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Wrap-up febbraio 2025 parte 1

Il mio febbraio 2025 è stato ricco di sorprese letterarie, sia nel bene sia nel male

 

I parry everything è una delle mie serie d’azione preferite: ha infinite situazioni umoristiche, buoni dialoghi e un’eccellente caratterizzazione dei personaggi. Il 7° volume non ha deluso le aspettative: i buoni finiscono in una sorta di Las Vegas con magia, contratti demoniaci e giochi mentali. Sembrava che dovessero affrontare chissà quale mostro, invece la battaglia si è spostata su un altro piano, non meno combattuto e spassoso. La scena in cui l’esperto di giochi d’azzardo viene battuto dal protagonista ingenuo ma che riesce a capire su quale faccia cadono i dadi grazie al suo udito è fantastica. Mi piace il fatto che torni brevemente in scena anche Rein, il fratello della principessa a capo del gruppetto; è l’unica persona a conoscere il loro attuale avversario, nonché ad avere un cervello in tutto quel regno di avventurieri potenti quanto irruenti. Il finale cela un plot twist ben congegnato che mi ha resa impaziente di leggere il prossimo volume.

 

Una fanciulla viene offerta al drago come sacrificio, ma lei decide di usare il suo potere di materializzare cibo per tenerlo buono ed evitare che altre fanciulle, in futuro, vengano divorate. Questa è la premessa di Meals made to order: how to domesticate your dragon with delicacies! La protagonista è quasi contenta del suo destino perché le offre la possibilità di sfuggire alla sua pessima famiglia e fidanzato, e può contare anche sui suoi ricordi di una prima vita in Giappone.

La parte migliore è stata il primo capitolo, tutto il resto è scaduto nel festival della fuffa e del food porn (va bene che mi piace mangiare, ma decine e decine di paragrafi a dire quanto sia buono un cibo sono veramente troppi). Viene fuori che il drago ha dormito per secoli, e le altre fanciulle erano state uccise da altri mostri che dimoravano nella sua tana. Fa amicizia col drago, che può parlare e mutarsi in un umano con discreti pettorali, e il suo piano di addomesticarlo col cibo funziona. Dal niente spuntano fuori esseri che si credevano leggendari e si mettono a fare un picnic. Non esagero, questo è un riassunto accurato del plot.

L’unico personaggio per cui mi dispiace è il nonno della protagonista, l’unico che le voleva bene, non sapeva nulla del sacrificio, e si dice disposto a scannare il drago pur di riportarla a casa sana e salva. I due si scambiano lettere magiche e lei chiarisce che sta bene e non vuole tornare a casa. Speravo di rivedere il nonno e qualche ulteriore informazione sulla situazione del regno magico nell’epilogo, invece mi aspettava solo altra fuffa noiosa. È una serie che non intendo proseguire.

I picked up this world’s strategy guide è un manga che mi ha sorpresa in positivo sia per la bellezza dello stile, sia per la storia e i personaggi. Cosa succederebbe se a trovare la guida strategica di un gioco di ruolo non fosse un giocatore, bensì un abitante di quel mondo? La protagonista all’inizio non prende sul serio quello che trova nel libro, ma cambia idea quando scopre che ciò che dice è vero. Nei luoghi indicati dalla mappa vicino al suo villaggio ci sono davvero delle monete e delle pozioni. Riesce anche a sventare la morte del fratello, leggendo che una delle missioni disponibili consisterà nel vendicarlo.

Apprezzo e condivido la sua prudenza: lei vorrebbe continuare la sua vita tranquilla come farmacista-apotecaria del villaggio assieme alla famiglia, salvo finire invischiata in vicende che richiedono la conoscenza degli eventi e molto coraggio per uscirne. In missione per preparare l’antidoto a un caso di pietrificazione, incontra l’eroe della storia e il volume finisce.

Avrei voluto urlare e scaricarmi subito il secondo, invece mi toccherà aspettare fino ad aprile. Che bello.

Stra-consiglio questa serie agli appassionati (e novellini) dei giochi di ruolo. È un modo intrigante di affrontare questo mondo e tema e l’autore della storia ammette che il suo desiderio di programmare il suo videogioco RPG ideale è stata la molla e ispirazione principale per scrivere questa storia.

 

Rapunzel of the magical item shop è un rosa che ricorda la storia di Raperonzolo; una giovane tenuta per anni in una torre viene salvata e trova l’amore. L’atmosfera è pucciosa, non mancano backstory tragiche, personaggi ben caratterizzati, nonché una costruzione del mondo ben curata.

A guastare il tutto sono tre cose, la prima delle quali è grossa come una casa: la relazione d’amore tra il salvatore, un insegnante di magia sui venti-trent’anni, e la protagonista. Quest’ultima all’inizio della storia ha sedici anni, ma si comporta come se ne avesse ancora dieci, età in cui fu rinchiusa nella torre contro il volere della famiglia, che era pronta a battersi per lei, ma lei non voleva che finissero ammazzati dai soldati e vi si consegnò spontaneamente. Ha saltato l’adolescenza e nel giro di due anni appena la recupera, passando da bambina a donna. Si prende una cotta per il maestro, ne scopre il segreto (ha costruito un oggetto che manda indietro il tempo e l’ha usato per scongiurare una guerra e salvarla da morte certa a prezzo della sua salute mentale), lui ammette di ricambiarne i sentimenti e si mettono insieme.

Da bambina ad adulta in due anni, e si mette con l’adulto che le è stato più vicino in quel lasso di tempo, guidandone la crescita e che ha il doppio della sua età. Il dettaglio più volte ripetuto dal narratore che costui ha il suo stesso colore di occhi e capelli, le somiglia e potrebbe esserci imparentato NON aiuta.

Mi puzza un po’ troppo di adescamento di minore. Il maestro dice di aver provato a lottare contro questo sentimento e che il suo unico obbiettivo era di salvarla, ma resta che la cosa giusta da fare era declinare, e nessuno può convincermi del contrario. L’unico motivo per cui non ho mollato la storia è che questo sviluppo prende forma nelle ultime pagine – e fino alla fine ho sperato vanamente che l’autore avesse il buonsenso di fare marcia indietro.

Questo genere di vicenda e i romanzi d’amore con differenze d’età così grandi mi mettono profondamente a disagio.

Sarebbe stato molto più appropriato e sensato se questa Raperonzolo si fosse messa col suo compagno di studi Leo, a lei coetaneo, e che riesce a superare il lutto per la morte della sorella grazie a lei. È anche innamorato di lei! C’era una buona chimica tra loro, perché questo poveretto deve soffrire ancora??

Altra cosa, mi stona che Raperonzolo, dopo aver indotto il suo paese d’origine a non temere più i maghi, decida di non re incontrare la sua famiglia d’origine – dicendo di voler rimandare l’incontro al futuro. Li rivede brevemente dall’alto, li riconosce, questi disperati cercano di attirare la sua attenzione, il nonno è ancora vivo e cerca di correre aiutandosi con un bastone … ma no, il nonno può anche morire, Raperonzolo se ne frega, l’importante è sposarsi il prima possibile col maestro. Questo incontro poteva benissimo essere una scena finale commuovente dopo un time skip, invece niente. Non mi va giù. Il cliché della famiglia oltre la famiglia di sangue è bello e tutto, ma in questo caso specifico la famiglia d’origine non aveva fatto niente di male, e meritava di essere inclusa nel lieto fine e nella vita della protagonista, o almeno invitata al matrimonio.

L’orologio che può riavvolgere il tempo, distrutto dietro consiglio di Raperonzolo perché è meglio affrontare il presente anziché riavvolgerlo e rimuginarci all’infinito, secondo me dovevano tenerlo. Capisco la lezione, ma sai che doppio, infinito trauma mentale se uno dei loro bambini finisce gravemente ferito e gli devono dire “scusa, tesoro, mamma e papà avevano un oggetto magico in grado di salvarti ma l’hanno distrutto per una lezione morale.”?

La storia ha dei pro, ma andando avanti i contro li hanno superati di gran lunga.

 

Jeanette the genius: defying my evil stepmother by starting a business with my ride-or-die fiancé è un rosa a cui mi ero affezionata e non potevo saltarne il 3° e ultimo volume. La protagonista e il suo fidanzato, che si amano a vicenda, finiscono separati perché la viziatissima principessa del regno si è presa una cotta per lui. Ho apprezzato il modo con cui lei è riuscita a risolvere il problema, l’evoluzione del principe del Pakiran (introdotto come un rivale d’amore con tendenze un po’ troppo possessive) e buona parte di questo gran finale.

L’unica pecca è che non capisco come si possa arrivare a sedici anni senza sapere come nascono i bambini, motivo per cui non voglio sapere come lei abbia vissuto la prima notte.

Nel complesso è stata una lettura molto gradevole, nonché un ottimo esempio di come terminare una serie pucciosa senza né psicodrammi, né allungare il brodo.

 

Avevo aspettato con impazienza il 3° volume di If the villainess and villain met and fell in love perché il secondo si era chiuso con una doccia fredda: il pessimo padre della protagonista le aveva ordinato di tornare a vivere sotto il suo stesso tetto, abbandonando il mini cottage doveva lei era vissuta per anni.

L’azione riprende con lei che va a scuola e deve decidere se obbedirgli o ribellarsi, conscia che la seconda opzione le aprirebbe non pochi problemi.

Nel corso della vicenda la bruttissima storia col padre viene conclusa in modo soddisfacente, e vengono date risposte a non poche domande previe. C’è una buona alternanza tra scene pucciose e d’azione.

È una serie perfetta se si cerca un rosa tranquillo con un pizzico di magia e traumi, ha solo tre difetti: primo, lo spirito custode della protagonista, pur essendo in teoria fortissimo, è inutile, nonché causa indiretta di grossa parte dei suoi guai. Tutto il bullismo e gli abusi fisici e psicologici subiti dalla protagonista nel corso della sua vita non si sarebbero mai verificati se il suo spirito custode, anziché assumere una forma estremamente debole, si fosse mostrato apertamente fin dall’inizio. In questo mondo tutti gli umani fanno contratti con gli spiriti quando sono bambini; solo alla protagonista è successa una cosa del genere in tutti i secoli di storia umana? Parrebbe di sì. Altri personaggi con spiriti forti non hanno avuto questo problema. Ogni spirito in teoria protegge la persona con cui ha formato il contratto: dov’era il super spirito della protagonista quando il padre voleva bruciarla viva, il perfido ex manipolarla e i bulli renderla infelice? Da nessuna parte. Dov’è il suo spirito quando lei ha bisogno? Da nessuna parte, interviene solo all’ultimo secondo quando fa comodo all’autore. Per tutto il resto del tempo è o assente, o un pulcino inutile in balia degli eventi. Lo trovo piuttosto frustrante.

Secondo difetto: arrossire, non riuscire a parlare o guardare la persona amata negli occhi e non riuscire a esprimere i propri sentimenti sono cose carine agli inizi, ma al decimo appuntamento iniziano a dare sui nervi – sui miei di lettrice sicuramente.

Terzo difetto: se i personaggi in copertina sono vestiti da sposi, la mia aspettativa è che si sposino. Invece no, erano vestiti bene per il ballo. Perché è ovvio che tra tutti i possibili modelli e colori, scelgano proprio quelli da matrimonio per un ballo scolastico.

Se non si sposano al prossimo volume, l’autore mi sentirà. Nonostante ciò, ho comunque apprezzato la lettura.

 

Il 19° volume di Shangri-La Frontier è pieno di sorprese. L’aspettativa è che partisse subito la lotta col boss finale del livello, invece prima c’è da indagare. Si scoprono cose intriganti sulla lore del gioco … e del mondo reale. Viene fuori che la tecnologia consente al videogioco di manipolare le emozioni dei giocatori, rendendo ancora più complessa la lotta. Il fanservice è arrivato in modo improvviso, eppure sensato e oggettivamente con grande guadagno per il character design. Adoro questa serie!

 

Il 3° volume di The hero and the sage reincarnated and engaged è stato ricchissimo di emozioni e di scoperte. Magia proibita, segreti secolari, fanatismo cieco e disturbante da parte di un futuro redivo impero di Altane … e il padre della protagonista che sembra averli traditi e/o essere dietro a tutto?? Per tacere del plot twist delle ultime righe. Il tutto mentre la storia non dimentica di essere un rosa, e di regalare momenti pucciosi prima dell’azione. La prima parte colma di momenti tranquilli e chiacchierate tra amici mi aveva ingannata per bene.

Il momento in cui loro due meditano su come sconfiggere un mostro gigante e vengono interrotti da un alleato che gliene indica il punto debole non perché abbiano bisogno di aiuto, ma perché la loro forza bruta sconvolgerebbe l’intero ecosistema è stato fantastico.

Mi spiace solo non poter entrare nei dettagli perché, oltre a fare spoiler per una storia meritevole, dovrei scrivere un mezzo libro per far intendere tutto. Semmai potrei dedicare un articolo futuro a questa serie che adoro e vi stra-consiglio. Non è scontato trovare una serie di magia che riesca a giostrare così bene le parti rosa, azione e mistery.

 

Victoria of many faces mi ha piacevolmente sorpresa. Parla di una spia che decide di abbandonare l’organizzazione per cui lavora dopo aver inscenato la sua morte. L’obbiettivo? Una vita da persona comune.

Mi ha commossa. È uno slice of life puccioso ma non troppo pieno di persone che riescono, spesso con successo, a vivere una vita serena nonostante il dolore provocato da traumi passati. L’ho adorato, il cliché della famiglia senza legami di sangue qua è eseguito in modo magistrale. Riscalda il cuore, soprattutto il finale in cui la protagonista riesce a riunirsi all’amato. È una serie che proseguirò con enorme piacere.

 

 

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