Legend of the galactic heroes è una serie fantascientifica che mi ha lasciato… impressioni non molto positive
Ci sono libri che amiamo, libri che odiamo, libri che troviamo talmente noiosi da dimenticarcene in fretta, ma ce ne sono altri di cui amiamo alla follia alcuni aspetti e odiamo ferocemente tutti gli altri. La saga degli eroi galattici appartiene a quest’ultima categoria – o almeno per quanto riguarda me. Era molto che l’avevo nel mio radar e oggi condividerò con voi le mie lamentele da fangirl impressioni obiettive e distaccate sul primo libro perché per i motivi che sto per spiegarvi, non sono andata oltre.
Se volete provarla per contro vostro senza spoiler, non leggete oltre questa riga.
La primissima cosa che mi ha colpito è stata la lentezza. Il primo 40% del libro, era un confuso, lentissimo e lunghissimo resoconto della Storia umana, tutto uno spiegone interminabile per premettere queste cose: l’umanità ha in gran parte lasciato la Terra, la tecnologia permette di costruire astronavi e guarire il cancro e gran parte delle malattie ma non tutte (idem le ferite), ci sono pianeti artificiali e tempo addietro ci fu una feroce dittatura universale da parte di un certo Rudolf. Quest’ultimo, dopo aver riportato ordine in una fase difficile, fondò una dinastia stile monarchia tedesca e prese molte pessime decisioni (vedi autodeificarsi o condannare a morte chiunque avesse una disabilità o certi gusti sessuali). Alcuni ribelli riuscirono a scappare e rifugiarsi in una zona difficilmente accessibile e lì prosperarono, creando l’Alleanza dei pianeti liberi. Un potere “neutro” e altro da questi due è Fezzan, una gilda spaziale di mercanti dediti al profitto e ai commerci con entrambe le superpotenze.
E con questo vi ho già riassunto più di cento interminabili pagine spalmate con estrema lentezza.
A questo punto – finalmente – entrano in scena l’uno dopo l’altro i tre personaggi meglio riusciti: Reinhard von Lohengramm, Sigmund Kirckeis e Yang Wen-Li. Il primo è uno stratega coi fiocchi nato e vissuto nell’impero, detesta Rudolf e ancora di più il suo discendente e corrente imperatore che gli ha praticamente rubato e violato l’unico parente a cui volesse bene (sua sorella). Il suo obbiettivo è diventare imperatore, cambiare la società nobiliare, corrotta e asfittica dell’impero, conquistare l’Alleanza e, riunita così l’umanità, partire alla scoperta e colonizzazione del resto del cosmo. Ad aiutarlo c’è il suo unico/migliore amico Kirckeis, più vecchio di lui, con la testa sulle spalle e fine stratega a sua volta (ha anche una cotta ricambiata per la sorella dell’altro). Il terzo è invece l’unico stratega decente dell’Alleanza che tenta come può di impedirne la conquista. Ha un’infanzia non felicissima alle spalle (fu rapito dal padre e passò anni e anni su un’astronave a lucidare una collezione di oggetti antichi che poi si scoprì non valere nulla) e non voleva nemmeno diventare un soldato (finì tale perché l’unica università dove insegnavano la sua amata Storia era l’accademia militare).
In un oceano infinito di nomi, questi sono i meglio sviluppati; è impossibile non amare la dinamica tra Reinhard e Kirckeis: è un’amicizia solidissima, al punto che il primo considera il secondo un altro sé stesso e nutre una fiducia cieca ben riposta nei suoi confronti. Si capiscono senza parlare e in generale è una delle amicizie maschili meglio scritte che ho visto. (Ammetto che è una mia debolezza vedere i personaggi freddi e stoici sciogliersi in sorrisi e umanità quando sono con le persone giuste). Sono apprezzabili anche le parti di Yang perché tramite i suoi occhi assistiamo alla corruzione dell’Alleanza – per dirne un esempio: i loro politici, nel disperato tentativo di acchiappare più voti, spediscono allo sbaraglio nel territorio dell’impero milioni e milioni di soldati senza uno straccio di piano se non la richiesta di portare a casa una vittoria. Ci provi a dare la colpa solo a Reinhard, ma non ci riesci. Il chiaroscuro morale, il sottile umorismo e i piccoli tocchi che dipingono la quotidianità delle persone sono una delle cose che ho più apprezzato.
In tutta l’Alleanza, sembra che Yang sia l’unico con un cervello – o che non lo usi solo per il proprio tornaconto. È di temperamento tranquillo e preferirebbe non dover combattere. I momenti in cui ho letto e pensato i feel you sono troppi. Ho avuto momenti di questo tipo anche con Reinhard: non voglio conquistare l’universo, ma so cosa significa avere una grande ambizione, arrabattarsi e vincere più di una battaglia senza mai arrivare da nessuna parte e continuare a essere guardati dall’alto al basso.
Ho chiuso il primo volume con un misto di esasperazione e curiosità. Nei miei studi universitari ho letto libri di cinquecento pagine più scorrevoli e che sembravano meno lunghi di questo (che non arriva alle quattrocento) e non ero affatto sicura di poterne reggere altri nove. A scoraggiarmi, oltre allo stile e alla descrizione minuta di cose che non mi interessavano, è la presenza di una setta segreta che è dietro alle fortune di Pezzan… peccato che io detesti le sette segrete. Mi puzzano di trucco per allungare la storia e dare antagonisti nell’ombra – ma anche quando sono scritte bene, ne ho viste così tante che ormai l’ennesima mi fa solo girare gli occhi.
Questa compresenza di elementi che mi erano piaciuti e altri che non sopportavo mi ha spinta a informarmi sui libri successivi per essere sicura che ne valesse la pena. Così mi sono accidentalmente spoilerata che questi tre personaggi muoiono tutti, a cominciare già da Kirckeis nel secondo volume. Muore nel proteggere Reinhard (che muore nell’ultimo libro per una malattia) e Yang muore per un attentato della setta segreta (vi ho già detto che le detesto?).
Proseguireste una lettura di dieci interminabili lunghissimi libri pieni di cose che non vi piacciono solo per tre personaggi? Difficilmente. Se sapete che poi muoiono, no.
Non sono certo la prima che viene duramente colpita dalla morte di uno o più personaggi finzionali e in questi casi dicono che l’importante è il viaggio e come trasformano il mondo.
Il problema è che non mi sono affezionata granché al resto di questo universo. Ho provato a leggere Our universe, una fan fiction in cui Kirckeis sopravvive, ma mi sono resa conto che dopo il punto in cui si salva, non mi interessava più. Se devo prendere in mano un libro e poi a ogni pagina girare gli occhi sbuffando “uffa ma quando arriva alla fine/parte che mi interessa”, qualcosa non funziona.
Non è solo questione di gusti e preferire il lieto fine; Reing of the seven spellblades è una serie a cui mi sono affezionata nonostante la violenza e temi non sempre facili. Non ho mai l’impressione che i personaggi siano protetti, anzi; soffrono come cani, alcuni muoiono, dubito fortemente ci sarà un lieto fine, ma voglio vedere come finirà il viaggio dei protagonisti, come e se cambierà il loro mondo difficile, intricato e affascinante… Reign of the seven spellblades mi ha preso e non solo per tre o più personaggi. Ogni volume è una scoperta, un viaggio, un pugno nello stomaco, meraviglia, magia… e aiuta che sono scritti in maniera estremamente scorrevole. Un singolo volume non è molto più breve rispetto a uno degli eroi galattici, ma mi sembra di paragonare un volantino a Guerra e pace.
Se Yang era riuscito a prendersi la fortezza di Iserhorn senza versare sangue con un trucco stile banda bassotti, Kirckeis poteva benissimo sopravvivere a un attentato. E Reinhard a venticinque anni per una malattia che sbuca fuori in ultimo, mannaggia. E muore da più vecchio degli altri due.
Sono riuscita a farmi traumatizzare dalla morte di un personaggio finzionale senza nemmeno averla letta del tutto. Forse è perché, come Reinhard, non sono moltissime le persone a cui sento di poter confidare tutto e se una di queste mi morisse davanti resterei devastata. È anche raro trovare amicizie maschili così ben scritte (e tra cattivi, poi, ancora più difficile). Se poi, come suggeriscono i resoconti, Reinhard diventa un pezzo di ghiaccio incapace di aprire il suo cuore a chicchessia per il resto della sua vita, la voglia di leggere mi scende ancora (dimostrando che i valori al di sotto dello zero esistono).
Tutto questo per dire: come avreste reagito al mio posto? Vi sareste tuffati a leggere il secondo volume o la lentezza estrema vi avrebbe fermato? O forse non vi piace la fantascienza.
Ps. Sto lavorando a una fan fiction in cui Reinhard e Kirckeis si reincarnano come fratelli in un’altra dimensione di cui devono scoprire i segreti; incontrano anche Yang e si godono un inizio di seconda vita più tranquillo. È l’unico modo che ho trovato per non impazzire.
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