Letture, ossia, il mio bilancio tra i libri che ho più amato e detestato in questo anno, senza dimenticare dei titoli che mi sono rimasti impressi nonostante qualche perplessità.
Ci sono serie fantasy che già conoscevo, ho continuato a leggere e hanno superato in positivo qualsiasi mia aspettativa; meritano di essere citate per prime. A realist hero narra di un giovane che viene evocato in un mondo pseudo medievale con magia ed esseri non umani per risolverne i non pochi problemi di governo. Adoro l’atmosfera calma e pucciosa (ci sono guerre e scontri, ma non è uno stato continuo e non muore nessuno di importante), i tocchi di realismo, l’ingegno del protagonista e i misteri cosmici che piano piano vengono svelati.
Reign of the seven spellblades parte con una premessa simile a Harry Potter: giovani che frequentano una prestigiosa scuola di magia, ma le regole e i maghi stessi sono spietati e uscire vivi da un anno scolastico non è affatto scontato. Ci sono pericoli, misteri, una costruzione del mondo meravigliosamente folle e la descrizione toccante dell’amicizia dei protagonisti. Compaiono anche temi scabrosi e importanti, ma vengono trattati con intelligenza.
Shadows house è una serie manga che adoro: non è scontato avere un ritmo lento e un’ambientazione ristretta senza annoiare, ma il mistero e i personaggi catturano l’attenzione fin da subito e le rivelazioni degli ultimi volumi me li hanno fatti divorare con golosità e impazienza per il prossimo.
I will cook with my fluffy friends continua a non deludermi: raggiunge un ottimo equilibrio tra il rosa, i momenti pucciosi e quel pizzico di intrigo, mistero e lento svelamento del mondo magico che mi fanno adorare questa serie. Il quarto volume è forse il migliore dopo il primo e fremo dall’impazienza di leggere il prossimo!
Kaiju n. 8 è un altro manga che ho scoperto quest’anno. Parla di un trentenne che inizia una difficile marcia per mantenere un’antica promessa a un’amica d’infanzia, tutto ciò in mondo dove mostri giganti attaccano quotidianamente le città. C’entrano anche poteri acquisiti all’improvviso, risate e imprevisti di ogni tipo.
One Piece – Law novel è un romanzo che approfondisce la storia di uno dei personaggi più amati di One Piece, una serie giapponese piuttosto nota che merita tutto il seguito che ha. L’ho apprezzato ed è anche scritto e tradotto bene. Adoro il personaggio in questione e soprattutto il suo design, ma questa è un’altra storia.
Prison life is easy for a villainess è una commedia in due romanzi fin troppo brevi, probabilmente la migliore che ho letto quest’anno. Una ragazza viene incarcerata ingiustamente dal principe, ma la prende come una vacanza e siccome ha più cervello di chiunque nel regno, molto presto rende impossibile la vita a lui (ora il suo ex), i suoi accoliti e si fa temere persino dalla famiglia reale. La adoro.
Blu – un oceano di soluzioni. È un volume illustrato pieno di foto splendide di mari e oceani, corredato da una miriade di informazioni, curiosità e suggerimenti su come rimediare ai problemi dell’inquinamento e del cambiamento climatico senza ridurre i consumi, né ignorare la fame di energia e le esigenze della società umana. È bellissimo e mi ha risollevato il morale. Da far leggere a tutti.
La bella e la bestia è una delle mie fiabe preferite e quella edita dalla casa editrice Ippocampo ha una marcia in più: non solo pop-up e illustrazioni magnifiche, ma anche la primissima versione della favola, che ha non poche differenze e una maggiore profondità di trama rispetto a quella più nota. La adoro e ho pure imparato qualcosa di nuovo; cosa chiedere di più?
Il mare degli dei: guida mitologica alle isole della Grecia. Adoro le isole greche e quando ho trovato questo libro, sapevo che era per me. Ogni isola ha una Storia e un’altra storia, legata ai miti e a loro versioni locali che nessun manuale di scuola riporta (o almeno non da noi). Ad esempio, la vecchia leggenda che Elena di Troia fosse morta a Rodi per un intrigo della regina il cui marito era morto in guerra. A chi prova curiosità nei confronti della Grecia antica o cerca un luogo un po’ diverso e meritevole per passarci le vacanze, questo libro è consigliatissimo.
Mist and other ghost stories è una raccolta di racconti di fantasmi che ho adorato. L’ambientazione inglese, la caratterizzazione dei personaggi e i frequenti lieto fine me l’hanno fatta amare nella sua semplicità; niente morti scioccanti o iperviolente e la tensione è ben calibrata. Perfetto per chi, come me, ha la tremarella facile.
A wild last boss reappeared è una serie d’azione di cui ho parlato in precedenza; l’ultimo volume si distingue per la follia assurda delle battaglie. A ogni domanda viene data una risposta, anche se avrei terminato il libro a metà, l’ultimissimo capitolo non è molto brillante.
Ho letto quest’ultimo libro in estate e aprirò le quattro menzioni speciali con un altro letto in quel periodo: Horrorstör. È un horror ambientato in America, in una catena fittizia simile all’Ikea in cui succedono cose strane di notte e un gruppo di impiegati viene convinto a restare per capire di cosa si tratti. Ho apprezzato la prima parte del libro: la satira contro la cultura corporativista e i guasti del capitalismo, la lenta costruzione del mistero, la presentazione e il conoscere i personaggi … torna tutto e funziona. Ma la seconda parte mi ha suscitato perplessità e fatto girare gli occhi: la satira diventa estremamente insistente, pesante e prevedibile (se l’autore stabilisce e mostra una cosa non serve che la ripeta a ogni sillaba), il mistero viene sostituito dalla lotta per la sopravvivenza (non brutta ma meno interessante) e i personaggi non hanno ulteriori sviluppi o non ne hanno di sensati. È bello che la protagonista (ri)trovi coraggio e fiducia in sé stessa, ma non capisco come che sia possibile che, sopravvissuta, vegeti in una stanza per mesi, comprensibilmente sconvolta per l’orribile esperienza, ma di punto in bianco un bel mattino si rialzi, trovi un lavoro e lo usi come copertura per vedere di salvare gli altri. Così, dal nulla. Come? La storia lascia volutamente in sospeso queste e altre domande, ma non sono del tutto convinta che almeno alcune di queste non siano buchi di trama.
7th time loop parla di una nobildonna che viene respinta pubblicamente dal principe ed è costretta a fuggire e rifarsi una vita altrove … tutto ciò per sette volte. Ogni volta che raggiunge i venti anni, muore e torna indietro nel tempo, al momento fatidico della rottura del suo fidanzamento. Nel settimo di questi loop compie una decisione folle: accettare il fidanzamento con il futuro imperatore di un regno vicino, destinato a muovere guerra al mondo e inglobare decine e decine di territori. Si rende conto che la causa di ogni sua morte è legata a questa guerra e decide di andare al fondo della questione e scongiurare questo futuro di sangue. La premessa è ottima e le prime pagine sono uno spettacolo, piene di energia e umorismo, ma le restanti sono un’altra questione. La protagonista compie manovre assurde e poco credibili in cui la spunta sempre, finché tutto il mondo non diventa che un coro di voci che proclama le sue lodi o la ostacola senza ragione. Il rapporto tra il futuro imperatore e suo fratello è una delle cose più cringe che abbia mai visto: entrambi suonano come due pezzi di cartone mal disegnati mossi e fatti parlare da un bambino con la voce particolarmente fastidiosa. “Fratello, abbimi in nota! Ti adoro!” “No, sono un mostro, freddo e con l’espressività di un comodino, non voglio averti vicino per non contaminarti” “Fratello, abbimi in nota!” eccetera. Non si regge, o almeno, io non la reggo.
I am not the final boss lover è un altro esempio di un’ottima premessa rovinata dall’esecuzione. Una donna si risveglia nel corpo di un personaggio secondario di un videogioco che conosce a fondo, pieno di nemici e plot twist; abbandonata a morire dall’eroe (che è un pezzo di cacca che la sfruttava) viene salvata e reclutata dal boss finale segreto che non sa di esserlo. È un uomo mostruosamente forte che sembra prenderla a cuore senza ragione e la arruola nella sua gilda. Come funziona quel mondo nel dettaglio? Qual è il rapporto tra questo boss finale segreto e quello palese, un demone che minaccia l’umanità? Riuscirà la protagonista a formare una squadra in grado di distruggere il boss finale e salvare quello segreto dal diventarlo al suo posto? Ottime domande, peccato che il libro sia troppo impegnato a riportare le pippe mentali della protagonista per rispondere. Capisco che sia in una situazione particolare in cui non possa fidarsi del primo venuto, ma farsi tremila monologhi interiori quando qualcuno le chiede di passargli il sale è un po’ eccessivo.
Ah, Legend of the galactic heroes. Arriverà un giorno in cui proverò un sano distacco nei tuoi confronti? Ho letto il primo volume per puro caso, sapendo che era una space opera piena di personaggi e guerre, ma non mi aspettavo che mi restasse così impressa. Mi sono innamorata dei tre personaggi principali, adoro il chiaroscuro morale e le scene di vita quotidiana in cui si scoprono piccoli, importanti dettagli di come si viva e pensi nei vari luoghi della galassia. A non piacermi è stato tutto il resto: lo stile estremamente lento, le descrizioni interminabili di battaglie spaziali molto più lunghe di quanto io riesca a sopportare trovi utile, tremila miliardi di nomi da ricordare, l’estremo tasso di mortalità e violenza e il fatto che, spoiler, i personaggi migliori fra cui i tre principali muoiono tutti. Non le ho accettate queste morti perché sono una fangirl senza speranza non hanno senso: il primo muore per proteggere il secondo da un attentato in cui il perpetratore aveva nascosto l’arma in una bara. Noi, nel presente, quando prendiamo l’aereo o visitiamo zone sensibili tipo il Parlamento, dobbiamo sottoporci a rigidi controlli su noi stessi e ciò che abbiamo a dietro, ma in una civiltà così avanzata da viaggiare nello spazio non avrebbero dispositivi di sicurezza in grado di rilevare una cosa del genere e mettere in sicurezza le cerimonie ufficiali tra gli uomini più potenti di quella galassia?!? È ridicolo a dir poco. L’ultimo, poi, muore per una malattia sconosciuta mai registrata nell’intera storia umana in una civiltà così avanzata da avere sconfitto pure il cancro. Scusa, ma a questo punto è l’autore che è una pessima persona.
La cosa migliore di questa lettura è che mi ha stimolato la creatività e ho iniziato a scrivere I divoratori di stelle, una fanfic in cui le anime dei tre e molti altre si reincarnano in un altro universo fantascientifico più avanzato del loro dove regna la pace, ma il prezzo è alto e sotto la superficie, gli orrori abbondano. Il mio primissimo tentativo di scrivere uno slice of life distopico fantascientifico che ha raggiunto le 163 pagine. Non appena l’avrò finito lo caricherò gratis online, ma non abbiate fretta.
Ora passiamo ai libri che sono stati sprechi del mio tempo, denaro e pazienza.
Comprato e letto prima della guerra, I russi sono matti prometteva di essere un’introduzione umoristica alla letteratura russa che avrebbe permesso ai profani di conoscerne l’abc e imparare ad apprezzarla. Promessa non mantenuta. È molto noioso, lento e anche fonte di confusione a chi non ha già un’idea chiara dell’argomento; nessuna dele battute mi fatta ridere né sorridere e a un certo punto il contenuto si riduce a un elenco di pessime barzellette su chi ha bevuto di più. Finirlo è stata una vera fatica.
Dragons and ceremony prometteva di essere un buon fantasy; un apprendista della creazione di gioielli magici inizia un viaggio per portare a termine un compito affidatogli dal suo defunto maestro. Ma anche qui le promesse non sono mantenute; lo stile è lento e distaccato, è impossibile affezionarsi a (e capire) i personaggi, la trama si trascina e il modo migliore per descriverla sono tre lettere: meh. Ho sbadigliato per tutto il tempo, aspettando e sperando invano che prima o poi succedesse o fosse rivelato qualcosa di interessante. Più che personaggi, sembrano schemi che ragionano e agiscono come A – B, macchinette più che umani. È una cattiveria, ma non riesco a levarmi l’impressione che l’autore lo abbia scritto mentre aveva una sbronza triste e nessuna forza o voglia per scrivere, ma la scadenza per presentare il romanzo era domani.
E tutt’intorno il mare è un romanzo corale che gira intorno a Mont Saint Michel, i suoi panorami e la sua storia. I salti temporali da un personaggio all’altro sono così bruschi che spesso è difficile capire dove e quando ti trovi e chi sta parlando. È noioso e frammentario, sembra lo sproloquio in prosa di un poeta che a tratti finge di essere persone diverse. È troppo astratto e quel poco che si capisce ed è ben scritto è troppo poco per salvare il libro (3%). Leggerlo è stato come nuotare in un brodo fatto di nebbia.
The vexations of a shut-in vampire princess. Non sempre i romanzi coi vampiri mi conquistano, ma questo sembrava diverso: ambientato in un modo di soli mostri dove la morte è quasi del tutto impossibile, una vampira debole vittima di bullismo si ritrova in una posizione di potere. Riuscirà a farsi rispettare? Come e cosa farà? Essere ripetutamente vittima di “complimenti” e approcci non richiesti da qualunque personaggio, ovviamente. Peggio ancora, il libro le tratta come gag divertenti ed è estremamente più volgare di quanto non facesse presagire la sinossi. Se si concentrasse sulla trama e il mondo sarebbe bello e interessante, ma queste “gag” ne compongono il 90%. Troppo. Ho saltato interi capitoli e so di non essermi persa nulla.
Il gioco è un poliziesco che sembra scritto da un dodicenne. L’ho trovato estremamente lineare e prevedibile, noioso, una collezione di tutto ciò che ci si aspetta di trovare in un giallo ma senza nulla di interessante o fresco. Credevo, prima o poi, che si trasformasse apertamente in ciò che era, una parodia, ma così non è stato e ha continuato a prendersi sul serio e farmi sbadigliare fino alla fine.
Noia, prevedibilità estrema e uso di tutti i cliché del genere senza renderne interessante o fresco neanche uno sono gli stessi problemi anche di Even dogs go to other worlds. Di storie in cui gente a caso viene catapultata in altri mondi ne ho lette parecchie e questa è in assoluto una delle più noiose. Non ci sono personaggi, solo cartonati con attaccati due aggettivi che ne descrivono la personalità e lo stesso vale per il mondo. Questo libro sembra scritto da un bot, finirlo è stata una sofferenza, sarebbe stato più eccitante vedere la vernice che si asciugava.
I got a cheat skil in another world sembrava promettente: un giovane che è stato ignorato e maltrattato per tutta la vita si ritrova in possesso di un potere enorme (per pura coincidenza e senza aver alzato un dito). Come lo userà? Per vendicarsi e/o fabbricarsi una buona carriera/vita sulla Terra o sull’altro mondo parallelo? No: fingere di non aver acquisito nessun potere, non usarli mai, esitare sempre. L’intero universo che prima lo odiava ora gli fa piovere in grembo un numero crescente di belle giovani innamorate di lui, soldi e successi. È uno dei power fantasy più noiosi e peggio scritti che abbia mai letto.
Past time countess. Contrariamente a una certa trama ricorrente, è una giovane nobildonna di un altro universo a reincarnarsi in uno simile al nostro e iniziare a navigare con fatica tra i corridoi di una scuola speciale, con le memorie e l’educazione ricevute nella prima vita. Credo sia la commedia rosa più lenta, cringe, noiosa e prevedibile di questo intero anno, se non di sempre. Nessuno dei personaggi è interessante o verosimile e l’altro mondo viene giusto menzionato un paio di volte. È breve ma mi è sembrato durasse all’infinito.
Oversummoned, overpowered and just over it! La prima parte è una parodia spassosa di un sottogenere del fantasy chiamato isekai e se così fosse rimasto, questo libro si troverebbe nell’elenco dei migliori. Sfortunatamente la seconda parte è il racconto fin troppo dettagliato del genocidio perpetrato dal protagonista per una ragione piuttosto stupida. Esistono protagonisti egoisti, o crudeli, o con altri difetti che funzionano e che il lettore può giungere se non ad amare, almeno capire e rispettare, ma non è questo il caso. Pessimo protagonista, pessimo libro e pessima scelta da parte mia.
E ora, per rifarci il gusto e finire in bellezza, vi parlerò dei migliori libri che ho letto nella seconda parte dell’anno.
Ci sono protagoniste femminili in grado di sconfiggere chiunque con la forza fisica o usando la magia, ma non è questo il caso di Expedition cooking with the Enoch Royal Knights. La protagonista è un’elfa disprezzata dal suo villaggio, nonché mollata dal promesso sposo, perché povera e incapace di usare la magia e va nella capitale umana alla ricerca di un lavoro. Lo trova come medico per una squadra di cavalieri che si occupa di sterminare i mostri e lì le sue conoscenze su come cucinare e conservare il cibo diventano la salvezza e la gioia dei suoi compagni di squadra. È toccante vedere come il suo cuore si apra e la sua autostima inizi a salire; non bisogna per forza avere grandi poteri o forza fisica per compiere grandi imprese e/o raggiungere i nostri obbiettivi e questo romanzo ce lo ricorda. (È anche una mia debolezza personale vedere i cavalieri che si comportano come tali nonostante l’aspetto fisico non sempre lo suggerisca, ma è un dettaglio).
The drab princess, the black cat and the satisfyng breakup è uno dei rosa migliori che ho letto quest’anno. Dopo anni di studio matto e disperatissimo, Seren sente il suo futuro marito sparlare di lei alle sue spalle e decide di trovare un modo di rompere con lui (va bene che è il principe, giovane ricco e bello ma se significa sopportare cattiverie e maltrattamenti verbali davanti e dietro, giustamente dice “no grazie”). Quale modo migliore che affrontare l’esame da arcimago? Se superato le permetterebbe di avere un lavoro sì impegnativo, ma prestigioso e ben pagato, nonché la rottura di qualsiasi impegno preso prima, compreso il suo fidanzamento. Trascina nell’impresa Viol, uno dei maghi più forti, un suo coetaneo col potere di trasformarsi in un gatto. Grazie alla sua guida diventa molto brava e piano piano i due si innamorano l’uno dell’altra, mentre il principe si rende conto troppo tardi di amarla. Psicodramma? No, o almeno, non una caratterizzazione simile, dolce ma non troppo (e no, il fatto che Viol ami i dolci e sia introverso come me non mi rende affatto ben disposta verso di lui, nossignori).
Trentenni alle prese con un lavoro/vita rognoso, poco soddisfacente e rispetto a cui sono troppo qualificati; questi sono i protagonisti di Life lessons with Uramichi oniisan, un manga comico. Sono risate amare, ma tra esse si mescolano sorrisi sinceri, piccole gioie e un’umanità disillusa ma non fino al punto di non ritorno. Sempre risate sono.
Oh my god not again è una fanfiction su Harry Potter che vede il maghetto, ormai adulto, tornare indietro nel tempo e decidere di salvare quante più vite possibile preoccupandosi il meno possibile. È una parodia, ma vorrei tanto che fosse canonica, è molto meno triste, più divertente e con meno buchi di trama dell’originale.
A villainess is no more è un rosa online. La protagonista, negletta e disprezzata dalla sua famiglia e paese nonostante i suoi non pochi contributi, sposa per ragioni diplomatiche il duca di una nazione vicina, che pur non amandola la tratta con rispetto ed educazione, ricambiati, e tra i due nasce qualcosa. La relazione tra i due è dolcissima, ma al tempo stesso graduale e verosimile; ci sono in mezzo anche magie arcane, misteri, nemici e lo svelamento del perché tutti a casa le preferivano la sorella. Il finale è super soddisfacente, è una favola senza pretese eccessive né errori o cose sgradevoli e l’ho molto amata.
Galaxy – uno straordinario viaggio nell’universo è un libro edito da National Geographic con le foto e le scoperte più recenti e belle della galassia e dintorni. Mi ha fatta letteralmente volare tra le stelle e non escludo che mi sarei innamorata dell’astronomia molto tempo fa, se mi fosse capitato in mano prima. Ho imparato un sacco di curiosità, alcune delle quali non riportate nei libri di testo scolastici. Ci sono passaggi che ai non adepti di chimica come la sottoscritta sono incomprensibili, ma più del 95% è a portata di tutti, compresi i bambini. L’ho adorato.
La fisica dei manga è un saggio di facile e divertentissima lettura che prova a prendere sul serio le imprese di Goku e altri personaggi di famose serie giapponesi, chiedendosi se e come siano permesse dalle leggi della fisica del nostro universo. Quasi sempre la risposta è no, ma scoprire il motivo è facile e spassoso, uno dei migliori libri da leggere se si vuole imparare qualcosa senza fatica.
Voglio che rimanga – riflessioni sul Vangelo di San Giovanni è un ottimo commento biblico alla portata di tutti. I sentimenti dei personaggi e le circostanze in cui si trovano vengono illuminati ed esaminati con grande chiarezza ed è uno splendido modo per ripercorrere e comprendere meglio brani a cui siamo così abituati da essere un po’ desensibilizzati. Credenti o meno, studiare e comprendere il Libro significa comprendere la nostra stessa Storia.
Questo articolo è venuto forse un po’ troppo lungo, ma tenevo molto a condividere con voi le emozioni più intense di quest’anno legate ai libri, così da consigliarvi (e mettervi in guardia) al meglio.
E voi? Qual è il migliore e il peggiore libro che avete letto quest’anno? Scrivetelo nei commenti e intanto buon anno e buone nuove letture!
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