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ISEKAI – L’ABC DI UN GENERE

Isekai. Molti fantasy che ho letto e amato ultimamente appartengono a questo sottogenere e ho deciso di parlarvene.

Le numerosissime opere di questo tipo vedono un uomo o donna giapponese qualunque (o un nerd) del nostro mondo finire improvvisamente in un altro universo, che sia tramite un’evocazione magica dal mondo di arrivo, una morte con conseguente rincarnazione lì coi vecchi ricordi, o altri sistemi ancora. Spesso il mondo di arrivo è un pianeta in cui esistono la magia, i mostri, creature magiche varie e società più e meno complesse, solitamente pseudo medievali. Può anche accadere che il protagonista si ritrovi in un’opera letteraria o videoludica che conosceva prima di morire o finirci dentro in altro modo, oppure in una Terra alternativa con una Storia simile ma diversa dalla nostra.

Al/alla protagonista toccherà comunque farsi largo contando sulle proprie forze, conoscenze previe ed eventuali nuovi amici, alleati e abilità.

Al lettore occidentale potrà sembrare un canovaccio simile ad Alice nel Paese delle Meraviglie: una persona ha una vita comune finché di colpo qualcosa non la proietta in un altrove mirabolante ed è la stessa impressione (positiva) che fece a me. Adoro Alice e adoro le storie fantastiche con altri mondi, quindi non trovai niente di eccessivamente estraneo o di cui lamentarmi quando iniziai a leggere libri di questo genere.

Un ulteriore punto di forza di quest’ultimo è l’estrema varietà di storie che rende possibile raccontare: certo, autori poco fantasiosi possono confezionare storie molto simili, tutte in mondi falso medievali poco approfonditi popolati da personaggi piatti ma attraenti, ma non è la regola.

Il tono può essere leggero, oppure dissacrante e parodico, considerare seriamente le implicazioni della situazione e diventare triste e disperato, o appassionante mentre esplora i misteri e le meraviglie del nuovo mondo mentre riflette su aspetti del nostro, o ancora serrato e pieno di battaglie tra umani e mostri o umani contro umani che lottano per il potere o la sopravvivenza… l’unico limite nell’isekai è l’immaginazione e l’abilità di chi prende la penna. Tocca sempre allo scrittore creare mondi e personaggi interessanti, questi ultimi non vengono automaticamente forniti dal genere letterario scelto.

Oltre alla varietà dei toni e alle immense possibilità, a incuriosirmi furono anche i libri in cui il/la protagonista si ritrova in un’opera libraria o videoludica: viene realizzata la fantasia infantile di esplorare e vivere pienamente un mondo già conosciuto solitamente stimato più bello della realtà (se sia vero o meno dipende dal titolo in questione), ma soprattutto ribalta una massima di Pirandello.

Quest’ultimo descrive l’eroe moderno come un Oreste (un guerriero intenzionato a vendicarsi seguendo l’ethos della società di allora) che diventa Amleto (ossia inattivo, debole e dubbioso) dopo aver visto uno strappo nel cielo di carta mentre svolgeva la propria parte come marionetta teatrale. Invece, qui la prospettiva è invertita: è un essere umano a rendersi conto che i cieli di carta sono reali e a poter ritrovare in essi una bruciante passione per la vita o altre virtù che non riusciva ad attingere nella realtà.

In questo sento anche un retrogusto dello spirito buddista; in esso, non mancano storie di gente che viaggia in altri mondi per poi tornare in quello reale e realizzare che entrambi, anzi, tutto è un’illusione per liberarsi dalla quale sono necessarie particolari pratiche ascetiche. Ovviamente quest’ultimo punto non esiste nelle storie che ho letto.

Avete mai letto un libro così? Vi ho incuriositi o preferite i fantasy dove i personaggi sono tutti  autoctoni? Qual è il migliore libro fantastico in cui vi siete imbattuti negli ultimi tempi? Fatemi sapere tutto nei commenti!

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