Realismo. Secondo molti è una dote preziosa quando scontata, nel mondo della scrittura. Eppure, come ogni regola dell’arte del narrare storie, vi sono casi in cui non serve o al contrario complica le cose. Se realismo, verosimiglianza e coerenza del mondo narrativo dovessero collidere, a chi diamo la precedenza?
Cominciamo chiarendo la loro natura: il realismo consiste(rebbe) nel rappresentare la vita quotidiana così com’è, senza concessioni a idealismi, sentimenti o interpretazioni di sorta. “Consisterebbe” perché ogni scelta, nello scrivere una storia, tradisce un’interpretazione: persino le cronache suonano diversamente a seconda di come è schierato il giornale. Il realismo è più una pretesa o tendenza che qualcosa di pienamente realizzabile, ma è fondamentale in caso di storie ambientate nel presente.
Il verosimile, invece, ha una sfumatura diversa: non è (la pretesa di raccontare) il vero, bensì è raccontare qualcosa di conforme al vero, al punto che anche se gli eventi sono inventati, suonano plausibili. Ad esempio, in un futuro immaginario, un gruppo di persone potrebbe ritrovarsi a fronteggiare un mostro alieno; nella vita reale non esistono mostri alieni, ma se i personaggi reagiranno in modo umano (alcuni tentando di fuggire, altri attaccando alla cieca), la storia suonerà credibile.
La coerenza narrativa, infine, impone che il mondo e i personaggi agiscano in conformità a come sono stati impostati. Se una storia è ambientata in un’epoca immaginaria dove la cavalleria è sposata appieno dai personaggi principali, questi personaggi dovranno agire in conformità a questi ideali, anche quando il buonsenso e la verosimiglianza suggeriranno altrimenti. Inoltre, se in questo mondo fantastico esistono creature volanti che possono essere cavalcate, il modo in cui funzionano le guerre ne terrà conto, anziché essere una copia carbone di come combattevano nel medioevo.
Tra queste norme, la coerenza narrativa è quella più difficile da maneggiare: vi sono numerosissime storie in cui il mondo non regge o ci sono personaggi caratterizzati come buoni che dal nulla agiscono male o viceversa e quando accade è sempre una rottura di scatole, oltre che dell’illusione.
L’errore è ritenere che la coerenza narrativa impedisca al mondo o ai personaggi di cambiare: non è vero, sono pienamente liberi di progredire o regredire, tutto ciò che la coerenza richiede è che il cambiamento venga preparato adeguatamente. Ad esempio, se un personaggio è codardo ma la trama esige che diventi coraggioso, sarà il personaggio a decidere di volerlo diventare, si sforzerà in tal senso e poco a poco le sue azioni lo rispecchieranno. Se invece dopo due secondi da questa decisione combatterà il boss finale dopo anni e anni di tremarella, scaricabarile e mancanza totale di rimorsi, il cambiamento non sarà credibile.
E qua arriviamo al vero scopo di queste tre componenti: cooperare perché la storia sia credibile. L’unica eccezione a questo sono gli articoli di giornale: la realtà non ha bisogno di essere creduta per accadere, ma questo non vale per le storie di fantasia.
Le storie di fantasia devono puntare tutto su un misto equilibrato di verosimile e coerenza narrativa per tenere avvinti i lettori/spettatori: possiamo accettare senza troppi problemi draghi, magie o tecnologie irraggiungibili, ma se la costruzione del mondo è approssimativa e i personaggi incoerenti, sarà questo a rompere l’illusione.
A chi diamo la precedenza, dunque? Premettendo che la risposta può variare a seconda del genere della storia e dei gusti, mi sento di sbilanciarmi verso la coerenza narrativa. Il realismo ci tiene coi piedi per terra, la verosimiglianza ci aiuta a farlo anche quando la storia è disancorata dal nostro presente e la coerenza narrativa è la capacità dello scrittore di tener fede alla promessa.
Quale promessa? Quella all’inizio di ogni libro: che la storia sia una bella storia, che il mondo narrativo sia interessante e ne valga la pena esplorarlo attraverso gli occhi del protagonista, che i personaggi siano complessi al punto giusto… e che tutto abbia un senso anziché essere un mucchio di cliché messi a caso.
E voi? Quante volte vi è capitato che questa promessa venisse infranta o mantenuta? Vi aspettavate che ci fosse differenza tra realismo e verosimile? Commentate!
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