Che siano epici scontri su grande scala, schermaglie tra buoni e cattivi o episodi di criminalità è impossibile non incontrare almeno una scena di lotta nella nostra vita di lettori.
In medium visivi come i fumetti, l’animazione o i film esse possono diventare occasione per coreografie spettacolari e combattimenti prolungati, ma nei libri la faccenda cambia. Un muro di parole attira l’occhio molto meno di un lungo combattimento coreografato, indi uno scrittore parrebbe in svantaggio.
Invece non è così: le lotte più coinvolgenti non sono soltanto una questione di potenza, intelligenza o spettacolarità, bensì di come mettano in luce motivazioni, punti di forza o debolezza dei personaggi prima ignoti svelandoli al lettore, spingendoli a maturare o regredire. Quale scopo avrebbe mostrare un’epica scena di combattimento se poi non ha conseguenze sui personaggi o la trama?
Personalmente è sempre stato questo aspetto introspettivo del combattimento a renderlo interessante ai miei occhi, molto più di qualunque effetto speciale. È il motivo per cui serie d’azione manga come One Piece e Black Clover mi piacciono tanto: in queste due opere non vedo soltanto lottatori forti che si affrontano, ma ideali opposti che cozzano, l’effetto a breve e lungo termine di questi scontri, segreti e dettagli del passato, il modo stesso in cui si affrontano risulta significativo e rivelativo dei personaggi. In One Piece il protagonista approfitta della lotta per conoscere i suoi avversari anziché limitarsi a distruggerli, aiutandosi con il suo (limitato) potere del suo corpo di gomma che rispecchia la sua mente flessibile e curiosa. In Black Clover il protagonista sprona sé stesso e i suoi compagni a dare il tutto e per tutto ed è grazie appunto ai suoi incoraggiamenti se si viene a creare l’impeccabile lavoro di squadra necessario per battere avversari al di là delle capacità dei singoli buoni.
Nella vita reale gli scontri sono molto più brevi ed è più facile ferirsi o restare uccisi, ma chi scrive non è obbligato a seguire le leggi della realtà, né qualunque altra regola: ogni storia ha un suo equilibrio e bellezza e come dimostrano le serie d’azione non è detto che il realismo sia sempre tra questi.
Insomma, a mio parere una buona scena di lotta è introspettiva e mossa al tempo stesso.
E voi? Siete d’accordo o preferite il lato più spettacolare o storie più tranquille? Qual è la vostra scena d’azione preferita? Scrivete cosa pensate nei commenti!
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