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Cosa ho letto a dicembre 2023 – parte 2

Che cosa ho letto lo scorso dicembre? Eccovi i libri restanti!

 

Ho continuato la lettura della serie Not sew-wicked stepmom divorando agilmente il secondo volume. Il plot vede la protagonista reincarnarsi nella matrigna di Biancaneve, e fare del suo meglio per garantire un’infanzia e vita felice alla bambina. Purtroppo si mettono di mezzo alcune usanze del tempo, un marito piuttosto freddo sia con lei sia con la figlia, più qualche intrigo. La storia e lo stile del disegno sono piacevoli, ma non di qualità stellare; tuttavia c’è sempre qualcosa che attira la curiosità di chi legge. Il marito di lei è davvero il padre della piccola Biancaneve? Qual è la ragione della freddezza del re? Quel pizzico di intrigo eleva la storia e impedisce che diventi (solo) un power point di fuffa ben presentata.

 

Omelie sui santi di Angelo Comastri è perfetto per le sessioni di lettura brevi a cui si richiede un minimo di profondità. Nonostante l’occasionale presenza di banalità, alcune omelie vanno dritte al cuore e mi hanno commossa fino alle lacrime, facendo inoltre chiarezza su alcuni papi. Lo consiglio a chi cerca una lettura spirituale non difficile.

 

Se mi seguite da un po’, sapete che How a realist hero rebuilt the kingdom è una delle mie saghe preferite, affine a un epic fantasy ma senza i bagni di sangue e angoscia richiesti dal genere. L’ho seguita fedelmente fino a questo volume, il diciottesimo, e purtroppo la qualità ha iniziato ad annacquarsi.

Ma non ne sono stata sorpresa: l’eroe in questione ha già unificato il regno, fermato le ondate di mostri e svelato il mistero del mondo che aveva fatto capolino decine di libri fa. Che cosa gli restava da fare se non sventare l’invasione di Fuuga, uno dei conquistatori fittizi più tediosi di sempre che speravo morisse fin dalla prima scena in cui è apparso? So che non è facile scrivere un personaggio ambizioso finzionale senza farlo sembrare un mostro o una caricatura, ma può essere fatto. Non al livello di Reinhard von Lohengramm perché migliori di lui non ce ne sono, ma può essere fatto. Un personaggio simile può avere una solida motivazione, delle buone (non per forza giuste) ragioni per fare quello che fa, come dovrebbe essere per l’intero cast. Magari la situazione è critica e pensa con qualche livello di ragione che se lui o qualcun altro non agirà l’intero continente/mondo precipiterà nel caos, morte o corruzione, oppure agisce per un misto di compensazione e altruismo, per orgoglio, per difendere/salvare il suo paese nel modo che gli sembra più efficace, per paure più o meno fondate, ideali in cui crede sinceramente, fiducia nelle sue capacità mentali o strategiche effettivamente straordinarie…

Perché Fuuga vuole conquistare il mondo? Perché ce l’ha grosso, gli piace dare mazzate e nessuno è più bravo a dare mazzate di lui.

E con questo ho parafrasato il motivo e riassunto la sua personalità in un colpo solo.

Al confronto il Giulio Cesare degli albi di Asterix è un capolavoro di profondità e complessità che Amleto e Dostoevskij spostatevi.

L’idea che il valore di un leader si misuri dalla sua forza fisica si ritrova più facilmente presso le scimmie, gli animali e certi esponenti del fascismo, perciò stona non poco in un personaggio che il narratore vuole dipingere come interessante, sfaccettato e degno di mille scene. Non ha una personalità, è soltanto uno spaccone bravo a spaccare cose che recluta attorno a sé persone scontente o incerte per indurle a pensare che lavorando per lui diventeranno una potenza assoluta che farà la Storia. Non si occupa degli affari del regno, gli basta espandere espandere, poi tanto appariranno i burocrati a occuparsi del resto.

Genio assoluto, personaggio memorabile dell’anno, chiamate la giuria del Nobel della letteratura.

Anche Napoleone radunava attorno a sé gli scontenti, ma non era uno scervellato esaltato che rideva di gioia nel mozzare la testa alla gente e si buttava a capofitto da solo nel punto più pericoloso disponibile.

E poi Fuuga si chiede perché le altre nazioni guardassero dall’alto al basso lui e le tribù di nomadi del deserto da cui proveniva.

Fatto sta che questo volume è occupato dalla messa in atto del suo piano (in realtà realizzato dai suoi strateghi) per conquistare il regno del protagonista. C’è tensione crescente, poche morti, volti nuovi e una marea di giochi psicologici e considerazioni varie. Essendo il terzultimo volume, è lecito aspettarsi che il grosso dell’azione sarà nei prossimi, ma non è stata una lettura (troppo) brutta.

Il lato più negativo è, oltre a Fuuga, la ricomparsa di Lumiere, un personaggio che aveva letteralmente accoltellato alle spalle la sua più cara amica e l’ ora ex imperatrice per lavorare per Fuuga. Il motivo? Pessime condizioni lavorative? L’imperatrice era una tiranna o incompetente? No. Voleva di più, voleva tutto e subito senza più la prudenza dell’imperatrice, voleva passare alla Storia, anche a costo di scriverla sul sangue di milioni e milioni di cadaveri perché lei ne sa più di tutti e merita più di tutti.

Quando è ricomparsa, per giunta davanti all’amica in questione, non era affatto pentita, soltanto un po’ imbarazzata.

Io gli avrei spaccato la faccia o almeno pensato a come ucciderla, invece l’amica in questione rispetta i suoi ideali e la scelta di un nuovo campo.

Si sente che questa serie è scritta da una persona giapponese; è lo spirito dei samurai, dove il nemico non è qualcuno da abbattere a tutti i costi, bensì un modo per mettere alla prova sé stessi, come un rivale, non diversamente da un altro corridore alle olimpiadi.

È molto nobile, ma se ci sono di mezzo guerre o tradimenti meschini come questo mi diventa difficile condividerlo.

 

Francesco secondo Giotto è manuale d’arte pieno di belle immagini e didascalie utili per inquadrare meglio non solo l’artista, ma anche l’affascinante storia del santo allora recente. Certi brani mi hanno fatta piangere di commozione, altri sbadigliare. È un manuale diverso dai soliti che si rivolge non solo agli esperti o curiosi dell’arte italiana, ma anche al pubblico generalista. Ho conosciuto personalmente l’autore, Roberto Filippetti e mi ha fatto una splendida impressione. Una buona lettura, insomma; Giotto merita più riconoscimenti.

 

Per custodire il fuoco – vademecum dopo l’Apocalisse è un regalo di Natale che mi ha commossa fino alle lacrime ed è pieno di speranza nonostante il titolo. È una disanima/commento a La strada di Cormac McCarthy, uno di quei racconti così estremamente deprimenti che leggerei solo con una pistola puntata addosso. Il mondo è finito e tutti vagano come belve incattivite alla ricerca di cibo e altre risorse nell’inverno, meno un giovane accompagnato dal padre. L’innocenza e la forza morale del figlio aiutano il genitore a non cedere completamente alla disumanizzazione, al punto da spingerlo a compiere un eroico sacrificio. Mi ha ricordato il commento di Nembrini alla Divina Commedia; opera diversa, ma spirito dell’interpretazione affine, soprattutto perché in entrambi compare l’idea che il desiderio è un fuoco. È così breve che l’ho letto in un giorno solo, è un libro di spiritualità cristiana ottimo sotto tutti i punti di vista.

La trilogia di Fabio Rosini gli è superiore, a mio modesto parere, ma so che molti preferiscono libri più brevi capaci lasciare il segno; a queste persone lo consiglio assolutamente.

 

My stepmother and stepsisters aren’t evil è un manga comico che capovolge la premessa di tante fiabe: una giovane orfana è affidata a una matrigna e due sorellastre che anziché bullizzarla la coprono di attenzioni, regali e ci giocano insieme. È spassoso, ma diventa stagnante molto in fretta. La trovata “Oh, credo che siano malvage, stanno per fare qualcosa di malvagio, ma viene fuori che in realtà era una cosa buona” è una barzelletta che invecchia presto, se reiterata allo stesso modo per decine e decine di pagine. Ho ridacchiato in un paio di occasioni, ma non ho intenzione di proseguire la serie.

 

She professed herself to be the pupil of the wise man è un’altra serie fantasy che adoro e il nono volume – a differenza di un’altra serie, coff coff – ha superato le aspettative. L’unico motivo per cui non l’ho incluso nella lista di libri migliori dell’anno è perché apparteneva a una serie (lo so, è una regola arbitraria, ma avendo letto più di duecento libri rischiavo di scrivere un altro libro per parlarvene). Tratta delle conseguenze alla battaglia combattuta nel volume prima: i buoni hanno sconfitto l’organizzazione dei cattivi e ora si muovono per smantellare quello che ne resta nell’ombra. Viene fuori che alcuni dei loro sgherri hanno collaborato per profitto, ma le alte sfere sono fanatici irreligiosi che odiano a morte gli spiriti, creature ancestrali da sempre alleate e amiche dell’umanità. Fatto interessante, questi capi vengono affidati a un tribunale religioso, dove la pena più grave prevista non è la condanna a morte, bensì la distruzione dell’anima. È un tratto di quel mondo che ho apprezzato e in qualche misura capito: se lì il ciclo della reincarnazione è un fatto, ci sta che non vogliano più in giro le anime più nere non purificabili nemmeno dalle divinità là esistenti. Si sente che l’autore ha mescolato spunti di religioni diverse, ma trattandosi del mondo di un videogioco diventato inspiegabilmente reale, è una mescolanza che rende interessante e plausibile il mondo narrativo. Anche la saga di videogiochi di Zelda mescola spunti di varie religioni. Magia, momenti tranquilli, i destini di personaggi secondari che vengono chiariti, le anime degli spiriti uccisi ora libere di volare verso il Nirvana/Paradiso, lore, azione, una nuova missione per la protagonista, descrizioni poetiche e immersive ma mai lunghe … c’è tutto! Cosa chiedere di più a un fantasy?

L’assenza di fanservice, che, purtroppo, qua non manca. Per fortuna non è mai preponderante, c’è solo in alcune scene secondarie di cui comunque si farebbe a meno. Se così non fosse, consiglierei questa serie all’universo mondo.

Aspetterò il prossimo volume con grande impazienza.

 

E l’ultimo libro dell’anno è … Il desiderio e l’allodola – etimologie: l’attrattiva delle parole. È un viaggio alla scoperta delle parole e i loro diversi significati dall’origine a oggi, ma l’avrei apprezzato molto di più se l’avessi letto quando ne ero (più) ignorante. Oggi, dopo anni di latino e greco, un esame in storia della lingua italiana e i troppi, brutti libri in cui un autore risale all’origine di una parola per poi imbastire discorsoni di pura fuffa e/o tendenziosi, i miei sentimenti per questa materia si sono un po’ raffreddati. Ho comunque imparato qualcosa di nuovo ed è un libro breve e agile che consiglio vivamente a chi ha questa curiosità.

Mi sono un po’ annoiata, ma è stato per ragioni personali ben difficilmente replicabili per le altre persone.

 

E voi? Qual è un libro particolarmente bello o brutto che vi ricordate da dicembre?

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