Videogiochi; come ammesso in precedenza li amo, ma non vi ho ancora raccontato che cosa me li fa amare. Ora rimedio!
Ho iniziato a (video)giocare a diciotto anni suonati e non godo delle eccellenti abilità strategiche/di coordinazione occhio-mano che servono per portare a termine moltissimi titoli: uno dei motivi della mia predilezione per Super Mario risiede appunto nel fatto che questo franchise è alla portata di tutti (il che non significa che non abbia perso più vite di quante non ne voglia ammettere negli occasionali livelli ardui o nelle boss battles). Detesto le boss battles. È come se leggendo un libro che ti piace e ti sta prendendo molto, le pagine si sbiancassero tutte tranne una con su scritto: “vuoi andare avanti? Esegui questo compito arbitrario, difficile e tedioso ripetendolo all’infinito finché non ci riesci.”
Potrei allora dedicarmi alle visual novel, ossia titoli videoludici che sono sostanzialmente storie a bivi, ma non è la storia ciò che cerco in un videogioco. Certo, se ce n’è una non mi dispiace, ma non deve avere psicodrammi, angosce o tragedie greche e soprattutto, per sbloccarla non dev’essere necessario sottostare a meccaniche di gioco lente, tediose, ardue o ripetitive. Quando (video)gioco, solitamente dopo i pasti, cerco un modo per passare il tempo in allegria, distrarmi, stupirmi con la meraviglia dei bambini per allenarmi a mantenerla nella vita di tutti i giorni e quando scrivo; non gridare dalla frustrazione o rompermi il cervello.
Inutile a dirsi, a serie videoludiche dove la storia è una parte molto importante e ben curata, preferisco giochi intuitivi, facili e carini dove la storia è quasi assente e/o è lasciata in larghissima parte alle teorie di una nutrita e preparatissima fan base. Gran parte dei video di YouTube che guardo sono appunto teorie su Legend of Zelda, Pokemon o altre serie videoludiche della Nintendo che antepone il divertimento alla creazione di storie complesse. È divertente ed è un bell’esercizio di ginnastica mentale per me seguire le teorie dei fan, spesso su titoli che non ho mai giocato ma di cui ormai conosco ogni singolo dettaglio. Lo considero un modo per allenare la fantasia e farmi un’idea precisa delle richieste dei fan e dell’ecosistema che può venirsi a creare attorno a una serie animata o videoludica. A volte trovo addirittura che certe teorie abbiano più fondamento di ciò che è considerata la storia “canonica”.
Divertirmi, allenare la fantasia, mantenere la meraviglia e la creatività, sentirmi l’eroina di una storia; questi sono tra i motivi principali che mi spingono a giocare. Quali sono i vostri? Scriveteli nei commenti e continuate a seguirmi!
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