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I tre tipi di protagonista

Tre modi ha il protagonista per reagire: essere attivo, passivo o reattivo

 

Quasi tutti coloro che danno consigli sulla scrittura raccomandano che il motore degli eventi sia sempre il personaggio principale. Quando ciò succede abbiamo un protagonista attivo. Parte per una missione difficile e dopo averne passate di ogni affronta il cattivone e lo sconfigge (o ne viene sconfitto/a). È un tipo di protagonista che abbiamo visto infinite volte, ma è davvero il migliore?

Non credo esista un protagonista interamente attivo perché non esiste un universo fantastico dove ogni singola cosa che succede sia frutto solo delle azioni del personaggio principale. Intorno a lui (o lei) preesiste un mondo con regole, aspetti e altri esseri che non è stato lui/lei a decidere. Può influenzarli, ma non può decidere tutto.

Il rischio con questo tipo di protagonista è di farne l’unica finestra sul mondo narrativo: se è sempre al centro di tutto si rischia di rendere grigi, passivi e poco interessanti tutti gli altri personaggi che popolano il mondo, le cui azioni avrebbero un peso ridotto (meno il cattivo) e le cui storie (se pure ne hanno) sono narrate in modo evasivo. Gli sviluppi off screen, se importanti ma mal preparati, suonano spesso come uno sputo in faccia ai fan di una serie.

Ciò non significa che il suo estremo opposto, il protagonista passivo, sia privo di potenziali problemi. Un protagonista passivo non reagisce a ciò che ha intorno se non in modo ridotto, non ha spinta, non agisce e sembra privo di obbiettivi. In una parola, è noioso. Ci sono casi di protagonisti simili nei romanzi russi e più in generale quando chi scrive vuole rendere conto di una situazione di stallo, ingiusta, che schiaccia un individuo, o dello spirito di un determinato tipo di essere umano o altro ancora. Tendenzialmente si tratta di una scelta cosciente che non è detto giovi alle vendite; possono nascerne storie interessanti, ma non nel senso che molti assegnano a questa parola.

E infine c’è il protagonista reattivo, che reagisce a ciò che il mondo gli tira addosso. Non è passivo, agisce e le sue azioni influenzano la trama e ciò che ha intorno, ma più che altro reagisce e se non fosse per il mondo che lo sollecita sarebbe/agirebbe diversamente (forse per nulla).

Se c’è da partire per un viaggio per salvare il mondo, A (protagonista attivo) parte, raduna dei compagni, decide e si avvia allo scontro con le forze del Male. P non parte proprio, non sa nemmeno se esista qualcosa che valga la pena salvare, oppure viene fisicamente trascinato da qualcun altro a prendere parte al viaggio. Le decisioni che prenderà saranno di qualcun altro, ciò che troverò gli pioverà in mano e per il resto si rassegna a ciò che capita anziché cercare di determinarlo. Infine R parte, ma come reazione a determinate circostanze, magari addirittura in odio a un certo personaggio e sarà così anche per il resto del viaggio.

Più che essere “tipi” puri al 100%, penso che un buon protagonista dovrebbe combinare il meglio di A, P ed R: essere attivo nel perseguire il proprio scopo, passivo nei momenti di debolezza (sia essa una vulnerabilità personale, frutto di un ricatto o di uno shock da superare, stanchezza fisica estrema o altro) e reattivo nel resto dei casi.

Cosa c’è di più divertente (o tragico, dipende dai casi) che vedere l’eroe reagire al mondo e il mondo reagire all’eroe?

 

E voi? Che tipo di protagonista preferite, attivo, reattivo o passivo? Fatemi sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

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