Disney; secondo alcuni, mina lo sviluppo dei bambini con i suoi film troppo zuccherosi. In questo articolo vi dirò cosa ne penso.
Secondo alcuni psicologi, le bambine che si identificano in Belle o altre principesse disneyane è più probabile che da grandi finiscano incastrate in relazioni infelici, con la (falsa) convinzione che se il loro amore sarà abbastanza forte, il partner cambierà in meglio.
Non sono una psicologa, ma mi sento di affermare che il problema in questione non è tanto (o solo) la casa del topo, quanto piuttosto un modo distorto e diffusissimo di rappresentare l’amore nei film e nelle storie. È un topos a cui ci siamo abituati; quando tutto sembra perduto, un personaggio – solitamente il protagonista – pronuncia la parola “amore”, “serve l’amore” o qualcosa del genere e dal niente appare un luccichio potentissimo che sbaraglia il cattivo, sistema tutto, cancella ogni dolore e vissero per sempre felici e contenti.
Sì, ho lo stesso problema con il topos “l’amicizia è magica”, ma ne parlerò un’altra volta.
L’amore non funziona così nella vita reale. Certo, ci è essenziale per la felicità e una buona salute psichica, può darci la forza necessaria per compiere grandi imprese o sopportare il dolore, ma non è un sapone che lava via magicamente e subito tutte le cattiverie e le brutture. Non è quel luccichio bellissimo pieno di effetti speciali. L’amore richiede tempo, fatica, pazienza e – in una coppia – reciprocità. L’amore per qualcuno può spingere una persona a cambiare in bene, ma non avviene in modo automatico; dev’essere una decisione del soggetto in questione che esso è chiamato a confermare ogni singola volta che sarà sul punto di cedere. Penso ad articoli di giornale che parlavano di persone uscite a fatica dalle dipendenze grazie al sostegno dei loro familiari e di strutture apposite; percorsi lunghi, difficilissimi, dove occorreva restare saldi nella buona volontà e gli abbracci non risolvevano tutto all’istante.
Quand’ero bambina, pensavo che i film della Disney mostrassero la realtà, o almeno una realtà idealizzata, mentre i Looney Tunes, così violenti ed esagerati fossero soltanto fantasia. Crescendo, ho imparato che i secondi sono più vicini alla realtà dei primi e che parte del problema è che stiamo perdendo la capacità di leggere le fiabe per quello che sono: fiabe. Non cronaca o previsione più o meno accurata della nostra vita materiale. Le fiabe sono racconti simbolici destinati ai bambini che, in quanto tali, pensano diversamente dagli adulti.
Una poesia non è una cronaca o una fotografia oggettiva della vita dell’autore, ma è ciò che l’autore vuole farci sapere, provare e immaginare. È simbolica. Siamo portati a prendere tutto alla lettera, compresi testi che richiedono modi di lettura differenti.
La fiaba assicura il bambino che egli sarà in grado di sconfiggere ciò che lo spaventa; un adulto è chiamato a lottarci sempre.
Non penso che il problema siano dunque i film della Disney, a meno che a un/una bambino/a non siano mostrati che quelli; nel mio caso, li guardavo, ma ero appassionata anche di altre serie come i Looney Tunes, i Puffi o addirittura Tales spin, pieno di pericolose acrobazie e rischi. Potrei anche parlare delle enormi differenze tra i film Disney girati in anni diversi, ma questo articolo mi è già venuto abbastanza lungo.
E voi? Avete un film Disney preferito? Preferite il lieto fine o la tragedia? Oppure, come me, che il lieto fine sia preparato bene? C’è una fiaba che vi è rimasta impressa? Scrivete tutto nei commenti e continuate a seguirmi!
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