuola, a discapito della salute mentale di lei che si impegna e, conti alla mano, dovrebbe essere la prima della scuola. Oltre a subire questo smacco intellettuale e gli attacchi magici di lui, a Nanalie tocca pure il bullismo continuo da parte dalle altre ragazze; l’intera porzione femminile della scuola vuole farsi sposare da Rockmann e la odia a morte perché lei ci è seduta vicino. Vedere così tante ragazze comportarsi in modo tanto orribile e incostante, e accettare che Rockmann esca contemporaneamente con cinque o dieci di loro mi ha disgustata.
Oltre a metterla in questa situazione sgradevole, Rockmann è più freddo del polo nord e ha la personalità, l’espressività e la profondità di un comodino. In ogni scena in cui compariva avrei voluto rompergli il naso.
L’autore prova a far capire a Nanalie e ai lettori che lui in realtà la ama, ma senza mai rispondere a queste domande: dove? Come? Quando ciò sarebbe successo? Qual è il momento in cui lui si è innamorato di lei e ha provato a farglielo capire? No, perché io ho l’impressione che lui la odiasse a morte, ma un bel giorno si è svegliato che la amava, e ha continuato a farle del male in attesa che lei capisse magicamente i suoi sentimenti.
Ma non è finita. Oh, speravo fosse finita, quando si è conclusa la scuola e loro due hanno scelto lavori diversi e lontani, ma nossignore. L’autore li ha riportati assieme dopo una serie di circostanze estremamente tirate per i capelli, e veniamo a sapere che non solo Rockmann è ricco, bello e amato dal 99,99% del genere femminile, ma ha anche: una famiglia che gli vuole bene, un padre che lo ama al punto da volere che si sposi per amore, un castello che al confronto Versailles è una cantinetta, una salute di ferro, un lavoro ultra pagato e ultra prestigioso, la stima solidissima del re, dei potenti e di chiunque altro abbia attorno compresi i colleghi, nessuno lo odia od osteggia in alcun modo, gli piovono addosso soldi, amici e attenzioni femminili da tutte le parti … però la donna che ama non lo ricambia. Poverino. Non sentiamo tutti il bisogno di spargere lacrime infinite per lui e la sua vita tristissima, senza gioia né soddisfazione alcuna?
Se penso al personaggio-tipo così tanto perfettino con vita perfetta da essere insopportabile, Rockmann è il primo a venirmi in mente. È il motivo per cui ho mollato questa serie: The sorcerer’s receptionist ha un mondo molto intrigante da esplorare, ma finché Rockmann resta nella storia, scusa Maria ma io esco. Non serve a niente avere uno sfondo interessante se il cast dei personaggi è piatto e stereotipato e/o compie azioni noiose o non indagate. Rockmann è il peggiore, ma neanche il resto dei personaggi brilla granché.
Senza Rockmann avrei probabilmente proseguito la serie, ma con questo capolavoro di uomo intorno otterrei soltanto di farmi rodere il fegato.
Se a bordo di questo razzo c’è ancora un posticino, posso anche fare una menzione disonorevole: Marc, il protagonista di Seadevil. Non lo odio quanto gli altri occupanti, ma sta di fatto che ha un carattere troppo serio, meno di zero cervello, l’ira facile, e la tendenza a mettere a repentaglio la vita di chi ha intorno. È una storia d’avventura ed è vero che il mondo attorno a lui è un posto difficile, ma è lui a fare l’incidente in macchina in cui lui e i suoi amici restano feriti, è lui a causare stupidamente la morte di un altro personaggio (il più sensato, Marta), è lui a condurre lui e i suoi amici in trappola più volte, è lui a rendere difficile la convivenza nell’organizzazione paramilitare in cui decidono di entrare …
È un imbecille. D’accordo che i cattivi sono bastardissimi e il mondo un posto brutto, ma Marc non aiuta. Mi provoca insofferenza al solo ricordo.
Infine, come piccolo bonus, ecco alcuni protagonisti che, pur essendo single, riescono a reggere una storia e compiere grandi imprese!
Allen di Hellmode sta letteralmente salvando un mondo mentre lotta contro leggi dell’universo che non aiutano. È intelligente, determinato e concentrato sull’obbiettivo. Ha attorno a sé un cast profondo e interessante al punto giusto, personaggi secondari ricorrenti e ben scritti, un mondo vivace, brulicante e pieno di senso di avventura, meraviglia e segreti da scoprire. Nessun bisogno di storie d’amore per ottenere tutto ciò. Applausi all’autore.
Yuna, la protagonista di Kuma kuma kuma bear è diventata uno dei miei personaggi preferiti di sempre. Ha la metà dei miei anni ma è uno spirito libero nel senso migliore del termine: va dove vuole, non dà alle autorità troppo peso, ma se c’è bisogno non si tira indietro. Grazie al suo ingegno, generosità – e una tuta da orso con poteri magici – diventa ben presto un’avventuriera forte e rispettata. Ha salvato (e aiutato) innumerevoli vite e sconfitto mostri terrificanti mentre esplorava il nuovo mondo in cui si trova. È coraggiosa e ha occasionali punte di egoismo che le impediscono di essere troppo perfetta; non ha una psicologia complessa, ma è sempre piacevole seguire le sue avventure. Ha molti amici e amiche e lega facilmente coi bambini, ma non ha nessun fidanzato; non ne sente il bisogno, e non si sente inferiore o strana per questo.
Il capitano Aquindici è un piccolo alieno con poteri psichici protagonista di un (ottimo) racconto omonimo. In seguito a un incidente, rimane sulla Terra ad aspettare che lo vengano a riprendere, e nel frattempo, per non finire schiacciato (è alto pochi centimetri) si installa nel cervello di una ragazza in coma. Poco a poco assiste al graduale ma incompleto recupero della coscienza di lei, la conosce, e grazie a lei viene a contatto con la cultura umana; D’Artagnan, l’Odissea, la Divina Commedia … il suo modo di pensare e agire alieno inizia a cambiare. Passa dal distacco cinico di chi non comprende all’ammirazione, e al capire cosa significhino eternità e sacrificio. Alla fine sacrifica la sua immortalità per farla risvegliare completamente dal coma, cancellando anche il ricordo che ha lei di lui per facilitarne la ripresa di una vita normale. Torna a casa con una consapevolezza superiore, i giorni limitati e una missione difficile. L’ho adorato. Non tutti i racconti di sviluppo personale devono passare per forza dall romance.
One Piece è una delle saghe d’azione più famose al mondo, e ben pochi dei suoi memorabili personaggi vivono storie d’amore. Rufy non è un pozzo di complessità, ma è comunque una persona straordinaria disposta a tutto pur di proteggere i propri amici, aiutare chi incontra e cambiare il mondo in bene. Tutto ciò senza fidanzate perché è troppo stupido concentrato sul suo obbiettivo: diventare il re dei pirati. Della sua ciurma il mio personaggio preferito e Robin, l’archeologa; dopo una durissima esistenza, ha ritrovato la forza, la gioia e il coraggio di vivere grazie ai suoi nuovi amici. Ha un suo equilibrio, un temperamento calmo con tratti giocosi ed è toccante vedere come sia una parte integrante ed importante del gruppo anche se rimane un’introversa amante dei libri. Nessuno la fa sentire strana, né la rimprovera se non prende parte a tutte le singole attività proposte, o ha da ridire. È diventata anche forte a combattere. La adoro. E ovviamente non ha un fidanzato; non ci pensa, è concentrata sullo scoprire i misteri del passato, aiutare e proteggere gli amici e vivere ogni giorno al massimo. Non serve essere fidanzati per tutto ciò.
Syalis è una principessa che viene rapita dal re dei demoni, portata nel suo castello e destinata ad aspettare che l’eroe venga salvarla. Non parrebbe una protagonista attiva o pericolosa, ma le apparenze ingannano; decide di prendere la sua situazione come una vacanza, e passare ogni giorno a dormire meglio che può, anche a costo di scannare i fantasmi-lenzuoli e sottoporre a ogni genere di tortura/trovata stravagante chiunque le passi a tiro. Ha imparato ben presto a corrompere i demonietti a forma di peluche che le portano il cibo perché le aprano la cella e non ha per gli altri demoni alcun riguardo. I residenti del castello arrivano ben presto a temerla (a ragione), e quello che non può ottenere con la forza lo ottiene con l’astuzia o un impiego poco ortodosso delle sue conoscenze. Diventa chiaro ben presto che potrebbe fuggire e salvarsi da sola, e sono soltanto la stanchezza e la poca voglia di riprendere a lavorare a tenerla confinata in quel castello.
Il fatto che sia single è un punto importante e ben esplorato: il re suo padre l’ha destinata in sposa all’eroe, ma lei non lo sopporta, ed è un altro motivo per cui non ha alcuna fretta di tornare a casa. Paradossalmente, il re dei demoni pare tenere alla sua autonomia più della società umana pseudo-medievale da cui proviene. Se Syalis dovesse mai tornarci, dubito seriamente che accetterebbe le nozze; dopo averne fatte di cotte e di crude ai demoni, sarebbe contrario alla sua caratterizzazione. È un personaggio volitivo piuttosto pericoloso, volubile e memorabile. La adoro.
La versione animata di questa serie, Sleepy princess in the demon castle è una delle cose più spassose a cui abbia mai assistito, e l’ho preferita al manga che ha più fanservice.
Pensavo che questo doppio speciale sarebbe stato più breve, ma quando inizio a parlare dei personaggi che mi sono rimasti impressi potrei andare avanti per ore. Mi piace e penso che sia un bene per tutti saper selezionare e individuare correttamente i tratti “tossici” e quelli buoni favorendo il consolidarsi dei secondi.
Buon san Valentino e giorno dei single!
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