Tutti l’abbiamo incontrato almeno una volta. Molti lo odiano e non è difficile capirne il motivo. Il topos della fanciulla in pericolo, tuttavia, si estende a molto più della classica immagine della dama intrappolata nella torre più alta col cavaliere di turno che si affanna per salvarla.
Leggendo le fiabe di Italo Calvino, ad esempio, non ho mai avuto l’impressione che quella fosse l’unica rappresentazione della donna; al contrario, per ogni storia stile Bella Addormentata ce n’era almeno un’altra che ritraeva un uomo come vittima della maledizione, costretto a dormire in un sonno simile alla morte finché una donna non l’avesse vegliato un tot di notti o affrontato dure prove per salvarlo. I racconti con cui sono cresciuta mostravano principesse non solo in difficoltà, ma anche si vestivano da uomo per partire alla ventura, che affrontavano durissimi ostacoli, oppure che escogitavano strategie per liberarsi dai mostri di turno e trarsi d’impaccio da ogni genere di situazione.
Leggendo il già consigliato Il mondo incantato di Bruno Bettelheim, apprendiamo che l’essere passivi non è certo la morale della fiaba, al contrario! Il topos della donzella/tizio in pericolo (quando ben eseguito) ci ricorda che nessuno è perfetto e invincibile e a tutti può capitare di rimanere bloccati in una situazione da cui possiamo uscire solo con un aiuto esterno. Chi non ha mai bisogno di un abbraccio, un consiglio, una correzione, un apporto esterno che lo porti a una nuova consapevolezza del mondo e di sé?
Questo a patto, giova ripeterlo, che il topos sia ben eseguito anziché scadere in cliché. I personaggi passivi, lamentosi, che non fanno nulla per far avanzare la trama o gli eroi nella loro impresa, risultano insopportabili a chiunque; l’insofferenza per loro aumenta se vengono rapiti, poiché ben poco ci importa del loro fato.
Vi è chi dice che questo topos sia scaduto in cliché particolarmente nelle serie videoludiche di Super Mario e Legend of Zelda, ma non sono d’accordo: Zelda e la principessa Peach non sono personaggi passivi buoni a niente, ma donne al potere sagge, intelligenti, coraggiose, capaci di governare al meglio interi popoli. La forza fisica non è certo un requisito necessario a un buon leader! Vi sono titoli in cui brillano e hanno ruoli più attivi: nel recente Zelda breath of the wild Zelda tiene testa letteralmente al Male assoluto per cento anni senza alcun aiuto! Peach ha salvato almeno una volta tutti i suoi amici, partecipa a tutti i party ed eventi sportivi del suo mondo, è gentile e… a sorpresa, ha rifiutato il matrimonio con l’eroe (in maniera frustrante per il giocatore) in Super Mario Odyssey.
Al di fuori nei videogiochi, tuttavia, eviterei di ripetere il topos troppo spesso. Un buon modo per usarlo sarebbe introdurre un personaggio utile alla trama e agli eroi dotato però di un ego troppo grande. Potrebbe così imparare che nessuno può far tutto da solo e non c’è nulla di vergognarsi ad abbisognare di un aiuto esterno. Oppure, se il personaggio rapito è una mente acuta, la storia potrebbe diventare un giallo: chi mai è riuscito a superarlo/a in astuzia? È in pericolo o si è allontanato/a volontariamente? Riusciranno a salvarlo/a in tempo? Nel corso della disavventura, cosa imparano questo personaggio e il resto del cast?
E voi? Detestate quello che vi sembra solo un brutto cliché o riuscite a pensare ad almeno una storia che lo usi bene? Ci sono altri topoi che vorreste trattassi? Sapevate che il mio ebook Il segreto di Peach è gratuito? Continuate a seguirmi e scrivete tutto nei commenti!
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