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Cosa ho letto questa estate 2

Cosa ho letto questa estate? Scopritelo nella seconda parte delle mie letture estive!

 

The fiancee chosen by the ring è un manga rosa con una trama che, seppur non eccezionale, era sufficiente a intrattenermi. O almeno, lo era fino a questo volume, il quarto. Una volta che la protagonista e il fidanzato, uniti in un fidanzamento fasullo voluto dai due per sottrarsi a richieste non gradite di matrimonio, si rendono conto di essersi innamorati l’uno dell’altra, la storia smette di essere interessante; anzi, per me dovrebbe concludersi. Ho avuto l’impressione di nuotare nella melassa e che il disegno fosse meno bello di quanto ricordassi. Non è rimasto nulla che non fosse ultra-prevedibile o niente affatto memorabile, indi non seguirò più la serie.

 

Make it stop! I am not strong, it’s just my sword! È il titolo di una serie trash umoristica e d’azione lunga due volumi su cui nutro sentimenti contrastanti. Da un lato la costruzione del mondo, pur non eccessivamente dettagliata, è più che sufficiente per creare uno sfondo interessante alle miserie del protagonista e queste ultime sono una fonte di intrattenimento continuo e spassoso. Il protagonista è una persona qualunque, egoista e molto attaccata alla vita; la passa a schivare gli attacchi dei mostri e qualunque altro problema, ma tutto cambia quando entra in possesso di una spada maledetta. Quest’ultima è semi-viva e necessita di anime malvage per nutrirsi e per ottenerle prende possesso del corpo del protagonista, costringendolo a lottare contro i mostri, o qualunque anima malvagia capiti nelle vicinanze. Questo stato di cose costringe il protagonista a darsi arie da eroe/cavaliere senza macchia e senza paura anche se in realtà è un codardo; non può dire la verità, vuoi per vergogna, vuoi perché rischia di essere ucciso da chi, diversamente da lui, ha davvero il potere di usare le armi magiche/maledette sparse in giro per il mondo senza farsene possedere. Ci sono sempre due piani: come il protagonista vede sé stesso e come lo vedono gli altri e la distanza siderale tra di essi mi ha fatta ridere un sacco. Il lato negativo è che questo impedisce al protagonista di crearsi delle relazioni sincere e profonde, ma va detto che nessun personaggio è moralmente buono/decente. L’autore/narratore detesta un po’ tutti e sebbene in più punti questo risulti giustificato, o sia una gag divertente, impedisce anche uno sviluppo psicologico decente per chicchessia. Il protagonista si ritrova due volte sul punto di morire, ma ogni volta ritrova il coraggio di lottare senza l’aiuto delle armi maledette che ha addosso, stupendo loro stesse, ma una volta passato il pericolo torna a essere il codardo pusillanime di prima. Non è inverosimile, ma è deludente. Il tasto più dolente, tuttavia, sono le scene di violenza sessuale, su cui mi è impossibile scherzare a prescindere dal sesso delle persone coinvolte. In due occasioni diverse, due donne (di cui una minorenne) finiscono per fargliela mentre lui dorme, stremato per le lotte e in stato di profonda incoscienza. Non riesco a riderne, nessuno merita una cosa del genere. Se queste scene fossero assenti, considererei questa serie un raro capolavoro trash, perfetto per chiunque cerchi un fantasy umoristico, ma così non è.

Fake saint of the year! You wanted the perfect saint? Too bad! È una di quelle storie dove il protagonista, scontento per i finali multipli – tutti tragici- di un videogioco, sogna di poterli cambiare e un mattino si sveglia nel mondo del gioco in questione. Tuttavia è nel corpo della falsa santa, la causa principale dei problemi che porteranno alle tragedie successive. Deciso a salvare i personaggi che ama, iniziano le sue avventure, con mille azioni mirabolanti e commenti di cui avrei fatto a meno. Non mi aspettavo di amare così tanto questa storia, forse perché l’ho letta dopo qualche libro pesante. Il mondo è approfondito a sufficienza per stuzzicare la mia curiosità e pare esserci una ragione se il protagonista e la vera falsa santa si sono scambiati i corpi… a tratti mi ha fatta ridere, se non altro per la forza assurda della falsa santa, così grande da essere scambiata per quella autentica. Continuerò la serie.

Endo and Kobayashi live! The latest on tsundere villainess Lieselotte – disc EX è il finale di una delle primissime serie che ho letto sul tablet e amato alla follia. La serie si era già conclusa nel secondo volume con un bel lieto fine, ma l’autore voleva aggiungere e specificare alcune cose. Di solito aborro questo tipo di volumi extra, ma Disc EX è diverso: a tratti mi sembrava di nuotare nella melassa, ma in altri ho visto e imparato cose nuove di personaggi a cui mi ero affezionata. L’appeal di questa intera serie (ahimè troppo breve) è interamente costruito sull’affetto che noi lettori arriviamo a provare per i personaggi che muoiono o non raggiungono la felicità che meritavano. I protagonisti sono due liceali che si affezionano alla cattiva di un videogioco con finali multipli; ella, pur non essendo in realtà malvagia, è sempre destinata a soffrire e morire. Decidono di giocare facendo un commentario col microfono; uno dei personaggi della storia li sente e i destini tragici iniziano a cambiare. È una serie che non potete perdervi, soprattutto se dovete riprendervi da una morte finzionale.

 

Il terzo volume di Expedition cooking with the Enoch royal knights non ha deluso le aspettative. È un light fantasy slice of life con scene d’azione, altre pacifiche, e tanti fili di storie che si intrecciano senza, in fondo, grandi scosse o plot twist. È un’ottima lettura da spiaggia.

 

Il primo volume di Only the villanous lord holds the power to level up è stata una lettura interessante, ma non priva di punti critici. Il protagonista ha appena battuto un difficilissimo videogioco di strategia e commette l’errore di accettarne una nuova sfida da una schermata speciale. Come succede in questi casi, perde i sensi e li riacquista nel mondo di gioco, nel corpo di un nobile corrotto destinato a venire decapitato il giorno dopo durante un’invasione ai suoi danni. Con un giorno solo per cambiare il corso degli eventi, si mette all’opera, approfittando del fatto che è l’unico a poter vedere il potenziale delle persone, usare certi oggetti speciali e salire di livello. L’idea di poter vedere le statistiche delle persone, o che si possa essere uccisi solo da chi ne ha una in particolare superiore alla tua sono spunti molto interessanti, ma non c’è nient’altro che brilli particolarmente. Il mondo è un medioevo noioso standard con giusto un pizzico di magia, nobili più e meno corrotti, schiavitù e poche sorprese. Il protagonista si mette in testa di voler conquistare il mondo, ma non si capisce in che cosa il suo regime differirebbe dagli altri. Sarebbe il re del mondo? Un dittatore supremo? Un imperatore? Il capo di una federazione di nazioni? Voglio dire, apprezzo la sincerità quando dice, testuali parole, di voler costruire un mondo nuovo e felice per tutti quelli che gli obbediscono, ma poi? Non ho l’impressione di avere davanti un conquistatore, bensì la funzione “conquistatore”. Il protagonista non è un personaggio con grandi ambizioni, buone motivazioni, pregi e difetti, bensì una marionetta a cui l’autore/programmatore ha messo dentro la funzione “conquistatore” e la vede agire di conseguenza. Punto. I conquistatori realmente esistiti sono molto più interessanti – e tra quelli finzionali, non credo che ne troverò mai qualcuno paragonabile a Reinhard Von Lohengramm. Lui sì era più interessante, ambizioso e con idee chiare (e spesso condivisibili, tipo la libertà di informazione e l’instaurazione di un sistema basato sul merito anziché la classe sociale). Un conto è combattere perché si deve ed eventualmente avere rimorsi (Reinhard), un altro convincersi che è soltanto un gioco e lavarsi il sangue di dosso come fosse acqua. Gli altri personaggi sono più interessanti e i continui confronti con la storia originaria del gioco rendono l’azione più intrigante, ma non sono affatto sicura di voler continuare la serie.

 

Ho letto il primo volume di Survival strategies of a corrupt aristocrat più tardi, verso la fine di agosto, ma ne ho spostato qua la recensione per le fortissime somiglianze col libro di cui sopra. Anche qua abbiamo un protagonista buon giocatore strategico che perde i sensi e si risveglia nel mondo del gioco prima degli eventi principali. Anche lui si ritrova nel corpo di un nobile corrotto, anche lui in un mondo pseudo medievale con giusto un pizzico di magia, ma in più qualche razza fantasy e dettagli che lo rendono leggermente più interessante. Tuttavia ne differisce per questi fattori: l’obbiettivo (sopravvivere alle fasi concitate e vivere nel lusso), la magia (ha un peso maggiore ed è più interessante), la consapevolezza che i suoi ricordi del gioco non corrispondono perfettamente alla realtà, infine la personalità. Questo protagonista era stato tradito e mollato dalla moglie che lo aveva pelato durante il divorzio, ragion per cui ha grossissimi problemi a fidarsi delle persone; non aiuta che nel gioco anche il suo personaggio era stato tradito da coloro che erano importanti per lui. Deve lavorare su sé stesso e impegnarsi per il bene del territorio che governa, pena attirare l’attenzione di chi potrebbe ucciderlo. È molto egoista, ma non è del tutto scollato dalla realtà, non è un sadico né un esaltato, non considera quel mondo come un gioco da conquistare. Viene addirittura fuori che la persona più forte di quel pianeta è l’anima reincarnata del creatore del gioco, che conosce il mondo meglio di lui e ha obbiettivi ben più ambiziosi, ma tutt’altro che chiari. Nonostante gli elementi dark, questo fantasy mi è piaciuto più di quanto pensassi e ho intenzione di proseguire la serie.

 

Villainess level 99: i may be the hidden boss but i am not the demon lord! Act 1 è stata una buona lettura, soprattutto all’inizio, ma la fine aveva un doppio plot twist e un tocco malinconico molto lontani dal tono umoristico e concitato della prima parte, al punto che sono incerta se proseguire. La protagonista si risveglia nei panni della cattiva di una storia e siccome è una giocatrice molto brava che si diverte a dar la caccia ai mostri, si ritrova al livello più alto già nei primi giorni di liceo. Seguono le reazioni incredule e stupitissime degli abitanti di quel mondo pseudo-medievale e le sue non poche difficoltà con le relazioni sociali.

 

Il secondo volume di Secret of the silent witch è stata un’ottima lettura! Mi sono un po’ annoiata nella parte centrale, ma dopo il libro precedente avevo bisogno di qualcosa di più leggero. La strega silenziosa del titolo è considerata una delle più potenti, ma pochi sanno che ha creato magie prive di canti perché troppo timida per parlare in pubblico! Proprio lei viene incaricata di infiltrarsi nell’accademia per maghi/nobili per assicurarsi che non accada nulla al principe più giovane. Di quest’ultimo non sono ancora chiare le motivazioni, non è interessato al potere ma non esce nemmeno dall’arena politica… perché? Altri personaggi sono più stratificati di quanto sembrino e sarà dura aspettare il prossimo volume per sapere cosa ne sarà del regno e dei cospiratori (che, per una volta, avevano un solido motivo per ribellarsi; di solito se il re è buono/non orribile come in questo libro, i cattivi sono i cospiratori, ma non in questa serie). Oltre alla fuffa e alla vita scolastica, ci sono anche un plot e personaggi interessanti, e non è scontato.

 

Il settimo volume di Reign of the seven spellblades non ha tradito le aspettative, regalando un sacco di azione, giusto un pizzico di angst e un altro mago psicopatico da aggiungere alla lista. Questa serie è vagamente simile a Harry Potter, ma ha toni dark ed è più interessante in trama e personaggi. Evito il dark fantasy, ma questa serie mi ha letteralmente stregata. Auguro a Godfrey una buona guarigione e ai buoni di non morire malissimo – gli serviranno. Perché alla Kimberly le elezioni studentesche sono tutt’altro che pacifiche o noiose.

 

A royal rebound: forget my ex-fiance, i am being pampered by the prince! È un rosa dalle tinte sognanti che ho amato tantissimo. Ha quel pizzico di costruzione del mondo e di realismo che lo elevano al di sopra di altri e che impediscono di annegare nella melassa. È ambientato in uno di quei mondi pseudo-medievali con nobiltà e re ma è ben caratterizzato e in più – colpo di scena – la famiglia reale è composta di brave persone che si vogliono bene, anziché attentare l’uno alla vita dell’altro per il trono. Le relazioni tra personaggi sono dolcissime, ma non al punto da sembrare irrealistiche. Sono state le circostanze e i comuni interessi a far avvicinare la coppia di protagonisti, anziché un colpo di fulmine. Arrivano a conoscersi e supportarsi a vicenda in un modo che scalda il cuore. Ho letto anche il secondo volume e la trama, pur non intricatissima, prosegue: difatti, se i due non arrivano a un buon punto con le loro ricerche sulla magia e l’agricoltura, l’intero continente potrebbe avere problemi di approvvigionamento e scatenare guerre per il cibo. Anche le scene d’azione, seppure scarse, non mancano del tutto. Tra i vari tocchi gradevoli, la protagonista si crea delle amiche e pianificano di tenere i pigiama party anche da sposate – vedere donne felicemente sposate è raro nella fiction, a meno che non siano o morte tragicamente, o abbiano sposato quello giusto alla fine della storia. C’è bisogno di una maggiore rappresentazione di matrimoni (e relazioni) felici in atto.

 

Essendo una serie completamente nuova, non avevo aspettative particolarmente alte per A Cave King’s road to paradise: climbing to the top with my almigthy mining skills! eppure ne sono rimasta delusa ugualmente. L’inizio è interessante; sembra una storia alla Cenerentola in cui l’ultimo nato di una famiglia reale eredita un potere apparentemente inutile, a differenza dei suoi fortissimi e crudelissimi fratelli e sorelle. Viene poi esiliato in un’isola deserta dove impara a usare il suo potere, diventa forte, incontra dei compagni e si crea una vita migliore; nessun problema, se non fosse che questo riassunto è infinitamente più interessante del libro. Il passaggio da “solo, debole e abbandonato da tutti” a “mago ultrapotente con un esercito personale di amici/guerrieri/vera famiglia e un albero magico ultrapotente” è un po’ troppo brusco per essere credibile. Che fortunata coincidenza, di tutti i posti in cui poteva finire esiliato, hanno scelto proprio l’isola che aveva nelle sue profondità delle pietre magiche capaci di estendere la vita, resuscitare i morti, accrescere la magia, accelerare la crescita delle piante, cambiare specie per una più forte, un seme dell’albero magico mistico vattelappesca scomparso da secoli… Sarebbe come se un gruppetto di ragazzini appassionati di collezionismo trovasse il Sacro Graal, le tavole della legge, la stanza d’ambra e uno scrigno pieno d’oro, gemme e carte Pokemon rarissime giusto sotto la cantina di casa. Un po’ troppo comodo e conveniente, e va bene che è un fantasy, ma la mia sospensione di credulità ha dei limiti. In più ci sono cliché ed eventi che mi hanno suscitato o uno sbadiglio da quanto erano prevedibili, o il cringe, come la principessa goblin bambina vittima di orribili circostanze che diventa un’umana giusto dell’età legale per inciuciare il protagonista – che lei ovviamente ama e riverisce come un dio perché l’ha salvata. I personaggi sono marionette a cui l’autore ha programmato un ruolo e i punti di interesse nella costruzione del mondo sono troppo pochi per farmi venire voglia di proseguire la serie.

 

Non credevo che avrei mai parlato male di un volume di One Piece, ma il centocinquesimo ha un difetto che mi ha impedito di godermelo al massimo: troppa roba. Troppi eventi, troppe cose che avrebbero richiesto almeno tre volumi, o qualche ora per me per digerire tutto. Non lo credevo possibile, ma Im è diventato ancora più terrificante. Faccio i miei migliori auguri alle Kuja e ho un messaggio per Law: gonfia di botte Barbanera per tutti noi e cerca di restare vivo. Grazie.

Il quinto volume di Dahlia in bloom è stata un’esperienza strana. È un libro bello, pieno di momenti toccanti e interazioni tra personaggi che sembrano proprio umani, ma da un certo punto in poi è divenuto una palla colossale. Finirlo è stato difficile e non riesco a capire cosa ha determinato questo calo nel mio interesse. Forse dipende dal fatto che è una serie slice of life (cioè incentrata sulla vita quotidiana dei personaggi anziché su grandi avventure) e in quel momento avevo voglia di storie d’azione … boh. È comunque una serie che vi consiglio se cercate uno pseudo-medioevo non dark e con tocchi vagamente italiani.

 

Con il nono volume di Shangri-La Frontier la storia è tornata a essere interessante! Il protagonista si ritrova faccia a faccia con il boss imbattibile che l’aveva maledetto nel primo volume e sono curiosissima di vedere come andrà finire! Lo stile del disegno, già molto bello, diventa impareggiabile nel dipingere questo enorme lupo tenebroso, è una gioia per gli occhi. Sul mio tablet, poi, è ancora meglio.

 

Era un po’ di tempo che non riprendevo in mano Mashle – magic and muscles, ma col quarto volume ci sono rientrata e ogni volta le assurdità che il protagonista tira fuori mi fanno ridere un sacco. Vederlo recitare mosse di lotta come fossero incantesimi mentre pesta dei maghi bastardi è divertente e soddisfacente. L’unica nota negativa è che una caratterizzazione un filo più profonda sarebbe assai gradita, ma è altrettanto vero che non tutte le opere comiche lo necessitano.

Il quinto volume del manga di Zelda – Twilight Princess è la continuazione di una serie che avevo interrotto anni fa. I disegni sono splendidi e la storia si fa sempre più intrigante – seppure non tutti i singoli snodi mi piacciano. Va anche detto che è un libero adattamento di un famoso videogioco a cui non ho mai giocato, ma resta una storia facile da seguire. Sono incerta se concluderla.

E questi sono tutti i libri che ho letto tra luglio e agosto! Voi, invece, con quale libro avete chiuso le vacanze?

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